Ogni anno decine di miliardi di fondi europei vengono riconsegnati dall’Italia a Bruxelles perchè le amministrazioni locali non li utilizzano. Uno studio dimostra invece che potrebbero essere utilizzati per dare risposte alle domande sociali sul terreno del lavoro, dell’abitazione e dei servizi.
Le politiche di austerity imposte dall’Unione Europea e il sostenimento della moneta unica europea (euro), fatte proprie dai Governi di centro-destra e centro-sinistra di questi ultimi venti anni, compreso e sopratutto il Governo Monti prima e quello Letta-Alfano-Napolitano ora, hanno generato esclusivamente povertà, precarietà della vita e del lavoro, disoccupazione e annullamento dei diritti. Una strategia volta a sorreggere i progetti delle economie dominanti dei paesi forti europei nella loro competizione internazionale.
Nel nostro paese la drammaticità delle condizioni sociali è immediatamente misurabile con alcuni dati ISTAT di questi giorni: la disoccupazione è arrivata al 12,7% e quella giovanile al 41,6%, dati mai registrati prima negli ultimi 35 anni. Non certo un fulmine a ciel sereno. Le politiche di precarizzazione e flessibilità del lavoro, con la complicità di CGIL, CISL e UIL, infatti sono ormai cosa nota. Tutto questo accompagnato da privatizzazioni e sostegno pubblico, economico e finanziario, alle imprese private che hanno contribuito ad una progressiva perdita occupazionale, come i dati ISTAT sopra riportati dimostrano.
In questo quadro hanno giocato un ruolo attivo anche gli Enti Pubblici (Regioni, Province, Comuni) che, ognuno per le loro competenze, hanno gestito denaro destinato all’occupazione in modo assolutamente dissennato e clientelare, senza creare né lavoro né reddito.
Nella Regione Lazio, ad esempio, nel 2009 è entrata in vigore la Legge 4/2009 sul Reddito Minimo Garantito, con forme dirette e indirette, e che non ha mai trovato di fatto applicazione, se non in modo assolutamente limitato e nel solo 2009.
Eloquente è anche la vicenda della gestione dei fondi comunitari della Unione Europea, di cui la stampa sembra solo oggi scoprirne l’esistenza, nonostante il primo gettito finanziario risalga ai primi anni ‘90. E nonostante quei fondi si siano costituiti grazie al contributo di ciascun cittadino, i governi nazionali e regionali li hanno spesi poco e male. In campo occupazionale di fatto per nulla, se non creando false aspettative tra i giovani e meno giovani disoccupati con fantomatici corsi di formazione e forme precarie di lavoro instabile, che di nulla hanno spostato verso l’alto i tassi di occupazione e hanno soltanto riempito le casse dei soliti noti enti di formazione e delle imprese private. Tra pochi giorni partirà la nuova programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020 e le somme destinate al nostro paese sono assai cospicue: oltre cento miliardi nel suo complesso e ben un miliardo e 159 milioni per il Lazio.
E’ arrivato il momento di costruire un movimento che si opponga all’uso dissennato e clientelare di questi fondi, per contrastare le politiche neoliberiste e gli interessi della rendita e delle grandi imprese, per rivendicare il diritto
– al lavoro e al reddito
– alla casa
– alla gestione pubblica dei servizi
– a una migliore qualità della vita
– alla salvaguardia dei territori, dell’ambiente, della salute e dei beni comuni.
Su questo è stata convocata una assemblea pubblica cittadina indetta dall’Unione Sindacale di Base che si terrà mercoledì 29 gennaio 2014 alle ore 9,30 alla Sala Tirreno presso la Regione Lazio in via Rosa Raimondi Garibaldi – Roma
Tutto questo verrà discusso anche in assemblee pubbliche territoriali che si terranno a:
Ponte di Nona Mercoledì 22 gennaio 2014 alle ore
Casal Bertone Mercoledì 22 gennaio 2014 alle ore
San Basilio Giovedì 23 gennaio 2014 alle ore 17,00 allo stabile occupato di Via Tiburtina 1064 –
Tor Bella Monaca Lunedì 27 gennaio 2014 ore
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