Nell’inchiesta su “Mafia capitale” stanno emergendo le connessioni tra gli affari del “Mondo di mezzo” e i circoli neofascisti del Triangolo Nero della Capitale (Parioli, Flaminio, Ponte Milvio). Dalle carte infatti spunta anche la società Boreale, il circolo sportivo in cui viveva come custode Daniele De Santis, il neofascista che a maggio partecipò all’attacco contro il pullman dei tifosi del Napoli e ritenuto l’assassino di Ciro Esposito, giovane sostenitore della squadra partenopea.
Secondo i carabinieri il titolare del circolo sportivo Boreale, Roberto Viglianti, era “in diretto contatto con Riccardo Brugia e Massimo Carminati – annota il Ros – con i quali appare mediare la compravendita di immobili e attività commerciali su Roma”. Viglianti, non risulta indagato, ha partecipato alla costruzione di un asilo e altre strutture nel Parco, nell’ambito dei famosi progetti “Punti Verdi Qualità del Comune”, oggetto di altre indagini della magistratura, ma secondo i Ros dei Carabinieri, questa attività rientrava negli affari del gruppo di Carminati. All’interno del circolo sportivo c’era il bar “Trifoglio”, divenuto nel tempo il simbolo di un movimento di destra “Il popolo della vita”, in corsa alle elezioni regionali del 2010 a sostegno della Polverini e alle comunali come lista a sostegno di Alemanno sindaco.
All’interno dello stesso numero civico di via Tor de Quinto 57b, dove ha sede la società sportiva Boreale, dal 2003 risulta esserci anche un’altra struttura: il Ciak Village, avviato da Federico Rocca e Alfredo Iorio, conosciuti come responsabili rispettivamente di “Gioventù Europea” e, appunto, del “Trifoglio”, due organizzazioni della destra romana. Il Ciak Village, viene definito come“Una location alternativa dove si organizzano le migliori serate di musica elettronica”, ospita una discoteca ed anche musica dal vivo, cabaret, cinema, gastronomia, campi da calcio e calcetto, incontri di pugilato e kick boxing. Il 25 marzo di quest’anno la struttura viene sottoposta a sequestro dai carabinieri della stazione di Ponte Milvio perché priva di ogni autorizzazione. Secondo l’inchiesta condotta dal pm Tiziana Cugini, il reato ipotizzato è quello di “apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o intrattenimento”. Ma il 3 maggio, il giorno in cui avvengono gli scontri e viene ucciso Ciro Esposito, il Ciak Village sarebbe stato regolarmente funzionante.
Infine, per rimanere in zona, il 26 novembre scorso, sono state trovate dalla Digos ben 143 “bombe carta”, già confezionate e conservate in sacchetti di plastica in un edificio occupato dai gruppi neofascisti in via dell’Acqua Acetosa. Appena oltre il Tevere c’è via Tor de Quinto, sempre nel triangolo nero di Roma Nord. L’edificio, ex Poligrafico dello Stato, era stato occupato il 15 novembre da esponenti della estrema destra.
Questa connessione, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe avere sviluppi anche su un’altra indagine, quella relativa all’omicidio del tifoso napoletano Ciro Esposito. Gli inquirenti intendono infatti accertare se i legami fra ambienti ultrà legati ai neofascisti e Massimo Carminati, anche lui con un passato e un presente da cuore nero e considerato il capo dell’associazione mafiosa, possano portare a riscontri nei confronti delle quattro persone con i caschi che avrebbero spalleggiato Daniele De Santis nel giorno in cui Esposito fu ucciso da un colpo di pistola quasi davanti al circolo di via Tor de Quinto. I quattro sarebbero già stati identificati e accusati di concorso morale nell’omicidio del ragazzo napoletano. Non si esclude che dall’esame delle carte emergano nuovi particolari per arrivare alla identificazione di altre persone che quel pomeriggio erano presenti a Tor di Quinto o comunque informati di cosa sarebbe accaduto il pomeriggio della partita che si sarebbe disputata all’Olimpico il 3 maggio scorso. In queste ore è poi arrivata larichiesta di acquisire, dal fascicolo del procedimento Mafia Capitale, “tutte le intercettazioni intercorse nei giorni precedenti e successivi» agli incidenti del 3 maggio che causarono la morte di Ciro Esposito «tra Massimo Carminati e i soggetti appartenenti alla tifoseria della Roma ritenuti suoi fiancheggiatori». È quanto chiedono gli avvocati Sergio e Angelo Pisani, difensori della famiglia del tifoso napoletano, con un’istanza indirizzata al sostituto procuratore Eugenio Albamonte che indaga sull’omicidio del giovane.
Il Triangolo Nero della Capitale, quell’area tra i quartieri Parioli, Flaminio e Ponte Milvio, zone ricche, storicamente “nere”, controllate da Carminati nel quadro della spartizione malavitosa di Roma, sembra emergere come il territorio privilegiato e riserva di caccia esclusiva di una parte dell’organizzazione definita come Mafia Capitale. Ma, come abbiamo già scritto, continuiamo a rimanere convinti che dall’inchiesta sul malaffare a Roma, sulla normalità di atteggiamenti mafiosi nella gestione delle relazioni tra politica e affari e sulle connessioni tra il mosaico neofascista e la criminalità organizzata, manca ancora tanta roba. Si è cominciato a scavare ma quello portato alla luce è solo la punta di un iceberg molto ma molto più esteso.
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