Oggi a Roma sfilerà la manifestazione promossa dai firmatari dell’appello “Cambia la Grecia Cambia l’Europa”, in concomitanza con iniziative analoghe previste in altre città europee e con la mobilitazione prevista ad Atene il 16 febbraio, dove il popolo greco tornerà in piazza per rivendicare la propria opposizione alle misure dell’austerità imposte dalla Troika. L’appuntamento è alle 14 a Piazza Indipendenza, da dove partirà il corteo che raggiungerà Piazza del Colosseo, passando per piazza dei Cinquecento, via Cavour, piazza Esquilino, Via Merulana, Via Labicana.
Alla manifestazione di Roma hanno via via aderito forze e personalità che non ricordiamo in prima fila nei tentativi messi in piedi in questi anni di costruire un fronte di lotta contro l’austerità concretizzata dalle misure adottate dai governi Monti, Letta, Renzi (dal No Monti Day, al 18 e 19 ottobre al Controsemestre europeo). Se alcune delle forze che hanno dato vita alla Lista Tsipras hanno qua e là cercato di contribuire ad una opposizione ai diktat della Troika anche nel nostro paese, molte delle forze che adesso intendono respirare e gestire il vento di Atene, in questi anni – ed anche in quelli precedenti – hanno condiviso e votato in sede parlamentare o di amministrazioni locali o di accordi sindacali gran parte dell’architettura che ha introdotto in Italia la precarietà, la fine della rappresentanza democratica nei luoghi di lavoro, la controriforma sulle pensioni.
Sul piano delle forze organizzate che hanno aderito alla manifestazione di oggi vediamo la Cgil, la Fiom, categorie della Cgil come la Fillea, la Flai, la Filcams, l’Slc, il Nidil, l’Flc, la Fp, l’Arci, Attac, agli studenti della Rete della conoscenza, i giovani di Act e di Tilt, il Forum dei movimenti per l’acqua pubblica; la Federazione italiana emigrazione immigrazione, la campagna Stop TTIP, Il Manifesto, Left, e poi L’altra Europa con Tsipras, Sel, Rifondazione Comunista, Sinistra Anticapitalista, ma anche esponenti della minoranza Pd come Fassina, Civati, Cofferati. A ben vedere, tranne qualche eccezione, è l’elenco del “consorzio” politico/sindacale/associativo che porta con sè gran parte delle responsabilità dei disastri accumulatisi nella sinistra, nel mondo del lavoro, nei movimenti negli anni appena trascorsi. Insomma molte adesioni sono più parte del problema che della soluzione. Ma anche sul piano dei contenuti la manifestazione non va oltre una generica invocazione del no all’austerità e alla possibilità di cambiare l’Europa, ma senza rimettere in discussione l’Unione Europea. L’ultimo tentativo di fare “massa critica” di questo arco di forze risale al 15 ottobre 2011 quando però una manifestazione con contenuti non troppo dissimili naufragò nei durissimi scontri e nelle cariche della polizia in piazza San Giovanni.
Emerge con evidenza la divaricazione tra i contenuti della manifestazione e la serissima posta in gioco aperta dalla Grecia con il suo braccio di ferro con l’Unione Europea e i suoi apparati. In giro è percepibile lo scetticismo di molti – nei movimenti sociali come nei sindacati di base – tra l’attenzione e la solidarietà con il diritto del popolo greco a decidere sul suo destino e la rappresentazione che di questo se ne fa in Italia. Troppe volte le convergenze sono diventate incubatoio di spericolate operazioni elettorali e troppe volte sono stati decretati “nuovi inizi” ma con il personale politico di sempre e le sue responsabilità su quanto avvenuto nel nostro paese. L’esatto contrario di quanto avvenuto in Grecia o sta avvenendo in Spagna insomma. E questa contraddizione la si è vista e respirata anche nei sit in e presidi dei giorni scorsi in diverse città italiane in solidarietà con la Grecia. Tranne rarissime eccezioni poca gente in piazza, molte meno di quanto sarebbe necessario e fin troppo “stagionata”.
Molti dunque saranno in piazza per solidarietà con la resistenza della Grecia ai diktat europei piuttosto che per adesione alla piattaforma e al fronte di forze che ha convocato la manifestazione di oggi. Altri non ci saranno proprio. Ross@ ad esempio ha deciso di partecipare al corteo ma con i suoi contenuti e per riaffermare la rottura e l’unità come percorso attivo nel paese. Rottura con l’Unione Europea e la Nato ma anche con il sistema Pd che ne è diventato il partito di riferimento. Unità con le forze che partendo da questa rottura comprendono il valore e l’importanza della ricomposizione di un blocco politico e sociale anticapitalista. In piazza insomma per tagliare la cravatta/nodo scorsoio che Renzi ha regalato provocatoriamente a Tsipras e che l’Unione Europea vorrebbe continuare a stringere intorno al collo del popolo greco.
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