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Una giornata antimilitarista a Pisa

Un interessante confronto sugli scenari bellici che circondano l’Unione Europea e sul “modello” pisano, dove i confini tra politiche di guerra e pratiche “di pace” divengono sempre più labili e nebulosi.

Esistono città che non conoscono né l’apparente immobilismo quotidiano dei tempi di pace né le brusche accelerazioni dei tempi di guerra. Altre invece sono in costante fermento militare, nelle quali sussiste un “dipolo bellico”, dove gli opposti mantengono il sistema in una combinazione stabile che si autorigenera continuamente. Pisa è una di queste.

La giornata antimilitarista di venerdì 20 febbraio al Circolo agorà di Pisa e organizzata da Ross@ e Progetto Rebeldìa ha rappresentato un’importante occasione di dibattito sul tema della guerra, in merito sia alla sopracitata condizione locale sia a quella più generale, che vede l’Italia e l’Unione Europea impegnarsi in ruoli di primo piano nei conflitti che stanno imperversando alle porte del Vecchio Continente.

 Un’Unione Europea corresponsabile tanto della precipitazione degli eventi quanto della provocazione degli stessi: i tre fronti di guerra aperti – quello orientale in Ucraina e quello meridionale in Siria e in Libia – costituiscono, infatti, vecchi e nuovi terreni di conquista per l’esportazione dei capitali europei nella crescente competizione globale neoimperialista, mentre il terzo fronte di guerra – quello interno – viene combattuto a suon di costituzionalizzazioni del pareggio di bilancio e rigorose politiche di austerity che pongono le cittadinanze in una condizione di paura del default e della miseria.

In questo scenario l’Italia non sembra mostrare esitazione alcuna: lo dimostra la sconsideratezza delle parole con cui i Ministri di Esteri e Difesa italiani hanno dichiarato pronta disponibilità ai combattimenti in Libia ancor prima che si riunisse il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, non curanti né dei necessari presupposti costituzionali né delle immediate conseguenze politiche. E proprio a seguito di queste imprudenti parole viene da porsi spontaneamente una domanda: “L’Italia ripudia (ancora) la guerra?”

Domanda che suona più che mai retorica e che ricorda il titolo di un libro di Claudio De Fiores, edito da Ediesse nel 2002. A tal proposito De Fiores, Professore di diritto costituzionale alla Seconda Università di Napoli e ospite della giornata antimilitarista, ha evidenziato come la parola guerra sia stata pronunciata apertamente per la prima volta proprio nell’occorrenza militare di queste ultimissime ore, superando quel «fariseismo verbale» che ha caratterizzato le operazioni internazionali italiane degli ultimi vent’anni: dalle «operazioni di polizia internazionale» (guerra del Golfo nel 1991) agli «interventi militari umanitari» (guerra del Kossovo nel 1999), dalle «azioni di contrasto al terrorismo internazionale» (guerra in Afghanistan 2001, in Iraq 2003) fino alle «missioni di pace». Insomma, da Andreotti a D’Alema, da Berlusconi a Renzi. Il tentativo pare evidente: a fronte della forte coesione sintattica e giuridica dell’art. 11 della Costituzione occorre celarne la violazione attraverso acrobazie ermeneutiche ed escamotage interpretativi per privarlo della sua originaria componente pacifista e non belligerante a favore di una più attuale componente coercitiva e difensiva [1]. Per chi perde la memoria e non ne sente la mancanza, è utile ricordare il “prezioso” contributo di Pierluigi Bersani il quale, in veste di segretario del Pd, alla vigilia della guerra Usa/Nato contro la Libia nel marzo 2011 esclamò: «alla buon’ora!», sottolineando che «l’articolo 11 della Costituzione ripudia la guerra, non l’uso della forza per ragioni di giustizia».

