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Pubblico e cooperative. L’accordo alle spalle dei deboli

Le vicende di Roma di questi giorni hanno soltanto messo in luce quello che molti di noi sapevano. Certo non a livelli determinati dall’implicazione di Carminati, ma comunque che un certo apparato politico facesse parte del gioco, era ovvio. Ho gestito una piccola cooperativa a Tor Bella Monaca. Ci siamo conquistati i piccoli appalti che a malapena coprivano le spese, quasi supplicando. E con una telefonata, il giorno in cui Alemanno si preparava a ricevere lo sceicco del Qatar, il comune ci ha detto di fermarci perché non c’erano soldi.

Sapete di quanto parliamo? Di 30.000 euro. Rispetto ai soldi di cui si parla in questi giorni, una miseria, ma che per noi rappresentavano la sopravvivenza. Quella telefonata ha segnato la fine della nostra cooperativa, ovviamente con tutte le conseguenze economiche. Questo accadeva lo stesso anno in cui la “29 giugno” fatturava circa 60 milioni di euro con i soldi pubblici!

Oggi, a sentire tutto il malaffare e i soldi regalati a destra e a manca, sono sempre più convinta che le amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo siano le vere responsabili del decadimento, dell’impoverimento economico e culturale delle periferie romane. Quante persone avrebbero potuto lavorare, se i servizi pubblici fossero rimasti tali? Quanti soldi avrebbe risparmiato il comune di Roma, così da poter reinvestire in una migliore qualità della vita nella nostra città?

Allora, il punto non è solo la scoperta del malaffare, ma è anche rimettere in discussione l’idea di gestione del pubblico. Non dimentichiamo che, a gestire i servizi, ci sono anche cooperative legate alla Chiesa. Quindi non si può non pensare ad accordi, espliciti o sottintesi. Perciò, una bella spartizione tra poteri forti. E allora, la tesi del “privato è bello”, anche nel settore dei servizi pubblici, dimostra come in realtà il bello sia soltanto per chi fa profitto sulla pelle dei deboli: che sono anziani, disabili, detenuti, immigrati, donne vittime di violenza, gli stessi lavoratori delle coop.

Insomma, una larghissima parte della società, che ha il diritto di essere tutelata e che spesso per mancanza di fondi, si è trovata a non avere servizi. Oggi sappiamo perché finivano i soldi! Non so come finirà tutta la vicenda, ma di certo c’è che, se il pubblico non riacquisterà la dignità del suo ruolo, tutte le notizie di questi giorni le riascolteremo anche negli anni futuri.

M.Vittoria Molinari – CdQ Tor Bella Monaca 

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