Il patto tra i due mostri extraparlamentari tiene. La Camera ha ripreso stamattina l’esame della legge elettorale dopo aver sonosramente bocciato, ieri sera, le “quote rosa”. Il testo oggi era atteso da altri emendamenti “bollenti”, come quelli sulla reintroduzione delle preferenze o sul “conflitto di interessi”. Bandiere storiche dell’antiberlusconismo di facciata, che proprio il partito che chiedeva per questo il “voto utile” si appresta a cancellare.
Ma alla fine “il patto tiene” e l’immondo “Italicum” viene approvato. La soglia di sbarramento per ottenere il premio di maggioranza è stata fissata al al 37%; mentre quella di ingresso per i partiti in coalizione si colloca al 4,5%, 8% per i partiti non coalizzati. Però una coalizione deve superare almeno il 12%. In pratica un invito a lasciar perdere, a meno di non far parte di uno dei due o al massimo tre “partiti” già presenti in Parlamento.Chissà se i patiti dei “contenitori” capiranno il messaggio…
Il “premio di maggioranza” per chi supera il 37% e arriva primo (può accadere che due partiti superino entrambi quella soglia) viene fissato al 15%. In caso che nessuno la superi si va invece al ballottaggio tra le prime due formazioni più votate.
Il giovanotto di Firenze ciurla nel manico al punto da sembrare un vecchio arrampicatore sugli specchi. È assolutamente evidente che siano stati i suoi fedelissimi a dare la spallata decisiva per non far passare le “quote rosa” (qualsiasi cosa se ne pensi), ma “garantisce” che sarà possibile riaprire la questione in sede di discussione al Senato (il che, però, costringerebbe a una seconda discussione alla Camera, con il rischio certo di altre variazioni anche minime che porterebbero a un infinito ping-pong tra i due rami del Parlamento). Quindi è praticamente certo che la “blindatura” si ripeterà pari pari anche a Palazzo Madama. Ma lui lo nega. A questo punto negherebbe con sicurezza anche di chiamarsi Matteo.
Sulla legge elettorale ha provato a dire che “non c’è da mantenere un patto con Berlusconi, ma un impegno che come partito abbiamo preso profondo, netto, chiaro”. Un impegno, certo. Basta non dire verso chi e tutto torna – teoricamente – a posto. Chiaro che il prezzo da pagare sia alto: la spaccatura del Pd, ancora una volta. Ma l’omino che piace al capitale multinazionale sa anche che i “dissidenti del Pd” – al contrario di quelli della Cgil – non possono andare da nessuna parte. E quindi tira dritto.
Ancora più evidente è l’incompatibilità dell’”Italicum” con la Costituzione, stando alla recentissima sentenza della Consulta che ha azzerato il “Porcellum” proprio perché privo della possibilità di espriemere preferenze (“liste bloccate”) e generoso fino alla follia nella concessione di un “premio di maggioranza” assolutamente indeterminato.
Renzi è arrivato ad esprimere “marcato dissenso rispetto a chi ritiene incostituzionale” la legge elettorale in via di discussione. Anzi: spinge in suo intento golpista un po’ più in là: “Sarebbe positivo che si accelerasse la riforma del regolamento della Camera e si limitasse il ricorso al voto segreto”. Della serie: fatevi vedere, voi che non mi obbedite, così poi vi sistemo…
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