La politica dell’ossimoro, tesa a giustificare operazioni che altrimenti risulterebbero incostituzionali, è la stessa utilizzata per quel lento ma efficace processo di militarizzazione delle menti in atto ormai da diversi anni e che trova nel disegno di legge n°2609 “Disposizioni per la promozione e la diffusione della cultura della difesa attraverso la pace e la solidarietà” la sua piena formalizzazione (approvato dalla Camera dei Deputati a marzo 2011) [2]. In tal senso Pisa vanta un primato: di questo disegno di legge infatti ne è stata la città precorritrice. Un vero e proprio laboratorio prior in tempore dove coinvolgere scuole di ogni ordine e grado all’insegnamento del valore civile della Difesa. Bambini a lezione dai soldati, direttamente nel centro di addestramento paracadutisti “Gamerra”. La chiamano “Giornata della Solidarietà”. A parlarcene è Maria Francesca Zini, animatrice della campagna “No bimbi in caserma” e ferma oppositrice di questa iniziativa che ogni anno – dal 2010 ad oggi – viene organizzata dalla Onlus Nicola Ciardelli con la collaborazione e il sostegno del Comune (in particolar modo dell’assessore alle Politiche socio educative e scolastiche, Maria Luisa Chiofalo). In merito a tale iniziativa Manlio Dinucci – giornalista e saggista de Il Manifesto – ci ricorda che Nicola Ciardelli, il Maggiore caduto nell’attentato di Nassiriya, faceva parte del RAO (Reggimento Paracadutisti Acquisizione Obiettivi “Folgore”), un reparto oggi dipendente dal nuovo Comando delle Forze Speciali dell’Esercito (COM.FO.S.E.) istituito a Pisa nel settembre 2013. Il COMFOSE, insieme alla base di Camp Darby e all’aeroporto militare “Dell’Oro” trasformato in Hub nazionale, costituiscono quello che può essere definito il “polo della guerra” pisano [3] [4].

Di contro, ma in perfetto equilibrio sistemico, si pone il “polo della pace”, ovvero la Scuola Superiore Sant’Anna che promuove ogni anno circa 20 corsi di alta specializzazione per personale civile in operazioni di Peace-keeping e Peace-building. Dal sito della Scuola si legge che gli ultimi corsi sono stati tenuti – oltre che a Pisa e a Roma – in Egitto, in Sud Africa, in Cameroon e in Somaliland, con la collaborazione del Reggimento Tuscania dell’Arma dei Carabinieri e sotto la guida dall’ex Comandante della Folgore, Generale Mingiardi [5]. Non stupisce che un quotidiano on line locale titoli la notizia: “Le armi della pace le fornisce Sant’Anna”, ovvero con quel paralogismo a cui si faceva riferimento proprio qualche riga fa sopra nel testo.

Dopo i bambini dunque, anche i pacifisti sono sempre più “orientati” e indirizzati verso questo tipo di formazione, dove l’interazione tra militare e civile diviene un tutt’uno organico. Un mondo, quello pacifista, blandito dal Governo Renzi attraverso pericolosi progetti, come quello denominato “Corpi civili di pace”, che ha trovato spazio e risorse nell’ultima Legge di Stabilità 2014 (art.1 comma 253 della legge di stabilità 147/2013) [6] [7].

La lotta contro la guerra, sui nostri territori e a livello nazionale, dovrà quindi fare i conti con un complesso sistema politico / militare ma anche ideologico/formativo.

Al lavoro da anni per “conquistare i cuori e le menti” di un’opinione pubblica disorientata da martellanti campagne mediatiche – finalizzate a legittimare le cosiddette “operazioni di pace” – i vari governi succedutisi in questi anni alla guida del paese hanno bisogno di organizzare il consenso, attraverso strutture operative che selezionano personale specializzato. Il Sant’Anna risponde a questa esigenza, mettendo insieme il bisogno di “fare qualcosa per la pace” con quello di avere un’occupazione sicura e un reddito adeguato ai rischi.

L’iniziativa del 20 febbraio ha quindi aperto una strada di riflessione, analisi e denuncia di politiche militariste sempre più sofisticate, che sicuramente avranno bisogno di ulteriori momenti di approfondimento, oltre che di mobilitazione, contro i costanti pericoli di guerra che oramai circondano, dall’Ucraina alla Libia, un’Unione Europea che fomenta aggressioni e conflitti invece di spegnerli.

Rossa@Pisa

 

[1] https://criticamarxistaonline.files.wordpress.com/2013/06/1_2003defiores.pdf

[2] http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/236549.pdf)

[3] http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/aree-di-vertice/stato-maggiore-esercito/Comando-delle-Forze-Speciali-dell-Esercito/Pagine/default.aspx

[4] http://www.difesa.it/OperazioniMilitari/op_intern_corso/Pagine/Operazioni_int.aspx)

[5]http://www.sssup.it/ist_news.jsp?ID_NEWS=4954&area=199&ID_LINK=10486&GTemplate=ist_home.jsp

[6] http://www.governo.it/Notizie/Presidenza/dettaglio.asp?d=77777

[7] http://documenti.camera.it/leg17/dossier/Testi/ID0006cs1.htm#_Toc380153666

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