Il presidente Matteo Renzi e il presidente d’oltralpe Francois Hollande si sono incontrati il 24 febbraio per decidere sull’Alta Velocità Torino-Lione. Il dubbio è: sanno davvero cosa accadeintorno ai progetti AV in termini di dispregio della legge, sperpero del denaro pubblico, corruzione, attacco irreversibile all’ambiente e, corollario non certo minore, supporto di fatto alla criminalità organizzata in Toscana e in Piemonte?
In relazione all’AV Torino Lione il CIPE, che in data 20 febbraio ha approvato un progetto definitivo dell’opera che tale non è, avendo previsto esclusivamente la realizzazione e copertura finanziaria di soli 17 km contro i 235 dell’intera opera e 57 della tratta transfrontaliera, di recente risulterebbe aver violato la normativa sulla tracciabilità dei flussi finanziari necessaria alla lotta all’infiltrazione delle mafie nei lavori pubblici (“segui i soldi e troverai la Mafia”).
L’allarme lanciato dalla Commissione Europea un anno fa, il 3 febbraio 2014, sull’enorme costo dell’AV in Italia – 500% in più al km rispetto a Europa e Giappone – appare caduto nel nulla. Il “Sole 24 Ore” denunzia che “il costo della Tav in Italia sale a 12 miliardi” (24 mila miliardi di vecchie lire): “La tratta Torino-Lione, il cui costo era calcolato in 8.329 milioni nel 2012, richiederà un esborso di 11.977 milioni di euro. L’Italia, su cui grava il 57,9% della spesa, dovrà garantire la copertura non di 4,8 miliardi, ma di 6,9 miliardi”.
Il CIPE, con l’ultima delibera sul Tav Torino Lione per soli 17 km ha definitivamente sancito che tale opera sarà la nuova “Salerno-Reggio Calabria”. Il costo dell’intera opera di 235 km – ad oggi indefinito – aumenterà a dismisura a scapito di lavoratori, giovani, disoccupati e non abbienti. Mentre piccole e medie imprese sane – come il caso Firenze insegna – vengono escluse dai lavori affidati, con la copertura dell’artificio contrattuale del general contractor e col concorso dei subappalti, anche a imprese criminali, o ad aziende finanziariamente impresentabili.
Intanto gli onesti cittadini della Val di Susa si vedono precluso l’accesso al proprio stesso territorio (il cantiere di Chiomonte è forse il più blindato d’Italia). Ma il titolare della società Toro S.r.l., legata alla ‘ndrangheta secondo il PM e oggetto di sequestro da parte del Tribunale di Torino, lavorava con arroganza proprio in quel cantiere in presenza delle Forze dell’ordine, come appare risultare da eloquenti intercettazioni.
Preoccupante è che la stessa Lyon Turin Ferroviaire abbia autorizzato alla società della ‘ndrangheta il subappalto dei lavori per l’asfaltatura delle strade nel cantiere di Chiomonte! La capacità di infiltrazione della ‘ndrangheta nel Consorzio Valsusa (nato per ripartire le titolarità dei lavori TAV Torino Lione) è stata accertata dal GIP di Torino, che ha pure registrato abituali estorsioni, minacce a imprenditori locali e traffico illecito di rifiuti speciali in luoghi non autorizzati a carico degli stessi soggetti destinatari della misura cautelare e operanti in Val di Susa.
Nel frattempo è stata emessa una dettagliata richiesta di rinvio a giudizio da parte del Tribunale di Firenze, in data 26 gennaio 2015, per imputazioni di associazione a delinquere formulate dal Procuratore della Repubblica a carico di 15 autorevolissimi soggetti. All’associazione a delinquere avrebbero solidalmente collaborato, secondo la Procura fiorentina, niente meno che il legale rappresentante della società vincitrice dell’appalto e general contractor, la presidente e il project manager di Italferr, un componente della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente, un funzionario e un consulente dell’Autorità di Vigilanza delle opere pubbliche, due dirigenti del Ministero delle Infrastrutture, e più dirigenti dell’aggiudicataria Coopsette.
Dulcis in fundo, il “Decreto sblocca Italia”, 7 Novembre 2014, non trascura di occuparsi di TAV, Mose ed Expo. Ma invece di salvare l’Italia dal dissesto idrogeologico e finanziario, consegna il Paese a chi ne perpetua il degrado, travestendo i costruttori della TAV in commissari arbitri assoluti di tutte le scelte, ed eliminando ogni forma di controllo pubblico. “Col silenzio assenso – sostiene Salvatore Settis – ogni richiesta si intende accolta. Anche se comporta la distruzione di un’area archeologica, lo sventramento di un palazzo barocco, la riconversione di una Chiesa medioevale in discoteca, l’edificazione di un condominio su una spiaggia, o come a Genova o a Torino, alla foce di un torrente”. Mentre leggiamo che l’ex Ministro dell’Ambiente è stato arrestato con ordinanza del GIP di Ferrara con l’accusa di avere intascato oltre un milione di euro che il governo italiano aveva concesso per un progetto in Irak. Il giorno dopo, lo stesso Ministro veniva accusato dalla Procura di Roma di far parte di una associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. A giugno 2014 arrivava l’accusa di riciclaggio di denaro, che viene contestata in Svizzera, per i soldi trovati in un conto cifrato alla Ubs di Lugano.
Se quella descritta verrà provata essere la metodologia criminale di alti funzionari del Ministero dell’Ambiente, del Ministero delle Infrastrutture, dell’Autorità di vigilanza, tutti appartenenti, secondo la magistratura inquirente, alla medesima ‘associazione’, e se l’ex Ministro dell’Ambiente è accusato di gravi delitti, è più che sensato paventare che la stessa prassi di sperpero del denaro pubblico per pagare tangenti e finanziare il crimine organizzato in danno dei cittadini sia tuttora attiva e fiorente. Ecco perché Ferdinando Imposimato, Ivan Cicconi, Massimo Bongiovanni e Girolamo Dell’Olio, facendo seguito a un’istanza portata dall’associazione ecologista toscana Idra all’attenzione dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (che ha aperto al riguardo una poderosa istruttoria),hanno scritto a Raffaele Cantone chiedendo un intervento immediato atto ad arrestare lo scempio del territorio e lo sperpero, a danno dei cittadini, del denaro pubblico per la costruzione di un’opera – la Torino-Lione – inutile e illegittima, per aver violato l’accordo del 2001 tra Italia e Francia che prevedeva, quale condizione alla realizzazione, la saturazione – mai avvenuta o pronosticabile – della linea.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa