E’ morto nel pomeriggio in ospedale a Milano l’ex procuratore capo di Milano, Gerardo D’Ambrosio, protagonista della stagione di Mani pulite. D’Ambrosio aveva 83 anni ed era successo a Francesco Saverio Borrelli. Senatore dei Ds e del Pd, era stato sottoposto all’inizio degli Anni ’90 a un trapianto di cuore.
D’Ambrosio è stato una delle figure centrali della magistratura italiana, l’anima “nera” (per quanto considerato una “toga rossa”, visto che alla fine venne eletto senatore nelle liste del Pds) del potere che ha coperto fino al ridicolo le responsabilità del commissario Calabresi nell’uccisione di Mario Pinelli, ferroviere anarchico assolutamente innocente ma fermato per la strage di piazza Fontana su indicazione dello stesso Calabresi e dei servizi segreti italiani. Memorabile la sua sentenza di insabbiamento definitivo del caso: che descriveva Pinelli come vittima di un “malore attivo” che l’avrebbe fatto sollevare dalla sedia sui era trattenuto, attraversare una stanza piena di sbirri e infine scavalcare la finestra per gettarsi nel vuoto dal quarto piano.
Un caso così unico da essere rimasto il marchio – non certo d’onore – di questo magistrato.
Molti anni dopo fu figura di spicco del pool di “mani pulite”, con cui la borghesia italiana rimosse la classe politica di governo del “pentapartito”, ormai inutilmente “esosa” dopo la caduta del Muro e la scomparsa dell’Unione Sovietica. Non servivano più a “comperare il consenso” creando costose clientele elettorali e di malaffare. Punto.
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