La distruzione della scuola pubblica non era stata completata, mancava il segmento 0-6.
Ci ha pensato il Ministro Fedeli, in perfetta continuità con il rottamatore dei diritti Renzi al quale, nella collezione delle nefandezze, mancava la demolizione della scuola dell’infanzia.
La scuola dell’infanzia in Italia, per intenderci il segmento 3-6, aveva perfezionato un suo percorso formativo raggiungendo punte di eccellenza riconosciute a livello internazionale e imitate per la qualità del livello educativo.
Il nido invece era riservato al segmento 0-3 e rispondeva prioritariamente alle esigenze e ai tempi di lavoro dei genitori.
Sotto questo aspetto il nido poteva tranquillamente essere considerato un servizio, mentre la scuola dell’infanzia manteneva la funzione di istruzione rispondendo ad una propria specificità didattica ed educativa.
Ora nel calderone 0-6 le specificità proprie dei percorsi di istruzione non si differenzieranno dalle specificità del servizio, e se la senatrice Puglisi, prima firmataria del progetto di distruzione della scuola dell’infanzia, esulta sostenendo che si comincerà ad imparare sin dal nido, non ha compreso, piuttosto, che la riforma che le hanno fatto firmare prevede esattamente il contrario, sicché anche la scuola materna sarà un servizio, affidato ad enti locali che esternalizzeranno a cooperative con gare al ribasso.
Si aggiunga che se fino ad oggi era prevista una forma di contribuzione solo per i nidi, con il sistema integrato non solo si aprirà la stagione della privatizzazione selvaggia con affidamento a cooperative di dubbia preparazione, ma la contribuzione alle spese potrà essere richiesta per tutto il ciclo “integrato”, non più fino a tre anni, ma fino a 6, con buona pace dell’articolo 34 della Costituzione.
L’unica certezza, ormai, è che l’istituzione scolastica è stata definitivamente e completamente mortificata e che i più piccoli saranno affidati a quello che appare essere una brutta imitazione dello smaland dell’Ikea, per giunta a pagamento.
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