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La destra “legalitaria” nella lista Tsipras

Quando una lista elettorale nasce male, i risultati non possono che essere deludenti. Parliamo di “figura pubblica”, non di voti e seggi.

Dopo il gioco dell’altalena fatto con Casarini e Camilleri, centrato sulle incongruenze irreparabili del concetto di “legalità”, la lista italiana (incautamente?) intitolata a Tsipras è riuscita a mettere a segno un secondo tragico errore. In Sicilia, tra i candidati “scelti dai garanti” ha fatto capolino Valeria Grasso. Imprenditrice antiracket, soprannominata da Giorgia Meloni “Mamma Coraggio” e quindi imbarcata nei tour elettorali di “Fratelli d’Italia”, insieme a Crosetto e Ignazio La Russa. Fino a esser da loro “nominata” come candidata al Quirinale nei convulsi giorni che hanno poi portato alla rielezione di Giorgio Napolitano.

Anche in questo caso, dunque, ha fatto la sua disastrosa comparsa il concetto di “legalità” come unico passaporto da controllare per lo sbarco in politica. Essere un imprenditore in Sicilia è sicuramente più complicato che a Bolzano; opporsi pubblicamente al racket e non pagare il pizzo è cosa meritoria, che comporta anche diversi rischi per l’incolumità.

Ma, appunto, cosa c’entra con la visione politica complessiva della vita sociale, ovvero con il sistema di idee che dovrebbero orientare l’azione di un possibile parlamentare europeo?

Diamo atto sulla parola a Valeria Grasso di essere una persona onesta e coraggiosa, ma basta questo per fare un buon parlamentare “di sinistra”?

A quanto pare basta anche per fare un buon “candidato civetta” per una lista di destra. Quindi “legalità”, “onestà”, “coraggio civile” sono certamente ottime qualità civili ed umane; ma non caratterizzano specificamente “una parte politica”. A sinistra, in particolare, bisogna invece spesso  portare come trofei gli arresti per le manifestazioni, le occupazioni, la resistenza al prepotere del potere. Cose che “sporcano la fedina penale” di persone troppo oneste per piegarsi all’indifferenza.

Un equivoco del genere, un così grossolano vuoto di cultura politica, è purtroppo caratteristico solo dell’Italia “berlusconiana”, in cui malaffare, contiguità con la mafia, appalti manovrati e “costumi dissoluti” sono diventati – grazie a Repubblica, Tg3, Unità, ecc – le uniche caratteristiche condannabili della “destra”. Mentre tutto il sistema valoriale della destra autentica – quella liberale di stampo anglosassone, neoliberista e “austera” – veniva assunto senza alcun filtro critico nell’”identità di una sinistra moderna”.

Se gli “tsipratisti” italiani non riescono a sciogliere nemmeno questi minimi nodi culturali, indipendentemente da come gli andranno le elezioni, non potranno davvero pretendere di essere qualcosa di più e meglio del devastante Pd. Con Renzi o senza.

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