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Roma. Assemblea a Corcolle. “Ci vuole coraggio e unità, ma si può fare”

Ieri pomeriggio alla borgata di Corcolle, alla estrema periferia est di Roma, si è svolta una assemblea popolare organizzata in fretta e furia con le trombe attaccate a due batterie, in un pratone abbandonato adiacente il parcheggio del Discount. La gente di Corcolle era lì, alcuni affacciati alle finestre, altri per strada, altri seduti al bar.

L’inizio è stato freddo, c’era diffidenza nell’aria. In mattinata, nella borgata delle tensioni e della caccia agli immigrati, si era visto anche il nazileghista Borghezio. In questi giorni tutte le tv del paese sono piovute a Corcolle, mai tanta attenzione è stata dedicata a questo quartiere venuto su senza alcuna pianificazione urbanistica e dimenticato da tutti. Cristo si è fermato a Corcolle potrebbe funzionare come titolo di un libro su questi luoghi. La gente è stanca di essere descritta dai media in un modo che non gli corrisponde, stanca di essere paragonata a Scampia.

Ma ieri pomeriggio nel quartiere sono venuti personaggi diversi. Gli autisti dell’Atac, i sindacalisti dell’Usb, attivisti sociali. E anche il discorso si è fatto diverso. Innanzitutto l’annuncio dello sciopero nei trasporti di oggi per l’intera giornata. Ma questa volta è uno sciopero che riguarda sia i lavoratori che i cittadini, riguarda le periferie come Corcolle tagliate fuori dalla città. La proposta è quella di unire le forze per mettere giù un piano di rilancio della sterminata periferia romana, che parli di trasporti ma anche di rifiuti, di sanità, di scuola e di occupazione. “Abbiamo spiegato che chiudere un centro di accoglienza non cambierà la vita di Corcolle, ma permetterà alle aziende e alle amministrazioni di chiudere il discorso” dicono gli attivisti dell’Usb “E invece noi lo vogliamo tenere aperto il discorso, ora che si sono accorti della periferia occorre rilanciare, ribellarsi, proporre un’altra agenda di questioni urgenti da affrontare”.

Ma il clima a Corcolle non era facile, tensione e diffidenza sono palpalbili nell’aria. E’ stato risolutivo l’intervento di Ilario, l’autista che sta perdendo il lavoro perché la Trotta Bus Service lo sta licenziando insieme a Valentino per aver partecipato alla trasmissione Presa Diretta su Rai 3 ed aver descritto il disservizio delle aziende private del trasporto pubblico. C’è voluto poi l’intervento di Walter, altro autista dell’Atac e c’è voluta Maria Vittoria del comitato di Tor Bella Monaca per trasmettere un sentimento di vicinanza. C’è voluto Paolo di Rocca Cencia che ha parlato della lotta dei disoccupati. E finalmente Corcolle ha parlato. Prima al microfono, segnalando quello che non va: i topi, l’immondizia, il lavoro che non c’è, la questione dei disabili che non possono usare i mezzi pubblici. Poi a microfoni spenti, quando si sono avvicinati, ci siamo mischiati ed abbiamo cominciato a parlare liberamente. E’ come se avessimo rotto l’incantesimo. Corcolle non è razzista, Corcolle vuole vivere e chiede giustizia. “Bisogna parlare e trovare il terreno dell’unità. Senza partiti, senza politici, senza secondi fini. Per costruire l’unione tra cittadini e lavoratori, le condizioni della convivenza e della lotta” scrive la federazione romana della Usb che ha sfidato apertamente il pessimo clima che si voleva creare a Corcolle e nella città “Oggi abbiamo scoperto che si può fare, non è difficile. Ci vuole un po’ di coraggio. Ci vuole un po’ di umiltà. Ci vuole un po’ di speranza”.

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