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Una generazione ferita. Un giovane su cinque è nel limbo dei Neet

Sono il 23,1% i giovani tra 15 e 29 anni che in Italia si collocano nella condizione di quelli che vengono definiti come Neet (Not in Employment, Education or Training; cioè che non lavorano, non vanno a scuola, non hanno formazione).

La percentuale dell’Italia, significativamente, è la più alta registrata nell’Unione Europea. I Neet italiani sono oltre il doppio di quella di Francia e Germania.

Il 12,7% degli studenti non arriva al diploma, abbandona precocemente gli studi (al Sud si sale al 15%). C’è poi il 9,7% del totale, quasi un diplomato su 10 nel 2022, “senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università“.

Ci sarebbe da discutere se il criterio delle “competenze” sia l’indicatore adatto per fare valutazioni credibili ma, come indicato in diversi articoli già pubblicati dal nostro giornale, i parametri introdotti nell’istruzione pubblica in Italia somigliano sempre di più a quelli aziendali che a quelli educativi.

A peggiorare una situazione già grave, c’è stata l’emergenza Covid che ha ridotto verso il basso molti indicatori in questo ambito.

Tra le conseguenze della pandemia tra i giovani c’è stato infatti anche l’aumento della dispersione implicita, termine con cui si intende “la quota di studenti che terminano il loro percorso scolastico con competenze di base inadeguate in tutte le materie rilevate nelle prove Invalsi (italiano, matematica e inglese)”.

La percentuale di ragazzi ritenuti con “competenze inadeguate” secondo i dati Openpolis,  è passata dal 7,5% del 2019 al 9,8% del 2021. I test Invalsi 2022 – discutibili, anzi contestabilissimi – sembrerebbero segnare una stabilizzazione (9,7%) ma non un ritorno alla situazione pre-Covid.

Tra i principali fattori di rischio per finire tra i Neet sono stati riscontrati un basso rendimento scolastico, una famiglia con basso reddito, un genitore con periodi di disoccupazione, famiglie monogenitoriali, vivere in una zona rurale, avere una disabilità, famiglie di immigrati.

Con tutti i dati che confermano l’aumento della povertà e del disagio socioeconomico, l’aumento dell’abbandono scolastico e della disoccupazione giovanile cresce proporzionalmente ed esponenzialmente, rispecchiando anche i divari sociali e territoriali ormai strutturali nel paese, ma destinati ad aumentare (vedi le conseguenze che avrà l’autonomia differenziata delle regioni, ndr) per scelte consapevoli e precise delle classi dirigenti in questa direzione.

Secondo i dati rilevati da Openpolis, nel 2022 le regioni dove la dispersione implicita è risultata più elevata, sono state quelle del Meridione: Campania (19,8%), Sardegna (18,7%), Calabria (18%) e Sicilia (16%), regioni che sono sopra la media anche per la quota di giovani che hanno lasciato la scuola con al massimo la licenza media.

L’abbandono scolastico rilevato come media nazionale è del 12,7%, anche qui con punte in Sicilia (21,1%) e Puglia (17,6%) e valori più alti rispetto a Centro e Nord anche in Campania (16,4%) e Calabria (14%).

Ovvio, ma non inevitabile né ineluttabile, che questa condizione colpisca soprattutto ragazze e ragazzi con alle spalle le famiglie più fragili a livello economico, culturale e sociale e si più grave soprattutto, nelle aree del paese più deprivate e maggiormente segnate dalle disuguaglianze sociali, in particolare il Sud, le isole e le aree interne.

In Italia circa 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni vengono considerati come Neet, dunque che non studiano e non lavorano.

Ma disaggregando il dato si rileva che anche in questa categoria c’è un divario di genere e territoriale: il fenomeno dei Neet colpisce in misura maggiore le ragazze (20,5%) e gli abitanti del Meridione (27,9%).

Le 9 province dove oltre il 35% dei giovani è Neet sono tutte al Sud: Caltanissetta (46,3%), Taranto, Catania, Napoli, Messina, Palermo, Siracusa, Foggia e Catanzaro.

Questi dati, ormai consolidati da anni, sono l’indicatore della regressione sociale e civile complessiva del paese avviatasi ormai da trenta anni ma che rappresentano anche una ipoteca sul futuro del paese stesso.

Con milioni di giovani emigrati all’estero e milioni sospesi nel “limbo dei neet”, immaginare un paese diverso da quello di “cameriere per il turismo di massa internazionale” diventa sempre più difficile.

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2 Commenti


  • Robby

    Le cause delle problematiche affrontate sono certamente complesse tuttavia continuare a ignorare la necessità di adottare rapide misure per ridare un ruolo centrale all’istruzione professionale in grado di preparare in tempi non eccessivi, bravi tecnici e operai forse potrebbe consentire di recuperare parzialmente il dato preoccupante dell’abbandono.


    • Redazione Contropiano

      Questa è la strada che è stata seguita negli ultimi 40 anni e che ha prodotto il disastro attuale….

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