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Roma. Quarto giorno di sciopero della fame degli attivisti agli arresti domiciliari

Paolo Di Vetta e Luca Fagiano, due degli attivisti del movimento di lotta per la casa agli arresti domiciliari dal 31 gennaio, sono arrivati al quarto giorno di sciopero della fame per protesta contro i provvedimenti repressivi che hanno colpito loro e altri quindici attivisti per la manifestazione del 31 ottobre alla Conferenza Stato-regioni sull’emergenza abitativa. A metà settimana si sono svolti gli interrogatori e gli imputati hanno reso nota una loro memoria difensiva.

Intanto i movimenti di lotta per il diritto all’abitare non interrompono la mobilitazione. Un nuovo appuntamento è quello del prossimo 27 febbraio a Roma per ribadire che il patrimonio pubblico non si vende, che le occupazioni in tutto il territorio urbano sono una risposta certa e immediata all’emergenza abitativa. Il comune di Roma risponde ai problemi sociali con un maggior controllo nei confronti delle occupazioni abitative invece di colpire i palazzinari, sfugge alle proprie responsabilità sul censimento degli stabili che permetterebbe l’attuazione della delibera regionale sulla casa attaccando gli “abusivi” e scaricando di fatto ancora una volta sui propri cittadini il problema dei buchi in bilancio. “Non vogliamo sentire rimpalli tra Regione e Comune perciò il 27 ci verremo a prendere quelle risposte che ancora non abbiamo ricevuto, quelle prese di responsabilità che tardano ad arrivare. Il 31 ottobre c’eravamo tutti e tutte, e continueremo ad esserci: nelle strade, nelle piazze, continueremo ad assediare quei palazzi che non ci rappresentano, a rivendicare e a riappropriarci di reddito, a riprenderci i nostri diritti, ad aprire spazi di conflitto nelle contraddizioni di questo paese verso il corteo per la libertà e contro la repressione del 15 marzo, verso l’esondazione del 12 aprile e del 1°Maggio, verso il vertice sulla disoccupazione giovanile. Vogliamo riprendere questo percorso con la mobilitazione del 27 febbraio a Roma ribadendo che il patrimonio pubblico non si vende, che le occupazioni in tutto il territorio urbano sono una risposta certa e immediata all’emergenza abitativa. Il comune di Roma risponde ai problemi sociali con un maggior controllo nei confronti delle occupazioni abitative invece di colpire i palazzinari, sfugge alle proprie responsabilità sul censimento degli stabili che permetterebbe l’attuazione della delibera regionale sulla casa attaccando gli “abusivi” e scaricando di fatto ancora una volta sui propri cittadini il problema dei buchi in bilancio. Non vogliamo sentire rimpalli tra Regione e Comune perciò il 27 ci verremo a prendere quelle risposte che ancora non abbiamo ricevuto, quelle prese di responsabilità che tardano ad arrivare. Il 31 ottobre c’eravamo tutti e tutte, e continueremo ad esserci: nelle strade, nelle piazze, continueremo ad assediare quei palazzi che non ci rappresentano, a rivendicare e a riappropriarci di reddito, a riprenderci i nostri diritti, ad aprire spazi di conflitto nelle contraddizioni di questo paese verso il corteo per la libertà e contro la repressione del 15 marzo, verso l’esondazione del 12 aprile e del 1°Maggio, verso il vertice sulla disoccupazione giovanile”.

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