L’opinione pubblica, come noto, ha una memoria congiunturale e non ha memoria storica. I fatti vengono consumati e dimenticati rapidamente appena le telecamere o le cronache spostano l’attenzione su altre vicende. Al contrario, le conseguenze dei fatti restano e pesano nel tempo. Continuiamo a rimanere “sorpresi” e non convinti del fatto che l’inchiesta della procura di Roma sull’intreccio criminoso tra malavita, politica, affari etc. tenga fuori dalla mischia i costruttori e i palazzinari. A Roma questa operazione è praticamente impossibile. Tant’è che se la politica si è dovuta sporcare le mani con il Mondo di mezzo, si è sempre sintonizzata con il Mondo di sopra che ha Roma significano soprattutto i costruttori.
I pescecani dell’edilizia – i Caltagirone, i Mezzaroma, i Toti, i Parnasi, i Bonifati, i Salini e tanti altri – giocano a tutto campo sulle amministrazioni locali: Comune, Provincia e Regione. Finanziano le campagne elettorali in modo apertamente bipartisan e poi passano all’incasso. Terreni edificabili, cambi di destinazioni d’uso, licenze edilizie, appalti per opere pubbliche, autostrade etc. Si incazzano come bestie quando sfrattati o senza casa gli occupano le case lasciate sfitte per anni a fini speculativi o si mettono di traverso sulle speculazioni in corso. I movimenti sono variabili indipendenti di un gioco che sono abituati a giocare così, perché pensano che “tutti hanno un prezzo”. Ma quando incrociano sul loro cammino qualcuno che non si vende, invocano la “legalità”.
In questi giorni di buriana su Roma, continuiamo a vedere che questo pezzo di mondo manca ancora dalle vicende giudiziarie e dal dibattito politico. Eppure alcuni personaggi indagati nell’inchiesta furono i protagonisti di un patto importante per gli interessi dei poteri forti nella nostra città. Il riferimento è al famoso Patto della Carbonara siglato dall’allora sindaco Alemanno, dal capogruppo del Pdl in Campidoglio Luca Gramazio e dal capogruppo del Pd al Comune (a quel tempo all’opposizione) Marroni. I primi due sono indagati nell’inchiesta Mondo di mezzo, il secondo è stato il competitore di Marino nelle primarie del Pd romano sulla candidatura a sindaco.
Il Patto della Carbonara viene siglata a cena in una pregiata osteria del centro”Costanza”, a pochi passi da Campo de’ Fiori, giovedì 6 settembre di due anni fa. Seduti a un tavolino ci sono tre commensali: Gianni Alemanno, Luca Gramazio e Umberto Marroni.
La giunta ha infatti approvato una delibera sulla dismissione del patrimonio di Roma Capitale per racimolare circa 200 milioni di euro che servono a sostenere le casse comunali depauperate ed esauste. Insieme ad un bilancio che fa tremare i polsi, con tagli pesanti al welfare cittadino, all’istruzione, alla cultura, allo sport, alla tutela del verde e alla gestione dei rifiuti, si mettono in vendita case popolari, immobili e aree pubbliche. Una messa in vendita complessiva della città, un nuovo banchetto al quale sono invitati piccoli e grandi pescecani del profitto e della speculazione. In particolare c’è quel “dettaglio” sulla vendita delle aree pubbliche destinate all’ERP (edilizia popolare) ai costruttori, un passaggio che metterebbe definitivamente una pietra sopra a ogni intervento abitativo per cominciare a rispondere all’emergenza abitativa che a Roma continua a riguardare migliaia e migliaia di famiglie.
Passaggi decisamente delicati, richieste da soddisfare incombono, una parte del Pd tira calci ma un’altra parte, invece, sembra cercare l’inciucio. Sullo sfondo la delibera per altri milioni di metri cubi di cemento sulla città. C’è da accontentare i costruttori. Caltagirone è inferocito con i favori che Parnasi ha ottenuto dal centro-sinistra nel quadrante ovest della città (grattacieli del Torrino, il complesso dove sorgerà il nuovo stadio della Roma etc.) e usa il suo giornale “Il Messaggero” per sparare a palle incatenate. Bisogna acquietare le acque e ridurre la bellicosità. Ma la delibera della giunta Alemanno non passerà anche con la dura opposizione dei comitati territoriali, si va alle elezioni e il sindaco di Roma diventa un “marziano” che forse non conosce né apprezza la “carbonara”: Ignazio Marino. Un po’ di giochi iniziano a saltare e occorre ristabilire le regole. Il Mondo di sopra dà mandato e il Mondo di mezzo si è messo all’opera, fino agli arresti di martedi.
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