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Sardegna, Pigliaru vince ma non convince

Alla fine hanno vinto il renziano Pigliaru e l’astensionismo. A votare è andato soltanto il 52% degli elettori. A causa dell’autoesclusione del Movimento Cinque Stelle dalla competizione certo (Grillo ha deciso di non concedere il simbolo ai suoi, ritenuti ‘poco affidabili’) e questo ha pesato. Ma l’aumento di 15 punti dell’astensionismo rispetto alle scorse regionali è anche il sintomo che il Pd di Renzi non convince e non trascina più di tanto. Di fronte a un crollo della partecipazione al partito di Renzi sarebbe bastato mantenere l’elettorato delle scorse competizioni per accrescere il proprio peso relativo ma così non è stato. Se non una sconfitta per il nuovo gruppo dirigente del PD comunque una ‘non vittoria’. 

Anche perché alla fine il distacco tra Pigliaru (42,4%) e l’ex governatore berlusconiano Cappellacci (39,65%) non è stato poi così grande, circa 20 mila preferenze.
Oltretutto nel voto di lista le formazioni di centrodestra (43,8%) hanno prevalso su quelle del centrosinistra (42,4%), prova evidente della presenza di un forte voto disgiunto attraverso il quale in molti hanno votato Pigliaru a governatore ma poi non hanno premiato nessuna delle liste ad esso collegate. Neanche la sinistra o gli indipendentisti erranti di Irs.

Se la coalizione di centro-destra ha perso circa 220 mila voti rispetto al 2009, quella di centrosinistra ne ha persi ben 130 mila.
Delusione per le liste (insieme sono sotto il 7%) che appoggiavano la scrittrice Michela Murgia, ferma al 10,3% (i sondaggi la davano quasi al doppio) e rimaste fuori dal nuovo consiglio regionale in virtù di una legge elettorale incredibilmente restrittiva con uno sbarramento per le coalizioni al 10% (un assaggio del sistema elettorale italiano che PD, FI e NCD stanno cucinando a Roma).
“Ci hanno scelto 70 mila sardi: se non siamo in Consiglio regionale è per colpa di una legge antidemocratica e liberticida votata da centrosinistra e centrodestra” denuncia la Murgia. “La metà dei sardi ha manifestato la loro indifferenza con un grido muto contro la devastazione del territorio. Noi ci siamo proposti per la bonifica. Non sarà certo chi ha causato questi disastri a riparare tutto. L’astensionismo? Senza di noi sarebbe stato maggiore” ha commentato la candidata di Progres, Comunidades e Gentes.

Si è fermato solo all’1% il Fronte Indipendentista Unidu, coalizione di gruppi e partiti della sinistra indipendentista, non riuscendo a entrare nel consiglio regionale sardo. Ma alla fine la campagna elettorale capillare e il metodo con la quale la coalizione è stata costruita soddisfano le forze – in particolare A Manca – promotrici dell’iniziativa.

“Continueremo a combattere per difendere il nostro Paese. La nostra non è una lotta per una poltrona e non si esaurisce certo con la scadenza elettorale”, ha detto il candidato a governatore Devias, che mette Pigliaru e Cappellacci sulla stessa lunghezza d’onda: “Sono uguali, li distingue solo la particolarità degli interessi che rappresentano, ma restano entrambi servitori dell’Italia”.

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