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Spoleto. Michele Fabiani a un passo dal carcere

L’operazione Bruswhood scatta il 23 ottobre 2007. Sono arrestati in 5 (Michele Fabiani, Andrea Dinucci, Damiano Corrias, Dario Polinori e Fabrizio Reali) più un sesta compagna indagata a piede libero. L’accusa è di far parte di una cellula terroristica denominata COOP-FAI (contro ogni ordine politico – federazione anarchica informale) specializzata nell’incendio di cantieri, con motivazioni ecologiste, che avrebbe anche inviato una lettera con proittili all’allora presidente regionale Lorenzetti. Ma c’è anche chi, come ad esempio Damiano è accusato solo di due scritte su un muro, ma nondimeno considerato membro dell’associazione.

Fabrizio esce dopo pochi giorni e insieme alla compagna a piede libero non viene nemmeno rinviato a giudizio. Fabrizio morirà nel 2010 senza una parola di scuse nè una lira di risarcimento (poche migliaia di euro sono state riconosciute ai genitori solo pochi mesi fa). Per i quattro rimasti, dopo un anno di custodia cautelare vengono messi in libertà, ma rinviati a giudizio.

Il processo di primo grado si svolge a Terni. Il pm, dopo 3 anni, chiederà un condanna a 9 anni per Michele, a 8 per Andrea, a 6 per Dario e Damiano (Damiano accusato solo di una scritta su un muro!!). Il teorema invece viene dimezzato. Michele e Andrea condannati, in due, per associazione sovversiva con finalità di terrorirmo a 3 anni e 8 mesi e a 2 anni e 6 mesi. Per gli altri cadono le accuse principali e vengono condannati a soli 12 mesi.

Durante il processo la repressione colpisce i solidali, con decreti penali di condanna per manifestazione non autorizzata a diversi compagni ternani. In appello, a Perugia, cade il restante teorema: viene assolto Andrea per tutte le accuse, quindi cade anche l’associazione. Michele condannato ad 2 anni e 3 mesi, Dario a 12 mesi, Damiano ad 11. Nel frattempo, lo scorso settembre, muore anche Damiano, trovato senza vita nel letto, nella clinica dove lavorava come OS.

La settimana scorsa, 26 giugno, arriva la conferma in Cassazione della sentenza di appello. Si tratti di fatto della sconfitta totale del teorema dei ROS di Ganzer, i quali, sostenuti dal pm Manuela Comodi, sostenevano operasse a Spoleto un’associazione sovversiva composta da almeno 6 membri. Un gioco pesante durante il quale hanno perso la vita due compagni.

Oggi per Michele si profila un residuo di pena di 1 anno e 3 mesi. La procura di Perugia, forse per nascondere la sconfitta sostanziale delle ipotesi accusatorie, pretende che Michele torni in carcere. Nonostante la lezione, giuridica e di solidarietà, la Comodi – il magistrato che aveva chiesto 6 anni di condanna a Damiano per una scritta su un muro – ha continuato nella sua opera repressiva specializzata contro gli anarchici. Firma, sempre su imput dei ROS, l’operazione Shadow nel 2009 (due compagni di Orvieto e Perugia arrestati) e nel 2012 l’operazione Ardire (10 arresti in tutta Europa).

In quest’ultimo caso, tre degli arrestati erano umbri; anche loro accusati solo di scritte con bombolette, in questo caso contro un bancomat e installazioni simili, ma inseriti nell’inchiesta solo per avere reati fatti in Umbria.

Sembra che per i ROS sia questo l’unico pm che firma tutte le loro inchieste, quindi servono, anche per far passare inchieste internazionali, “reati umbri”.

Per quanto riguarda Michele, siamo in attesa dell’arresto, che dovrebbe avvenire nelle prossime ore. Già ora è stato diffidato a presentarsi in carcere, ma il compagno attenderà l’arrivo delle guardie a casa. Cosa che versomilmente avverrà martedì/mercoledì

 

In rete circola una petizione di sostegno e solidarietà che chiede la sospensione della pena per un compagno che, anche processualmente, non risulta responsabile di alcun “reato terroristico”.

 

 

 

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