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Sfogarsi su Facebook? Rischi la denuncia

Lo ripetiamo spesso, ma ora una prova che dovrebbe costringervi a riflettere sull’uso sconsiderato che si fa della tastiera connessa ai social networ c’è.LoLoPrende la multa e insulta i vigili su Facebook, denunciata
„Una 36enne professionista piacentina, residente in città, è stata denunciata dalla polizia municipale per il reato di diffamazione a mezzo stampa, a causa delle pesanti offese e delle accuse diffamanti espresse nei confronti del Corpo attraverso un post pubblicato sulla sua pagina Facebook.

Il fatto risale a qualche giorno fa, quando una donna era stata sanzionata dagli agenti con una multa di 168 euro, dopo un controllo dal quale erano emerse alcune irregolarità, per una violazione amministrativa prevista dal Codice della Strada. Infastidita, come ha definito il proprio stato d’animo sul social network, ha esternato sul web la propria rabbia e insofferenza, con una violenza verbale che le è costata la denuncia per diffamazione.  La polizia municipale sta inoltre valutando la posizione di altre persone che, sulla stessa pagina del social network, hanno condiviso e commentato i post pubblicati dalla donna.

Il quesito giuridico ha un suo interesse, perché tocca alla radice la distinzione tra “privato” e “pubblico” nella comunicazione. Il reato di “diffamazione a mezzo stampa” ha riguardato finora i giornalisti professionisti e non, gli editori (anche di libri, ovviamente), radio e tv di ogni grado di diffusione, volantini, messaggi pubblicitari.

I social network, fin qui, sono stati spacciati come un uso privato delle comunicazioni in rete, al pari delle telefonate o della cara vecchia posta cartacea. Ora, la denuncia della polizia municipale piacentina punta a equiparare i mezzi di comunicazione “privata” online alla stampa a larga diffusione. Chiaro che non esiste al momento una legge – dovrebbe essere internazionale, peraltro – ma il quesito posto dalla denuncia farà comunque precedente nel sistema giuridico italiano.

Sul piano politico, invece, il messaggio è chiarissimo: dovete subire e tacere, sennò vi facciamo un culo così perché “la legge siamo noi” e comunque teniamo il coltello dalla parte del manico”.

Un bel modo di inibire l’uso della Rete per un governo che dice di voler rilanciare l’economia partendo dall'”agenda digitale”. Al massimo, di digitale, vi prenderanno le impronte…

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