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Salvini e fascisti a Roma? No pasaran!

Una affollata assemblea cittadina all’università La Sapienza ha visto discutere ieri pomeriggio tutte le “anime” del movimento e della sinistra capitolina sul come affrontare la marcia su Roma di Salvini & soci prevista per il 28 febbraio.
E’ evidente, ed è emerso piuttosto nitidamente in molti interventi, che non si tratta della classica manifestazione neofascista da contrastare con gli strumenti tradizionali – e mai da abbandonare – dell’antifascismo militante. In realtà si tratta di una operazione politica costruita sia con forti responsabilità del sistema massmediatico vicino al Pd, che ha bisogno di un nuovo spauracchio dopo Berlusconi per ottimizzare pro domo sua la logica del meno peggio, sia di un partito politico – la Lega – che ha un suo insediamento sociale territoriale corrispondente ai pezzi di piccola e media borghesia “padana” stritolati dalla centralizzazione imposta dall’Unione Europea e da una crisi economica che non risparmia certo i ceti medi.
Lo sdoganamento “nazionale” di un partito finora regionale come la Lega ha visto aggregarsi intorno e dentro questa sponda politica anche parecchi gruppi neofascisti, Casa Pound in testa, attratti dalla possibilità di avere una copertura venuta meno con la crisi del blocco berlusconiano, e dall’individuazione del nemico comune negli immigrati, nel “multiculturalismo”, nella “minaccia islamica” e – di converso – nella difesa delle “tradizioni” nazionali fondate su dio, patria e famiglia naturale. Un impasto schifoso ma che, in qualche modo, affonda e ambisce a rappresentare la pancia profonda di un paese tramortito dalla crisi economica e dalle odiose misure dei governi proni ai diktat dell’Unione Europea. Misure che la Lega ha per molti anni applicato e gestito insieme al resto della destra liberal-liberista nei governi nazionali, e ancora oggi nei governi delle regioni e delle città dove più forte è il suo insediamento, anche se tenta di costruire un allargamento della sua base sociale e della sua credibilità proprio attraverso messaggi confusi e populisti che prendono di mira una Unione Europea attaccata da destra.

L’assemblea di ieri dunque si è rivelata ben consapevole della complessità di una efficace contromanifestazione rispetto a quella convocata da Salvini, Lega, Fratelli d’Italia, Casapound in piazza del Popolo sabato 28 febbraio.

Per rendere visibile la dead line oltre la quale questa “incursione politica”, questa invasione della Lega non può e non deve andare, servono unità e numeri consistenti in una piazza contrapposta a quella del ciarpame reazionario che si riunirà a Roma tra tre settimane. Una discussione non sempre facile. La tentazione di reagire con la strumentazione classica dell’antifascismo militante si è affacciata nei giorni precedenti, ma è prevalsa l’idea che stavolta la sfida si gioca anche sulla capacità di rappresentare in piazza un intero blocco sociale e un sistema di idee che rendano minoritario e indecente quello fascio/leghista pompato dai mass media.

Un particolare curioso è che mentre Salvini e le truppe padano/fasciste cercheranno di avanzare la loro “Opa” sulla capitale, una manifestazione nazionale convocata dal Forum Diritti Lavoro porterà lo stesso giorno l’iniziativa sui temi dello sfruttamento del lavoro e della precarietà proprio nel cuore della “padania”, a Milano, la capitale economica dove l’Expo sembra aver liberato tutti gli spiriti animali del capitalismo selvaggio, della speculazione e del controllo repressivo del territorio. Il 28 febbraio dunque le forze dell’alternativa sociale all’austerity, alla Troika e ai loro regali avvelenati fascio/leghisti, saranno in piazza contemporaneamente sia a Roma che a Milano.

La contrapposizione di idee, interessi sociali, interlocuzioni, visioni del presente e del futuro dovrà dunque essere popolare e di massa, delegando le azioni di disturbo all’adunanza fascio/leghista a momenti diversi dalla manifestazione vera e propria. E si capisce che per rendere efficaci entrambi occorre unità e lealtà reciproca. Mancano tre settimane a questa scadenza e c’è un lavoro da fare, sia sottotraccia che con iniziative nei territori che rafforzino le difese immunitarie dal virus fascio/leghisti soprattutto lì dove i punti di frattura e vulnerabilità sociale sono più forti: le periferie.

Qualcosa in tal senso già si muove da alcune settimane con l’avvio dell’esperienza della Carovana delle periferie, con assemblee popolari nei territori e una discussione che diventa sempre più di merito su obiettivi parziali e generali.

 

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