Ieri l’Unione Europea – con il primo report della Commissione, presentato da Cecilia Malmstrom – oggi il Governatore della Banca d’Italia. Un po’ troppo “peso politico” buttato sulla bilancia, per poter pensare che non stia accadendo qualcosa di grosso.
Com’è noto, la Commissione ha quantificato in 60 miliardi – “probabilmente per difetto” – le risorse sottratte all’economia dalle “mazzette” che corrono tra imprenditori e amministratori pubblici. Il 4% del Pil. Anche se non appare del tutto corretta la defizione di “risorse andate perdute”. Quei soldi, infatti, “tornano” sempre nel circuito dell’economia. Ma si dirigono verso comparti atiipici come “il lusso” (auto, gioielli, ecc) oppure gonfiano oltre il sopportabile la bolla immobiliare (peraltro in crisi da qualche anno). Vero, potrebbero avere tutt’altra funzione se potessero fluire verso le attività produttive principali. Ma non si può dire lo stesso delle risorse che finiscono nella speculazione finanziaria?
L’Unione Europea lancia in qualche modo una direttiva di governo molto precisa, che probabilmente sarà tra le più disattese dal governo attuale. Suggerisce infatti di rafforzare la legge anticorruzione, che così com’è “lascia varie questioni irrisolte”, come prescrizione, autoriciclaggio, falso in bilancio, e voto di scambio; e di smettere di adottare “leggi ad personam”, come quelle che in passato hanno ostacolato l’efficacia dei processi (dal legittimo impedimento alla depenalizzazione del falso in bilancio, dal Lodo Alfano alla ex Cirielli). Si raccomanda inoltre di mettere mano al conflitto d’interesse, garantendo un sistema uniforme, indipendente e sistematico di verifica, con relative sanzioni deterrenti.
E di rafforzare il quadro giuridico e attuativo sul finanziamento ai partiti, soprattutto per donazioni e consolidamento dei conti. Bruxelles rileva come “negli ultimi anni sono state portate all’attenzione del pubblico numerose indagini per presunti casi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti e rimborsi elettorali indebiti, che hanno visto coinvolte personalità politiche di spicco e titolari di cariche elettive a livello regionale”.
Detto fra noi, da un ceto politico che va raccontando come un “successo” l’aver concordato la nuova legge elettorale con il simbolo universale di tutto questo merdaio – Berlusconi – non ci si può credibilmente attendere una svolta legislativa disegnata per spazzarlo via. Lui e il suo “blocco sociale” di riferimento, che dalla corruzione (e dall’evasione fiscale) trae buona parte dei redditi e dei patrimoni.
Oggi è tornato sul tema Ignazio Visco, successore di Mario Draghi a Via Nazionale. “L’illegalità nelle sue diverse forme, dalla corruzione nell’esercizio di pubblici servizi alle violenze della criminalità organizzata, condiziona pesantemente la crescita economica, impedisce la corretta allocazione dei fondi pubblici destinati allo sviluppo” e “crea distorsioni nel mercato”. La “competitività” economica della criminalità organizzata, insomma, è troppo alta rispetto al business legale.
“Soltanto il rispetto – formale e sostanziale – delle regole, garantito anche da un’attenta attività di controllo, consente di mitigare i peculiari fattori di rischio insiti nell’attività di intermediazione. Tra questi fattori certamente vi sono la presenza di rilevanti asimmetrie informative e connesse possibili opacità dei bilanci bancari; la complessità e l’interconnessione che caratterizzano l’operatività di intermediari anche non sistemici, con conseguenti pericoli di contagio nel caso di crisi”. Insomma: sappiamo tutti che le banche sono una centrale di riciclaggio alquanto disinvolta, ma sarebbe ora di cambiare registro. “L’Europa ci guarda”.
Inoltre, rileva Visco “possibili comportamenti opportunistici volti a trarre profitto dalle difficoltà dei consumatori nel comprendere la natura e le implicazioni di determinati prodotti finanziari; l’evoluzione tecnologica dei mercati; la rapidità e la complessità delle transazioni”. Infine: basta col vendere prodotti finanziari spazzatura a poveri cristi che non sanno distinguere un Bot da un derivato…
Tutto bene, quasi quasi siamo d’accordo anche noi. Peccato che ricordiamo benissimo come funzioni questo disgraziato paese. E sappiamo quanto corruzione, criminalità, riciclaggio, disinvoltura e truffe bancarie, costituiscano magna pars delle risorse della classe dominante in Italia. Qui si è incistato il “blocco storico dominante”, capace di suturare con le pratiche clientelari quel “consenso di massa” che altrimenti sarebbe venuto a mancare. QUesta è del resto la vera eredità della Democrazia Cristiana.
Ma sappiamo anche che nel modello di governance che l’Unione Europea sta imponendo la quota-parte del Pil che deve finire a questa puzzolente composizione sociale va ridotta grandemente. Magari non quanto i salari degli operai (Electrolux, ripetiamo, è solo la “testa d’ariete” del padronato), magari non quanto l’aumento dell’età pensionabile… Ma anche da quelle parti devono ridimensionare le proprie attese.
Se non si tiene sempre presente questo doppio movimento imposto dalla Troika, si rischia di scambiare un “forcone” per un pugno chiuso…
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