Nella giornata di ieri, a Torino, erano previste due manifestazioni. Alle 14.30 si riunivano di fronte alla Stazione di Porta Nuova migranti e rifugiati, per lanciare la Carovana Europea Bruxelles 2014, e soprattutto per tornare tra le strade del centro della città a rivendicare diritto alla libertà di circolazione e di scelta del luogo in cui vivere, chiusura dei CIE, abrogazione della Legge Bossi-Fini, permessi di soggiorno per i richiedenti sanatoria 2012, stop sfratti e pignoramenti, sostegno alla lotta dei lavoratori della logistica, contro le politiche di austerità. Una piattaforma articolata, come l’abbiamo definita in questi giorni su Contropiano, per una iniziativa che contemporaneamente si svolgeva in diversi centri italiani.
Alla stessa ora, a non troppa distanza, in Piazza Castello, l’appuntamento era quello convocato dal “Comitato no austerità” – tentativo di costruzione di un piano di relazioni tra alcuni soggetti politici (Rifondazione Comunista, Sinistra Anticapitalista, Ross@) e sindacali indipendenti (Usb, Cub) – per riportare al centro della discussione politica cittadina alcuni grandi temi: lavoro, reddito, diritti.
Abbiamo fatto la spola fra le due manifestazioni – sotto una pioggia insistente che certamente non ha favorito la partecipazione – fino a quando a Piazza Castello si è presa la saggia decisione (visti i numeri) di raggiungere il ben più corposo presidio dei migranti. Un tentativo di mettere insieme le due mobilitazioni, nei giorni scorsi, non era approdato ad un esito positivo, e su questo aspetto bisognerà che i soggetti coinvolti avviino una seria riflessione, non tanto sulle intenzioni comuni, quanto sulla propria capacità di mobilitazione e sull’opportunità di costruire momenti pubblici non avulsi dalle dinamiche reali del conflitto di classe.
Il corteo del “Comitato no austerità” (nato, è giusto dirlo, da pochi mesi), composto per lo più da dirigenti e da quadri intermedi delle organizzazioni, nonostante un buon lavoro di diffusione cittadina dell’iniziativa non era riuscito ad aggregare molti altri soggetti. Diversa invece la composizione del corteo dei migranti, per numero, entusiasmo, obiettivi e posizioni.
Forse perché – proviamo propositivamente a interpretare – una cosa è denunciare (giustamente!) l’austerità dei governi nazionali, con tutti gli annessi dello spreco di risorse per opere inutili, o rivendicare reddito e diritti; un’altra è iniziare il corteo, con le parole pronunciate da Aboubakar Souhamoro, responsabile dell’Usb immigrazione e portavoce in Italia della Coalizione Internazionale dei Sans-papiers e Migranti (CISPM): “Questo è un corteo contro l’Europa!!!”.
Non è più tempo di parole vaghe e generiche. Un settore di classe, organizzato sindacalmente, come quello dei lavoratori migranti, sa bene che gran parte della sua condizione dipende da un soggetto, l’Unione Europea, apportatore di guerre in Africa (Libia, Mali, Siria e altri paesi sono stati ricordati) e capace di dispiegare dispositivi repressivi per ridurre all’asservimento questi lavoratori. Essa è anche – lo ha ricordato Souhamoro – generatrice di fascismo e di razzismo. Ai lavoratori italiani, e soprattutto ad alcuni soggetti politici, questo fatto non è altrettanto chiaro.
Una posizione del genere richiederebbe secondo noi delle scelte conseguenti, sul terreno politico:
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Non è pensabile, parliamo del partito di Rifondazione Comunista, parlare al contempo di rifiuto dell’austerità e continuare a condividere le politiche delle giunte regionali e provinciali di centro-sinistra a guida PD, come avviene in molte parti d’Italia;
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Non è pensabile continuare ad avere politiche sindacali ambigue e pensare di tenere un piede in CGIL (parliamo della prima mozione ovviamente) e poi pensare di costruire mobilitazione con l’area della seconda mozione e con il sindacalismo di classe;
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La scelta per le elezioni europee di sostenere la lista Tsipras – con l’involuzione che questa sta avendo, rispetto alle già non esaltanti posizioni iniziali – si scontra con la reale comprensione di cosa questa Europa sia, di cosa sia l’Euro. A maggior ragione in giorni in cui drammaticamente la crisi Ucraina sta mostrando quella che, da tempo, definiamo la tendenza alla guerra insita nella costruzione europea.
«Dimmi cosa pensi dell’Europa e ti dirò chi sei» non è dunque una battuta, e neanche una semplificazione. Significa, e il discorso ci sembra valere soprattutto per Ross@, che ci sono alcuni spartiacque nella condivisione di iniziative, che una volta poste le premesse chiare di un lavoro politico, l’attenzione va portata sul rapporto con i settori di classe, attraverso le campagne sulla sanità, i trasporti o tutti quei luoghi dove ci sono pezzi di classe lavoratrice in sofferenza o movimento. Il terreno come si capisce è enorme, ed enorme il lavoro da fare.
Una ragione in più, per Ross@, per portare nella discussione politica i suoi temi e le sue proposte, con forza, su obiettivi concreti e visibili, non piegati ad esigenze elettorali, e mettere al centro della propria attività nel prossimo mese la riuscita della manifestazione del 12 aprile, appuntamento condiviso sia dal corteo dei migranti che dal “Comitato no austerità”, per riprendere l’unica prospettiva minimamente credibile nel panorama nazionale, quella che ha preso avvio nelle giornate del 18 e 19 ottobre.
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