Più di duemila studenti delle scuole medie sono scesi in piazza oggi a Milano nel quadro delle Cinque Giornate di lotta contro l’Expo. Numeri non enormi ma compensati dalla determinazione. Milano è ormai una città blindata e i mess media seminano allarmismo a tutto spiano cercando così di tenere i più giovani e più incerti lontano dalle manifestazioni. Ma sono stati in molti durante il corteo a sottolineare – anche con un certo disgusto – la morbosità con cui i mass media cercano e vorrebbero gli scontri, scene tragiche da immortalare prima e stigmatizzare poi. Uno stuolo di reporter pronti a “cogliere l’attimo” ha quasi asfissiato i vari momenti del corteo.
Alla partenza, in Largo Cairoli, è stato issato uno striscione sul monumento della piazza che recita: “La città è degli studenti”. Contemporaneamente sono state tracciate sull’asfalto scritte contro Expo ed issato un altro striscione sugli ExpoGate dove questa mattina due giovani attivisti si erano arrampicati esponendo striscioni contro l’Expo con su scritto “grande evento uguale grande bufala. No Expo: un altro mondo è possibile”.
Il corteo poi si è mosso e lungo via Broletto un ufficio dell’Enel è stato imbrattato di scritte. Sorte analoga è toccata ad alcune banche e soprattutto al consolato della Turchia per esprimere solidarietà con la resistenza del popolo kurdo a Kobane e nel Rojava. Ma l’unico momento di tensione è avvenuto alla sede dell’agenzia Manpower di via Maino, anch’essa sanzionata con vernice, uova e qualche bastonata. L’arrivo di corsa di un contingente di polizia ha provocato qualche apprensione, ma poi il corteo ha continuato la sua strada. Dopo aver superato Porta Venezia e Porta Gioia il corteo degli studenti è arrivato sotto il grattacielo della Regione Lombardia in via Melchiorre Gioia dove si è concluso.
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