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Renzi ottiene un ok – condizionato – dalla Germania

Di una cosa si può esser certi: cambierà tutto. Ma nel merito, come al solito, non ci fanno sapere molto. Il faccia a faccia tra Matteo Renzi e la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha rispettato il canovaccio degli incontri internazionali – dove i “titoli” prevalgono sui contenuti – e quindi anche le abitudini che Renzi stesso ha imposto al “dibattito politico” italiano.

L’incontro serviva soprattutto a render noto il gradimento tedesco al premier “ggiovane” voluto soprattutto dal “partito americano” in Italia, che si era subito distinto per una presunta volontà di “sforare” alcuni dei parametri di Maastricht, nel solco dei governi berlusconiani. Quel che Renzi ha illustrato a quattr’occhi, necessariamente meno generico di quel che viene poi detto in conferenza stampa, sembra aver prodotto il risultato sperato.

“Sono rimasta veramente impressionata, si tratta di un cambiamento strutturale”, ha poi detto la cancelliera Angela Merkel. “Abbiamo esaminato tutti gli aspetti delle riforme e devo dire che gli auguro molta fortuna e coraggio, è un messaggio di cui ci rallegriamo tutti”. “Anche per me è chiaro che l’Italia tiene conto della stabilità ma anche delle due componenti crescita e occupazione”. “So bene che l’Italia per quel che riguarda il patto di stabilità e di crescita lo rispetterà”. “Renzi ha detto che le regole del patto di stabilità hanno validità. Non ne dubito e sono certa che sarà realizzato giorno per giorno”.

Fin qui le frasi di circostanza, che rivelano due cose: Renzi ha assicurato che starà dentro i parametri (soprattutto quel 3% nel rapporto deficit/Pil che preoccupava un po’ i rigoristi di Bundesbank) e farà strame del salario e del welfare per trovare “le risorse” indispensabili per qualche “stimolo” all’economia. Altro non può voler dire “cambiamento strutturale”, “non più una tantum”, ecc, con cui “il sindaco d’Italia” (il governo sta altrove, lo ammette anche lui) si è riempito la bocca nello show berlinese.

Naturalmente ha usato una retorica più sfumata e “dignitosa”. “E’ stata un’occasione per illustrare un processo di riforme molto ambizioso e coraggioso”,secondo il vecchio vezzo di autoelogiarsi prima ancora di aver prodotto qualcosa. E naturalmente la frase che è ormai un tormentone: “Siamo convinti che l’Italia deve fare le riforme non perché ce lo chiede l’Europa, ma perché sono giuste per noi”; detto anche “restituire ai propri cittadini la possibilità di credere che l’Ue non è la causa ma la soluzione dei problemi. Quei partiti che lo dicono sbagliano”. “Il percorso che ci attende cambierà il livello istituzionale in Italia. Le riforme devono essere fatte subito anche se il governo ha come orizzonte il 2018”. “Le regole ce le siamo date insieme e sono importanti ma occorre avere la forza di investire sul grande problema dell’Italia: con le misure di questi anni il rapporto debito/pil è cresciuto al 132% perché, nonostante l’avanzo primario, il nostro problema è la mancata crescita”.

A Renzi piace parlare in modo eufemistico: il Pil è crollato del 10% in sei anni, altro che “è mancata la crescita”!

I dettagli che ha fornito sono talmente hard che è riuscito a convincere – per metà – anche il cerbero Wolfang Schaeuble, il ministro delle Finanze tedesco. Che però ci ha tenuto a mettere in guardia da rinvii sul consolidamento delle finanze statali. “Il colloquio tra i due ministri delle Finanze (Padoan per l’Italia, ndr) si è svolto in un’atmosfera costruttiva”, si legge nella nota. “Il ministro tedesco ha salutato favorevolmente l’obiettivo del governo italiano di accelerare il tempo delle riforme per aumentare produttività e crescita e ridurre l’altra disoccupazione giovanile. E’ però anche giusto che il consolidamento delle Finanze statali attraverso le riforme strutturali non sia rinviato”.

È il “bicchiere mezzo pieno” che per ora Berlino ha davanti. E attende con impazienza di vedere l’altra metà.

 

 

 

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