Intervista realizzata da Radio Città Aperta
Parliamo di questa giornata di oggi, dell'8 marzo, anzi Lotto marzo come giustamente mi viene ricordato da Grazia. Mi accorgo questa mattina che, anche leggendo i titoli dei giornali mainstream, si parla di una giornata di lotta e non di una giornata di commemorazione o di omaggio… Oggi è una giornata di lotta, qui in Italia è stato indetto uno sciopero generale di 24 ore da diverse realtà del sindacalismo di base. Tra l'altro ciò significa che nelle 24 ore tutte le lavoratrici del pubblico impiego e del privato possono scioperare perché esiste la copertura sindacale generale… Non è una cosa di poca importanza… Abbiamo con noi Simona, della rete Io Decido. Ciao Simona.
Ciao a tutte e tutti.
Partiamo dalla giornata di oggi, che anche nella comunicazione mainstream viene descritta come una giornata di lotta. Già questo è un dato importante su cui ragionare, no?
Sarebbe stato folle non raccontarlo così, visto che ci sono 54 paesi nel mondo in cui le donne hanno proclamato sciopero generale.
Parliamo di quello che avviene in Italia, in particolare qui su Roma. Tu hai già partecipato ad paio di iniziative stamattina, se non sbaglio.
Sì, esatto. Intanto volevo dire questo che noi, come rete Io Decido, sono già alcuni anni che abbiamo tentato di fare uscire la giornata dalla solita solfa tra rito e commemorazione, mutuandola invece come giornata di lotta. Quest'anno poi, forti di un percorso che va avanti da 8 mesi e che sta provando a cimentarsi con la scrittura di questo piano femminista contro la violenza maschile, culmina anche oggi in questa tappa dello sciopero delle donne – per noi molto importante – provando a costruire questo nesso, sempre più forte, tra violenza maschile sulle donne e questione del lavoro, dell'autonomia. Siamo partite prestissimo stamattina e tra poco ti passo Marina che ti racconta del presidio di Almaviva, perché è stato un passaggio molto molto importante. In questo momento sono attive quattro piazze, noi siamo sotto la regione Lazio con la piazza dell'autodeterminazione, della salute e del lavoro, dove ci sono tutta una serie di vertenze lavorative che hanno come controparte la Regione Lazio. Ovviamente i centri antiviolenza, che dipendono propeio dalla regione e tutta la questione della salute, dell'attacco alla salute, del diritto alla libertà di scelta rispetto alla maternità consapevole e quindi al diritto, ovviamente, all'Ivg contro l'obiezione di coscienza. Che, ricordo, nel Lazio è dell'81 per cento. Sempre nello stesso momento ci sono le precarie degli asili nido a Bocca della Verità, mentre le educatrici degli asili nido sono a Madonna di Loreto. A San Cosimato, dove c'era la piazza della formazione e dell'educazione delle differenze contro la «buona scuola», è appena partito il corteo per andare verso il Miur. E poi, appunto, tutti quanti e tutte quante convergeranno, alle ore 17, al Colosseo. Adesso ti passo un attimo Marina che ti racconta invece questo momento molto importante con tantissime lavoratrici di Almaviva. Ciao a tutti, a presto.
Ciao Marina. Dunque tu ti trovi davanti ad Almaviva con le lavoratrici di Almaviva. Anche tu sei una lavoratrice di Almaviva?
No. Sono stata qui questa mattina perché c’era il presidio di mattina presto… Adesso è finito e le lavoratrici di Almaviva sono venute qui sotto alla Regione Lazio. Io sono stata lì insieme a loro, insieme a tantissime altre donne ed è stato sicuramente un momento molto importante e soprattutto un bellissimo inizio per questo 8 marzo di sciopero e di lotta. Come forse saprete loro sono ex lavoratrici Almaviva, perché sono state licenziate; rientrano nei 1666 licenziamenti. Questa cifra così alta è composta per l'80 per cento da donne. Peraltro la vertenza delle lavoratrici continua ad avere molte difficoltà, nel senso che avrebbero dovuto ricevere qualche mese fa tutti i Tfr arretrati e questa cosa non è accaduta; perché Almaviva si è dichiarata “incapiente” all'Inps. Quindi diciamo per le lavoratrici fare questo presidio lì sotto, visto che in passato la questura ha sempre negato lì la zona di fronte all'ingresso della sede, avere questo momento per poter comunicare sotto la sede di Almaviva e denunciare quanto ancora sta accadendo anche dopo i licenziamenti è stato un momento molto importante. Ma lo è stato anche per noi come Nonunadimeno, perché riteniamo che il contrasto alla violenza economica, allo sfruttamento, al lavoro sottopagato e via dicendo possa muoversi soltanto all'interno di una costruzione di nuovi strumenti, di nuove pratiche, di solidarietà e mutualismo. Non casualmente siamo andate tutte insieme lì sotto con uno slogan molto chiaro che diceva: «non una di meno, nessuna da sola».
