Ernesto, della Rete dei Comunisti della Campania. Come si stanno organizzando queste due giornate, lo sciopero e poi la manifestazione del 22 ottobre, nella tua regione?
L’organizzazione è iniziata già questa estate, perché lo spostamento continuo della data del referendum ci ha dato la possibilità di partire prima dell’estate con assemblee, riunioni fatte soprattutto a Napoli o, comunque, nell’area metropolitana. Le lotte locali, ma anche le vertenze si sono politicizzate in previsione della data che poi abbiamo scelto, le date della mobilitazione, sia quella del 21 che quella del 22. A Napoli ci sono state varie riunioni con i compagni del movimento per affrontare la data, tenendo conto anche dell’adesione del SiCobas alla proposta fatta dall’Usb per lo sciopero generale e quindi si è allargata una platea militante. Noi abbiamo avuto delle delle anticipazioni con assemblee e riunioni organizzate sia dalla piattaforma sociale Eurostop che dalla Rete dei Comunisti. Domani a Giugliano, un comune che è stato il punto di riferimento delle lotte per l’ambiente negli anni passati, abbiamo costituito la struttura dell’area di Eurostop, e sta allargandosi man mano. C’è stata un'assemblea-dibattito per lanciare la campagna, anche oltre la mobilitazione del 21 e del 22. Per il 21 è stato anche investito il movimento dei disoccupati a Giugliano, mentre invece il 19, come Rete dei Comunisti, abbiamo un’assemblea territoriale sull’organizzazione delle due giornate. Questa cosa è stata preceduta da un’assemblea mercoledì scorso all’Università Orientale di Napoli per organizzarci anche insieme ai compagni del movimento; e si è deciso di intervenire, il giorno dello sciopero generale, nell’area industria e piattaforma logistica di Pomigliano-Nola, che è poi il fulcro di tutta la movimentazione di merci e quel che è rimasto della produzione in Campania delle grosse e medie fabbriche. Stiamo ovviamente organizzando pullman e possibilità di partecipazione per il 22. Non è semplice, perché in alcune aree non ci sono precedenti di mobilitazione con le nostre aree. Per esempio nella zona industriale di Aversa Teverola, dove c’è l’Indesit, noi stiamo facendo un lavoro organizzativo tutto da zero. Queste sono cose importanti perché si ritorna a discutere nei luoghi di lavoro, si ritorna a discutere nei posti dove c’era conflitto o c’è stato conflitto; e lo facciamo come piattaforma Eurostop – là dove ci sono compagni cha fanno parte di questa piattaforma – oppure come Rete, anche a sostegno a momenti sindacali.
Il 22 è la giornata del No sociale… Cosa è il No sociale?
No sociale perché c’è da riprendere, come dicevo prima, tutta la critica rispetto alla ristrutturazione, al taglio alla spesa pubblica, l’attacco alla sanità, l’attacco alla scuola stessa come scuola pubblica. Quindi deve partire da quelle che sono le indigenze, dagli strati subalterni, quelli che sono schiacciati più di altri. O parte da lì, o altrimenti diventa una questione molto, diciamo, ristretta, settaria, chiusa, per specialisti del diritto, che non porta da nessuna parte. E soprattutto il NO sociale è il No a Renzi, il No a questo governo, perché diventi anche un NO più critico al modo di intendere l’economia, al modo di intendere il lavoro, quelle che sono le nuove figure dello sfruttamento, ossia i braccianti emigrati o i ragazzi che con i foglietti di carta vengono assoldati giorno per giorno, per un lavoro fittizio o di poche ore o poche giornate al massimo. Quindi è un qualcosa che deve investire soprattutto quelle che sono le periferie delle grandi aree metropolitane, che in maniera critica si sono anche espresse con dei No nel momento elettorale di qualche mese fa. Bisogna quindi valorizzare il No sociale, che non sia solo rinchiuso all’interno delle vertenze sindacali ma allargato ai territori.
Ricordiamo che Piazza San Giovanni si chiamerà Piazza Abd Elsalam, in ricordo del lavoratore ucciso poche settimane fa a Piacenza durante un picchetto sindacale. Sarannp davvero due giornate e una nottata piene di significato. Per chiudere… Si parla moltissimo di Napoli e di quello che accade in città, per quello che riguarda l’amministrazione della città di Napoli … Cosa c’è di rilevante che sta accadendo?
In effetti il plebiscito che ha investito De Magistris per la seconda volta nell’amministrazione della città è stato sostenuto da comitati, organizzazioni, centri sociali e altro. Che oggi criticano anche alcuni dei passaggi dell’amministrazione stessa. Diciamo che è una contraddizione in crescita in tutti i sensi: da una parte c’è l’apertura di questo sindaco, dall’altra il sindaco stesso è stretto dalle tenaglie dei vincoli di bilancio…
Non si doveva firmare nei giorni scorsi il patto per Napoli, con Palazzo Chigi?
Sì, c’è anche quella cosa, ma io intendevo parlare, per esempio, della questione dell’acqua, che ha creato parecchio sconcerto nei movimenti a Napoli… Sicuramente c’è anche la questione della vertenza con il governo, la questione Bagnoli e la questione dei rubinetti finanziari chiusi rispetto ad una città che ha 4-5 milioni di abitanti e che anela da sempre questo tipo di investimenti…
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