E mentre qualche giorno fa la sede romana del Pd veniva assediata dai migranti, dai movimenti romani per il diritto alla casa e dalle Reti antirazziste romane, che individuano il Pd come corresponsabile dell’intero impianto delle politiche sull’immigrazione (https://www.contropiano.org/politica/item/21164-chiudere-i-cie-sit-in-alla-sede-del-pd-occupata-la-
croce-rossa-a-napoli), a nord, precisamente a Brescia, l’Assessore Roberta Morelli (di Centro Democratico, lista di appoggio al Pd) se ne esce con una grande idea: istituire un albo di docenti disposti ad insegnare l’italiano agli studenti migranti nelle scuole. Ottimo, uno pensa. Ma c’è un problemino: visto che le scuole non hanno fondi, e il Comune nemmeno (o almeno questa è la motivazione ufficiale), a quest’albo saranno iscritti professionisti vari ed ex-insegnanti in pensione che offriranno la loro opera in modo volontario, vale a dire LAVORERANNO GRATIS.
Innanzitutto, l’insegnamento dell’italiano a migranti non è un hobby: richiede conoscenze specifiche, abilità didattiche particolari che non si improvvisano ma che si acquisiscono attraverso anni di studio (studio individuale, confronto con i colleghi che si occupano della materia, corsi di formazione, master,…) e anni di esperienza sul campo. Un binomio di teoria e pratica che richiede non solo passione, ma anche tecnica e tempo.
Ovviamente anche un volontario può svolgere questo lavoro benissimo, e lo dimostrano le tante scuole di italiano per/con migranti organizzate e/o gestite da volontari e volontarie. Ma se una scuola statale deve basarsi sul volontariato per accompagnare gli studenti migranti nell’apprendimento della lingua italiana (e non c’è nessuna “emergenza”, è da anni che questi ragazzi e ragazze frequentano le scuole italiane, ed è da anni che amministratori e governanti vari fanno proclami a favore della “integrazione” ma nella pratica se ne fregano), allora non è più scuola statale, ergo non c’è più bisogno di programmi, libri di testo, insegnanti, presidi, test, valutazioni e tutto il resto. Il che non sarebbe affatto un male, beninteso. Ma purtroppo qui non si sta andando verso una descolarizzazione della società alla Illich; qui si va verso una descolarizzazione della società alla Reagan, piuttosto. Evidentemente per insegnare l’italiano agli studenti migranti nelle scuole non basta più servirsi di insegnanti precari, a partita iva, con contratti occasionali, a termine, dipendenti di cooperative, come avviene in altre parti d’Italia. Evidentemente non è più sufficiente la continua contrattazione al ribasso dei compensi di insegnanti di L2 in bandi in cui il compenso richiesto dà più punteggio di formazione ed esperienza, come accade altrove.
Benvenuti nella nuova era del risparmio: utilizzare volontari che faranno gratis il lavoro di altri che lo Stato non vuole pagare.
Iniziative come questa non fanno altro che rendere evidente quale è la “integrazione” o “inclusione” che piace a questi amministratori: quella a costo zero. E poco importa chi affianca questi studenti e studentesse nell’apprendimento di lingua e materie: basta costi poco. Anzi, meglio, niente. Iniziative come questa chiariscono anche quale è l’uso che si vuole fare del volontariato, al pari di stages, tirocini, borse-lavoro: non occasioni di rapporti e scambi, come vogliono far credere, ma lavoro gratis che riempia le falle del sistema.
Alcuni insegnanti di italiano a migranti hanno creato un appello, che si può trovare qui: http://www.lavoroculturale.org/italiano-migranti/ , invitando tutti e tutte a far sapere all’Assessore Morelli la propria opinione in merito al lavoro gratuito, scrivendo a urp@comune.brescia.it . Di seguito un esempio della mail che molte persone stanno inviando in queste ore.
E’ un primo necessario passo verso la giustizia educativa per questi studenti e quella economica per questi insegnanti.
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Alla cortese attenzione dell’assessore alla Pubblica Istruzione Dott.ssa Roberta Morelli.
Desidero esprimere la mia contrarietà, al pari di altri docenti che stanno portando avanti iniziative di sensibilizzazione sul riconoscimento della professionalità della figura dell’insegnante di italiano L2 (http://www.lavoroculturale.org/italiano-migranti/ ), in merito all’istituzione presso il Comune di Brescia di un albo degli insegnanti in pensione, da cui gli Istituti possono attingere per l’insegnamento a titolo gratuito della lingua italiana agli alunni migranti.
Si tratta di un atto di gravità senza precedenti, che cancella con un colpo di mano un’intera categoria, la cui professionalità è attestata da lauree, diplomi di master, certificazioni e comprovata esperienza sul campo.
L’utilizzo di volontari non solo squalifica in partenza la nostra preparazione e la nostra formazione, ma contribuisce a portare avanti l’idea secondo cui si possano tappare le falle del sistema scolastico attraverso personale non pagato, affinché Stato, Comuni e Province possano risparmiare. La scuola non è un’azienda, e l’educazione non è una merce che deve “costare poco”.
Inoltre, ritengo che iniziative di questo tipo siano lesive del diritto all’educazione degli studenti migranti, in quanto insegnare l’italiano a migranti non significa “aiutare nei compiti”: significa sapere come insegnare una lingua, quali approcci e metodi utilizzare e in quale situazione, significa saper creare attività e materiali ad hoc, significa progettare percorsi che tengano conto di determinati fattori (stadio dell’interlingua, sequenze di apprendimento, interferenze con la L1, e altri elementi teorici che si devono conoscere e saper applicare). Significa saper coinvolgere gli insegnanti di classe in questo percorso.
Rimango in attesa di delucidazioni, augurandomi che l’amministrazione torni sui suoi passi e recuperi fondi per utilizzare personale formato, competente e adeguatamente remunerato per fornire a questi studenti la migliore educazione linguistica possibile, lasciando ai volontari attività di altro tipo e in altri luoghi.
In fede,
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