L’approvazione del decreto Milleproproghe ha fatto slittare il voto alla Camera sul riconoscimento dello Stato Palestinese. Il Pd, che ha annunciato il suo sì, cerca però di trovare una mediazione sia al suo interno che con altri partiti di maggioranza.
Oggi il parlamento italiano avrebbe dovuto esprimersi – ma il voto è stato rinviato –sul riconoscimento dello Stato Palestinese così come avvenuto in altri paesi europei. I parlamenti di Gran Bretagna, Francia, Spagna e Irlanda e i governi di Svezia e Romania hanno approvato lo scorso anno: il riconoscimento dello Stato di Palestina. Tra le molte mozioni presentate: tre (Sinistra Ecologia e Libertà, Movimento 5 Stelle e Partito Socialista) chiedono un riconoscimento unilaterale, ovvero ribadire quanto già affermato dall’Italia il 29 novembre 2012 all’Assemblea Generale Onu. In quell’occasione Roma fu tra coloro che dissero sì all’adesione della Palestina come Stato non membro delle Nazioni Unite. E poi c’è la mozione del Nuovo Centro Destra che subordina (come fatto dall’Unione Europea a dicembre) il riconoscimento al negoziato con Israele. Il testo della Lega, invece, specifica che non può esserci “nessun riconoscimento dello Stato di Palestina in assenza di accordi bilaterali con Israele”. Infine il Partito Democratico, al centro di spinte interne piuttosto divergenti, ieri ha annunciato una propria mozione i cui dettagli saranno resi noti direttamente alla Camera. Nel corso della riunione dei parlamentari del Pd, il responsabile esteri Amendola ha illustrato il percorso della mozione che il Pd ha intenzione di presentare. L’equilibrio si sta cercando a partire dalla formulazione utilizzata dalla mozione sul riconoscimento della Palestina votata dal Parlamento europeo. In particolare, il nodo fondamentale è quello se ‘accontentarsi’ di partire dal “mutuo riconoscimento” tra Israele e Palestina per arrivare al riconoscimento dello Stato palestinese o, come suggeriscono alcuni, andare oltre per essere più “espliciti”.
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