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Processo Menarini. I buchi alla sanità li fanno le multinazionali

Prendiamo la notizia come viene data dai giornali mainstream, in questo caso da Repubblica:

 

Condannati i vertici della casa farmaceutica Menarini. La presidente Lucia Aleotti condannata a 10 anni e mezzo per riciclaggio da frode fiscale, 7 anni e mezzo al fratello, Giovanni Aleotti, vipresidente, per gli stessi reati. Lucia Aleotti è stata condannata anche per corruzione. Ordinata la confisca per un miliardo di euro nei conti all'estero della famiglia. La più grande casa farmaceutica italiana, la Menarini di Firenze, sarebbe diventata tale perpetrando per quasi trent'anni, dal 1984 al 2010, una colossale truffa ai danni del sistema sanitario nazionale. Usando società estere fittizie per l'acquisto dei principi attivi dei farmaci, ne avrebbe aumentato il prezzo finale grazie a una serie di false fatturazioni. Lo Stato, rimborsando medicinali con prezzi gonfiati, ci avrebbe rimesso 860 milioni di euro. La famiglia Aleotti, proprietaria della Menarini, ci avrebbe guadagnato oltre mezzo miliardo di euro: quei soldi sarebbero stati riciclati all’estero insieme con altri proventi illeciti accumulati grazie alla corruzione e a numerosi reati di frode fiscale, per un totale di circa 1.2 miliardi di euro.

 

I signori Aleotti, però, non si occupavano soltanto dei propria affari, ma corrompendo le persone che costituivano gli organi amministrativi deputati alla determinazione del prezzo dei farmaci”, il defunto patron Alberto Aleotti “otteneva prezzi vantaggiosi anche per i prodotti delle altre multinazionali”.

Un raro esempio di solidarietà di classe, dobbiamo dire, perché in questo caso i padroni della Menarini si preoccupavano di favorire anche la concorrenza, mettendo a disposizione i “propri” funzionari corrotti per l'identica prassi truffaldina.

Ne possiamo dedurre senza sforzo che il danno subito dalle casse dello stato sia insomma molto superiore al quasi miliardo gestito dalla sola Menarini. Quanto? E chi lo può dire, bisognerebbe ripercorrere tutte le gare di appalto per forniture al sistema sanitario nazionale nel corso di oltre un quarto di secolo.

Lo stesso giudice che ha emesso la sentenza ne è del tutto consapevole: “anche se la Menarini era al loro confronto un moscerino, le grandi multinazionali avevano interesse a fare accordi con Aleotti, perché lui riusciva a ottenere per i farmaci, su questo mercato, prezzi nettamente più alti rispetto a quelli che sarebbero riusciti a spuntare loro”. Insomma, possiamo pensare a molti miliardi di “ingiustificato profitto”.

E dire che Aleotti il vecchio era già stato indagato e arrestato ai tempi di Mani Pulite, specificamente nel ramo napoletano chiamato non a caso “Farmatruffa” e che portl all'arresto di Poggiolini (quello che nascondeva le mazzette dentro il puff del salotto), alle dimissioni dell'allora ministro De Lorenzo, ecc.

In quell'inchiesta Aleotti senior se la cavò con una pena mite grazie al patteggiamento, risarcendo allo Stato circa 3 miliardi di lire (era il 1997, la cifra era tutto sommato rispettabile, anche se una pagliuzza rispetto al “movimentato”). Ma proprio il patteggiamento, che bloccava ulteriori indagini (di fatto l'imputato ammette di essere colpevole, quindi decade la necessità di andare avanti), permise di tenere ancora operativo il meccanismo di corruzione che, dopo altri venticinque anni, gli ha fatto arrrivare nei conti (esteri, ovviamente) oltre 1 miliardo di euro.

L'inchiesta che ha portato alla condanna, infatti, non è partita da un'iniziativa della magistratura italiana, ma dalla lista dei clienti segreti della Banca Lgt, in Liechtenstein, venduta ai sevizi segreti tedeschi da un funzionario – Heinrich Kieber – in cerca di soldi e vendetta.

Naturalmente sui media mainstream nessun accenno al fatto che questa condanna dimostra come grossa parte del “buco nella spesa sanitaria” sia dovuto a pratiche come questa nelle forniture di farmaci e macchinari, oltre che alle “convenzioni” con le cliniche private anche per esami diagnostici ampiamente nelle possibilità del sistema pubblico. Come spiega il testo della condanna, attraverso la corruzione di pochi funzionari di alto livello "che determinavano il prezzo dei farmaci, che così non guardavano nemmeno le carte”.

No, qui si preferisce “risparmiare” tagliano ambulatori, presìdi ospedalieri, pronto soccorso, personale medico e infermieristico (pulizie e servizi vari sono stati “esternalizzati” da tempo, e dati in appalto al massimo ribasso). AL massimo si ricorre a mega-operazioni da "grande fratello" per inchiodare qualche decina di "furbetti del cartellino", come se "il buco" miliardario dipendesse da qualche decina di stipendi erogati alle persone sbagliate oppure da qualche certificato medico di manica larga…

Noi, qualche ideuzza sul come recuperare risorse per la sanità, ce l'avremmo pure. Volete provare?

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