Si potrebbe parlare, e non a torto, di accanimento giudiziario contro gli attivisti dei movimenti di lotta per la casa. Questa mattina, dopo ben cinque giorni di riunione, il Tribunale del riesame si è pronunciato sulla richiesta di revoca degli arresti domiciliari e dei provvedimenti restrittivi per Paolo Di Vetta, Luca Fagiano (ai domiciliari da mesi) e di altri attivisti ancora sottoposti all’obbligo di firma. Tra l’altro alcuni di questi sono incensurati. Ma la decisione del tribunale è stata quella di mantenere inalterate tutte le misure di restrizione della libertà inclusa -e questo apre scenari molto gravi – quella che impedisce agli imputati di poter andare a lavorare, con il rischio che perdano il lavoro.
Un accanimento dunque che rivela il clima ormai instauratosi dentro la Procura di Roma dove è venuta meno ogni contestualizzazione sociale rispetto ai reati contestati e si è scelto di procedere come bulldozer contro gli attivisti che animano i movimenti che segnalano attraverso il conflitto, le manifestazioni e le proteste, le crescenti emergenze sociali del paese, tra cui quella abitativa. Un brutto, bruttissimo, segnale quello che arriva dal Tribunale di Roma e che conferma il cambiamento di clima politico e giudiziario. Chi lotta va in galera, la gente può continuare a finire in mezzo alla strada ma “la legalità è stata rispettata”.
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