Si riaffaccia il progetto della “Kernel Europa,” una Unione Europea a più velocità ed a cerchi concentrici subordinati ad un nucleo centrale. Un vecchio progetto tedesco del 1994 torna così a imporsi nel dibattito e nelle prospettive europee assumendo in pieno l’impianto ideologico ordo-liberista, variante germanica del liberalismo, che ha conformato fin nei dettagli la costruzione dell’Unione Europea. L’ipotesi emerge da un documento segreto franco-tedesco, riportato dal settimanale Die Zeit, nel quale la cancelliera tedesca Merkel e il presidente francese Hollande intendono procedere ad un cambio di passo significativo nei poteri decisionali dell’Unione Europea. Colpisce il fatto che il documento sia strutturalmente “euro-centrico” nel senso che mette il mantenimento della moneta unica come fattore strategico della tenuta dell’apparato costruito dalle classi dominanti europee sull’Ue. In particolare emerge la tentazione di procedere anche ad una gestione sia delle spinte centrifughe che centripete dell’Eurozona. Da un lato i paesi più deboli possono essere marginalizzati, dall’altra quelli più forti – il nucleo duro franco-tedesco – invece si centralizzano ancora di più.
Secondo il documento, citato dal settimanale tedesco, in futuro gli Stati dell’Eurozona dovrebbero lavorare in modo molto più coeso. Nelle intenzioni della Merkel l’Unione europea infatti deve arrivare ad avere “vertici dell’Eurozona più regolari”. Non solo. Dovrebbe anche essere migliorata la capacità di azione del gruppo dei ministri delle Finanze.
Il documento, elaborato insieme al presidente francese Francois Hollande, viene presentato come il contributo di Merkel al vertice europeo del 26/27 giugno prossimo, in cui si dovrà discutere della riorganizzazione dell’Unione europea alla luce delle crescenti tensioni e contraddizioni che vengono emergendo. Da un lato il referendum britannico sulla permanenza o meno nell’Unione, dall’altra le proteste contro le politiche di austerity che vedono la Grecia al centro della tensione ma anche i risultati delle elezioni amministrative in Spagna e di quelle presidenziali in Polonia dove sono cresciuti i consensi alle posizioni – diverse tra loro – di critica ai diktat e ai vincoli dell’Unione Europea.
In molti vedono in questo documento l’attuazione del famoso piano Schauble-Lamers del 1994, quello che individuava la necessità di una “Kernel Europa”cioè di un nucleo duro centrale al quale tutti gli altri dovevano adeguarsi. Inutile dire che al centro del nucleo centrale si sono Germania e Francia. Il documento venne presentato il 1° settembre del 1994, durante il semestre di presidenza tedesca dell’Ue, quando l’allora presidente del gruppo parlamentare della CDU/CSU Wolfgang Schäuble presentòal Bundestag, a nome del suo partito, il documento redatto insieme a Karl Lamers dal titolo “Riflessioni sulla politica europea”. Erano passati poco più di un anno dalla dissoluzione dell’Urss e due anni dalla riunificazione tedesca, e si delineava la prospettiva dell’allargamento ad est dell’Unione Europea. Il documento Schauble-Lamers riteneva che lo sviluppo del processo di unificazione in Europa era entrato “in una fase critica”, tale che, “se entro due-quattro anni non si trova una soluzione alle cause di tale inquietante evoluzione, anziché indirizzarsi verso la maggiore convergenza prevista dal Trattato di Maastricht, l’Unione rischia di imboccare inesorabilmente la via di una formazione più debole, limitata essenzialmente ad alcuni aspetti economici e composta da diversi sottogruppi. Tale zona di libero scambio ‘migliorata’ non potrebbe consentire alla società europea di superare i problemi vitali e le sfide esterne che si trova ad affrontare”. I provvedimenti istituzionali e politici che Schäuble e Lamers suggerivano per prevenire questa deriva riguardavano innanzitutto lo sviluppo istituzionale dell’Unione, la cui capacità di azione e base democratica dovevano essere rafforzate adottando una struttura ispirata al modello dello Stato federale e al principio di sussidiarietà; e parallelamente, “nonostante le notevoli difficoltà giuridiche e pratiche”, si sarebbe dovuta istituzionalizzare l’idea di un’Europa a più velocità – “altrimenti l’Unione si limiterà ad una cooperazione intergovernativa favorevole ad una ‘Europa alla carta’ ” – e si sarebbe dovuto rafforzare “il nucleo duro già costituito dai paesi impegnati sul fronte dell’integrazione e pronti a cooperare”. Questo nucleo, composto dalla Francia, dalla Germania e dai paesi del Benelux, si confermava anche in ambito monetario – cosa importantissima secondo i due autori del testo, dato che proprio l’Unione Economica e Monetaria doveva essere, a sua volta, il nucleo duro dell’Unione politica – ed era l’unico strumento che avrebbe permesso di conciliare gli obiettivi contraddittori dell’approfondimento e dell’allargamento dell’Unione Europea. Sono passati venti anni da quel progetto egemonico tedesco e adesso le condizioni per attuarlo si stanno delineando compiutamente, trascinando così il settore più concentrato, monopolista e multinazionale del capitalismo europeo.
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