Nella Capitale non cessano le polemiche intorno alle celebrazioni del 25 Aprile che quest’anno festeggia i settanta anni dalla Liberazione del paese dal nazifascismo.
A Roma continua a pesare l’ipoteca posta dai gruppi ultrasionisti della comunità ebraica – coadiuvati da una complice e acritica campagna stampa – contro la presenza di bandiere palestinesi nel corteo. L’anno scorso si arrivò allo scontro platealmente, con una aggressione ripetuta della Led (Lega di Difesa Ebraica) contro chi esibiva una bandiera palestinese alla partenza della manifestazione al Colosseo.
Memori di quella esperienza, le reti solidali con i palestinesi, da tempo hanno avviato un percorso di confronto pubblico per arrivare in modo compatto e unitario al corteo che storicamente parte o si conclude a Porta San Paolo, luogo simbolo della Resistenza romana contro il nazifascismo.
A subire il massimo di pressioni è stata l’Anpi provinciale di Roma, titolare delle celebrazioni, che a fine marzo aveva convocato una riunione pubblica per discutere come organizzare il 25 Aprile cercando di stemperare le tensioni. Ma i gruppi oltranzisti dell’ebraismo romano hanno abbandonato la riunione con accuse fantasiose e annunciando che non sarebbero stati in piazza il 25 Aprile perchè le bandiere palestinesi sono estranee, anzi sono il simbolo dell’alleanza con i nazisti. Il ritornello, piuttosto stonato, è il solito discorso sui rapporti tra la Germania nazista e il Gran Muftì di Gerusalemme, dimenticando che la Palestina degli anni ’30 era una colonia britannica e che lo stesso atteggiamento lo ebbe Gandhi che conduceva la lotta contro l’occupazione coloniale britannica dell’India, ritenendo la Gran Bretagna il problema e il nemico principale dei popoli delle colonie. Insomma una decontestualizzazione del tutto strumentale e tesa a far sì che l’occupazione di bandiere israeliane della manifestazione del 25 aprile negli ultimi anni, è stata esagerata, intrusiva e in finale aggressiva. Utilizzando l’apripista della Brigata Ebraica, i gruppi sionisti sono via via diventati una presenza ingombrante nelle manifestazioni esibendo le bandiere dello Stato di Israele e pretendendo la rimozione di quelle palestinesi.
Il pressing dei gruppi sionisti ha fatto sì che la Giunta comunale di Roma, coadiuvata dall’Anpi nazionale, esautorasse l’Anpi provinciale dalla gestione del corteo del 25 Aprile, convocando una manifestazione “istituzionale” in Campidoglio nella quale, evidentemente, verranno accettate le bandiere dello Stato di Israele ma non quelle palestinesi. A quel punto il presidente dell’Anpi provinciale, Nassi, ha rassegnato le dimissioni per protesta contro questo blitz. Secondo alcune fonti, l’Anpi provinciale, a maggioranza, non avrebbe però accettato le dimissioni riconfermando la fiducia a Nassi.
Le reti solidali con la Palestina in queste settimane hanno lavorato per allargare la presenza in piazza alle altre resistenze, come quella kurda e quella nel Donbass, discutendone pubblicamente in più incontri e decidendo di mantenere comunque l’appuntamento del 25 Aprile in piazza a Porta San Paolo, sia per dare un segno non avvilente all’anniversario della Liberazione e alla funzione avuta dalla Resistenza partigiana, sia per non accettare i diktat e i ricatti dei gruppi sionisti della comunità ebraica romana.
L’appuntamento antifascista, antimperialista e antisionista a Porta San Paolo, alternativo a quello istituzionale in Campidoglio è stato dunque confermato, anche per manifestare pubblicamente il sostegno alla comunità palestinese, da sempre presente nelle manifestazioni del 25 Aprile, ma negli ultimi anni oggetto di ripetute intimidazioni ed esclusioni, che a questo punto vengono legittimate dalla manifestazione istituzionale. Una posizione questa respinta però da diversi circoli dell’Anpi.
Ma i problemi “romani” non finiscono qui. Da anni infatti, in alternativa alla manifestazione “ufficiale” del 25 Aprile, si tiene un corteo di movimento nella zona sud/est (Centocelle), da sempre molto partecipato. I tentativi di convergere su un unico appuntamento al momento non hanno portato ai risultati auspicati e neanche quello di differire un po’ gli orari per consentire anche a chi andrà a Porta San Paolo di poter raggiungere in un secondo momento il corteo territoriale. Insomma una conferma di incomunicabilità tra i vari settori del movimento romano dalla quale ancora non si riesce a venire fuori.
Appare paradossale che anche sulla Resistenza antifascista, che pure ha dato ottima prova di sé con la manifestazione contro Salvini poco più di un mese fa, non si riesca a produrre momenti convergenti. Ma è evidente che, anche se non ci sarà il corteo ufficiale, la mattina del 25 Aprile non si può lasciare Porta San Paolo vuota di contenuti antifascisti coerenti e di presenze caratterizzate dal sostegno ai popoli che resistono.
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