Un'ultima considerazione… E’ interessante questo cambiamento, perché c'è stato un passaggio a questo aspetto dello sciopero e quindi sindacale. Però qui in Italia non c'è stato il sostegno dei sindacati più grandi, ossia CgilCislUil. Sono stati unicamente i sindacati di base a dare sostegno alla possibilità di attuare effettivamente lo sciopero, con la copertura sindacale. Avete trovato delle difficoltà nel rapportarvi ai sindacati più grandi?
Noi abbiamo richiesto fin da subito – quando è stato lanciato questo sciopero, il giorno dopo la grande manifestazione del 26 novembre – a tutti i sindacati, inclusi i sindacati confederali, di mettersi al servizio delle mobilitazioni delle donne, vista anche la gravità, l'emergenza della situazione. Abbiamo provato a dialogare con loro a più riprese; abbiamo scritto loro anche dopo che i sindacati di base hanno indetto lo sciopero generale di 24 ore, sia nel settore pubblico che in quello privato; abbiamo a più riprese scritto anche delle lettere alla Cgil, alla Fiom, per richiedere un incontro. Con la Fiom c'è stato, però è stata negata la possibilità per loro di indire lo sciopero. La stessa segretaria della Cgil, Susanna Camusso, ci ha risposto dicendoci che, fondamentalmente, questo sciopero si muoveva su un piano prevalentemente simbolico e che lo sciopero poteva essere indetto soltanto in quelle situazioni concrete dove ciò poteva essere nei realizzabile luoghi di lavoro. Noi, a tutto questo, abbiamo risposto, al di là del fatto che riteniamo che sia veramente miope definire tutto ciò che sta accadendo in questo momento nel mondo, stiamo parlando di 50 paesi in tutto il globo, definire tutto questo simbolico, prevalentemente simbolico… è veramente riduttivo, se non offensivo. Abbiamo detto che, invece, questo sciopero è maledettamente concreto, così come le motivazioni di questo sciopero sono maledettamente concrete. Soprattutto non riteniamo che possa essere – come dire – etichettato semplicemente come uno “sciopero politico”. Certamente è uno sciopero politico, ma ha anche una propria piattaforma specifica. La nostra piattaforma è il piano femminista contro la violenza; un piano che, peraltro, anche sulle questioni del lavoro e del welfare, richiede delle cose molto chiare e molto specifiche. Quindi noi abbiamo anche risposto alla lettera che la segretaria della Cgil ci ha inviato. In più – altra cosa che ci tengo veramente molto a dire – è che nei giorni precedenti allo sciopero la casella di posta di Nonunadimeno è stata inondata da richieste da parte di lavoratrici e lavoratori che volevano scioperare, però le loro rsu o rappresentanze sindacali, il più delle volte dei sindacali confederali, davano loro false informazioni, dicendo che non potevano scioperare perché il loro sindacato non l’aveva indetto. Quindi noi ci siamo ritrovate anche in questa situazione a dover rispondere – non sto scherzando – ogni giorno, a centinaia e centinaia di mail di questo tipo, fino a che non abbiamo deciso anche di denunciare la cosa. Perché, come dire, non indire lo sciopero è ovviamente più che legittimo; però impedirne l'esercizio, laddove il diritto di sciopero è un diritto individuale, di certo non è cosa legittima. Noi pensiamo che i sindacali confederali hanno perso una grande occasione, non hanno colto questa sfida a nostro avviso storica. Perché, insomma, siamo di fronte ad uno sciopero globale delle donne, siamo di fronte ad un movimento globale, le donne tutte stanno alzando la testa e hanno anche molto chiaro ciò che vogliono. Ciò che vogliono sui luoghi di lavoro, ciò che vogliono nelle strutture sanitarie, ciò che vogliono relativamente percorsi di fuoriuscita dalla violenza… Insomma, si tratta anche di ripensare complessivamente la società e non fare della questione della violenza una battaglia meramente culturale, staccata invece da quella più prettamente vertenziale e sindacale, tradizionalmente intesa. Si tratta piuttosto di sparigliare le carte, è veramente arrivato il tempo.
Grazie, grazie molto.
Grazie Marina, buon proseguimento.
Grazie a voi.
Ringraziamo Marina e Simona della rete Io Decido. Ricordiamo, Grazia, alle 17 il corteo.
Sì. Il corteo, quello di Roma, partirà alle 17 da piazza del Colosseo e arriverà fino a piazza san Cosimato, a Trastevere. Volevo soltanto fare una nota rispetto a quello che diceva Marina. Questo tentare di bloccare gli scioperi, è una cosa che non si fa… Quantomeno lasciamola fare a chi ci tiene a farlo, e cioè il padrone… Vedere sindacati che bloccano gli scioperi è veramente è una cosa pazzesca, non si può ascoltare…
Foto e video di Patrizia Cortellessa
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