Sabato scorso a Barcellona abbiamo partecipato al meeting organizzato dalla rete catalana “Procès Costituent” dedicato al tema “Unione Europea: riforma o rottura?”. La discussione, su una questione che come noto riteniamo dirimente, si è intersecata con l’ampio dibattito che sta coinvolgendo la società e le forze politiche della Catalogna sull’indipendenza dallo Stato Spagnolo e, in alcuni casi, dall’Unione Europea. Una dimensione decisamente diversa da quella che siamo abituati a “maneggiare” in Italia, ma che si è rivelata di grande interesse per la prospettiva di una rottura della e con l’Ue nei paesi euromediterranei.
Al meeting hanno partecipato 600 persone che si erano iscritte per partecipare o seguire i lavori con una organizzazione semplice ma capillare dal quale avremmo molte cose da imparare. Una decina di tavole rotonde e quattro assemblee plenarie,hanno visto decine di interventi e centinaia di partecipanti attenti, pronti con domande pertinenti a interlocuire con i vari relatori.
Interessante la partecipata tavola rotonda nella quale siamo intervenuti come redazione di Contropiano, insieme a Bea Arenas, una delle operaie della Panrico (una fabbrica presidiata da sei mesi dai 160 lavoratori contro i ricatti della proprietà), a Oriol Barranco, giovane docente dell’Università Autonoma di Barcellona, all’avvocato Vidal Aragonès e Josep Bell delle Comisiones de Base (Cobas). Una discussione che ha messo sul tavolo sia elementi concreti di conflitto – fabbriche in crisi come la Panrico o le sentenze della Corte Europea sui contenziosi Laval, Viking Lines e Ruffert – ed elementi di valutazione più generale sulla necessità di far saltare l’Unione Europea come gabbia che, per molti aspetti, costringe ad una lotta per la sopravvivenza sociale, democratica e umana, soprattutto nei paesi Pigs (come il rapporto della rivista Lancet sulla Grecia dimostra).
Il tema dell’uscita dall’Unione Europea, purtroppo ancora troppo spesso banalizzato su “l’uscita dall’euro”, ha attraversato anche altri momenti della discussione nelle varie assemblee organizzate durante l’evento. Una tra gli economisti e una tra gli storici, nel quale è intervenuto suscitando molti e ripetuti consensi in sala Joan Tafalla (ospite alla conferenza organizzata dalla Rete dei Comunisti a Roma lo scorso novembre), firmatario dell’appello spagnolo per l’uscita dall’euro e il recupero della sovranità.
Un particolare curioso, che ha sorpreso non poco i compagni della sinistra catalana, è il fatto che in Italia il tema della sovranità popolare e nazionale quando si discute di Unione Europea venga liquidato come “sovranista” a mò di insulto, mentre nella sinistra di classe degli altri paesi è un tema acquisito dalla discussione e dai programmi di gran parte delle organizzazioni anticapitaliste. Con una accentuazione più forte in Catalogna o nei Paesi Baschi ma ben presente anche nel resto del paese. “In Europa la destra vince perchè la sinistra vuole perdere” commenta amaramente un compagno di larga esperienza nel movimento sindacale e nella sinistra spagnola, per niente entusiasta della reticenza con cui la sinistra europea si misura con obiettivi e temi che vedono la strumentalizzazione della destra raccogliere crescenti consensi popolari.
Alla domanda centrale del meeting, ovvero riforma o rottura dell’Unione Europea, non c’è stata una risposta univoca, anzi occorre ammettere che le posizioni che esplicitano la rottura della Ue come obiettivo faticano ancora a diventare egemoni rispetto a quelle che alimentano l’idea di una riformabilità possibile degli aspetti più regressivi della costruzione europea, ma la questione ormai è posta e in qualche modo è diventata il centro del dibattito pubblico.
A Valencia, il mese prossimo e alla vigilia delle elezioni, i promotori dell’appello spagnolo per l’uscita dall’euro e il recupero della sovranità, tra cui Julio Anguita, Pedro Montes, Jaime Pala, Joan Tafalla e quasi altri mille firmatari, terranno un meeting per precisare i termini della campagna. La loro posizione è stata contrastata e depotenziata dalla “politica” sia dentro Izquierda Unida che dentro il Partito Comunista Spagnolo, ma la sua sintonia con un senso comune crescente e con le conseguenze dei diktat della Troika in Spagna fanno si che questa posizione sia tutt’altro che minoritaria o isolata a livello sociale. Analogamente al prossimo Forum Sociale della Catalogna organizzato per questo fine settimana, ci sarà una tavola rotonda dei firmatari sul tema “Emancipem da l’euro”.
Qualche elemento di dibattito in più potrà venire anche dalla recentissima pubblicazione in spagnolo (dopo quella in greco e in portoghese) del libro di Arriola, Martufi e Vasapollo “Il risveglio dei maiali” che è stato un po’ il detonatore politico e teorico di questo percorso, rafforzato anche dalle pubblicazioni dell’economista greco Costas Lapavistas (adesso disponibili anche in italiano per le edizioni Jaca Book).
Sul campo c’è dunque una proposta politica di rottura dell’Unione Europea alternativa a quella riformista (sia nella versione socialdemocratica che nella versione “radicale” e movimentista), che sta accumulando forze e consensi ma che probabilmente ha bisogno ancora di tempo e coordinamento per imporsi all’agenda politica dei movimenti sociali e della sinistra antagonista europei. Ma il primo passo – la rottura del tabù e dell’inerzia politica/intellettuale – ormai è compiuto.
Su Contropiano di domani una intervista con Joan Tafalla
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