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“Uno sciopero per salvare la scuola pubblica”

Intervista realizzata da Radio Città Aperta.

 

Il nuovo spazio informativo dedicato alla scuola, allo sciopero della scuola previsto per il 17 marzo, esattamente tra una settimana. Abbiamo al telefono Luigi Del Prete, Unione Sindacale di Base Scuola. Ciao Luigi, buon pomeriggio.

Salve, salve a tutti.

 

Grazie della tua disponibilità innanzitutto. Fra una settimana sciopero della scuola con una piattaforma chiara: contro la legge 107 e le deleghe scuola, per la difesa della scuola pubblica contro il blocco della contrattazione, contro i tagli al sostegno, per gli aumenti salariali, per la stabilizzazione dei docenti e Ata. La condizione della scuola pubblica italiana è grave, si parte un po’ da questa considerazione per sviluppare un piccolo ragionamento…

Sì, assolutamente. La situazione non è sicuramente migliorata rispetto al 4 dicembre. Dal mese di gennaio, ha vissuto l’immediata approvazione delle deleghe previste dalla legge 107, che si configurano come una vera e propria riforma della scuola che include e colpisce alcuni degli aspetti più importanti nella scuola pubblica: inclusione, riforma dei professionali, esami di stato con la posizione degli Invalsi, dell’alternanza scuola-lavoro, il prossimo esame di stato. Abbiamo una riforma che riguarda il nuovo reclutamento, dove i docenti saranno costretti a sostenere un nuovo concorso; ma non per accedere al ruolo, ma per accedere ad un periodo aziendale di formazione… Quindi siamo in una situazione in cui la scuola continua ad essere duramente colpita e quindi si necessita di una risposta immediata per impedire che le deleghe passino in Parlamento.

 

Immaginiamo che sia uno sciopero che coinvolgerà tantissimi lavoratori della scuola. Che tipo di risposte vi aspettate da parte del governo?

Noi crediamo che il governo ci debba ascoltare assolutamente. Sarà uno sciopero che vedrà la partecipazione di tantissimi colleghi. Crediamo che l’ascolto sia necessario. Sia necessario perché qui non stiamo trattando argomenti secondari della scuola pubblica statale, ma stiamo riproponendo una radicale riforma della scuola rispetto alla quale, ancora una volta, il governo rifiuta qualsiasi contatto, dialogo, confronto con tutte quelle realtà che vivono quotidianamente la scuola: con gli studenti, non c’è nessun confronto, per esempio, sugli esami di stato, sulla questione dell’introduzione degli invalsi e dell’alternanza scuola-lavoro per i prossimi esami di maturità; non c’è nessun confronto, per esempio, per quanto riguarda la delega sul sostegno con le famiglie degli alunni diversamente abili e con gli insegnanti di sostegno. Non c‘è nessun confronto con tutte quelle realtà… per esempio i colleghi che vivono gli istituti professionali, che sono già un ramo della scuola pubblica statale in crisi e che rischia di trasformarsi in una vera e propria scuola di avviamento al lavoro. Quindi noi crediamo che l’ascolto sia necessario, perché è la condizione per una partecipazione collettiva al mondo della scuola. Continuare a produrre riforme senza dialogo rischia solamente di trasformare definitivamente la scuola in quella dimensione aziendale che è già divenuta con la legge 107.

 

Diciamo che il referendum e le dimissioni di Renzi avevano, in qualche modo, interrotto un progetto di definitiva devastazione di concetto di scuola pubblica in questo paese. Questo nuovo governo sembra si stia lentamente rimettendo su quel tipo di percorso. La visione che questa maggioranza di governo ha della scuola è quella del decreto “buona-scuola”, non si esce da questo tipo di visione. Questa è una realtà con cui bisogna fare i conti di qui al futuro, oppure ritieni che ci sia possibilità di interlocuzione o, magari, cambiando la maggioranza di governo potrebbe esserci più spazio per visioni diverse? Penso, ad esempio, al Movimento 5 Stelle?

Io credo che questo governo si muova in assoluta continuità con le iniziative che hanno preceduto il 4 dicembre; e che il duro colpo del 4 dicembre non sia servito come lezione. Parliamo per esempio della delega alla legge 107, quindi in piena continuità con la legge 107. Noi abbiamo capito benissimo che, probabilmente, con questo governo, non c’è nessuna possibilità di dialogo e che qui, invece, va messa in campo invece una reazione forte della scuola nei confronti di questo governo. Perché con il ministro Fedeli non è cambiato assolutamente nulla. Forse quelli che fanno finta di non capirlo sono i sindacati classici, Cgil-Cisl-Uil, che appena un mese dopo la vittoria del 4 dicembre, vittoria in cui l’Usb ha svolto un ruolo fondamentale e in cui invece Cgil-Cisl-Uil non hanno fatto nulla; questi sindacati si sino riposizionati al tavolo delle trattative firmando, ad esempio, una nuova mobilità, 2017-2018, che rappresenta, diciamo, l’ingresso della legge 107 all’interno delle scuole per quanto riguarda la chiamata diretta e l’organico. Quindi noi abbiamo le idee chiare su come procede questo governo e la piena continuità con le iniziative legislative che hanno caratterizzato il governo Renzi, nella prima parte che ha preceduto il referendum del 4 dicembre. C’è qualche sindacato invece che o fa finta di non capire o, molto semplicemente, cerca di acquisire un minimo di concertazione ma sempre alle spalle dei lavoratori, naturalmente…

 

Per il momento grazie, buon proseguimento di giornata.

Arrivederci a tutti.

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1 Commento


  • Patrizia Catania

    Sono tanto tanto ottimista sulle deleghe scuola che essere iscritta ad usb la vedo come un’opzione ottimista… “Per la difesa della scuola pubblica”, c’era scritto sul volantino che ha indetto l’assemblea territoriale cui ho partecipato oggi pomeriggio in una scuola di Ferrara: ma forse invece quella scuola è già da tempo irrigata da interessi particolari, diciamo. Il punto di vista di Del Prete e dei colleghi dell’usb è chiaro e argomentato. Ma i temi delle deleghe toccano tutti. Per noi è fondamentale agire almeno nell’esercizio dei diritti sindacali. I sindacati hanno come unico obiettivo la rappresentanza degli interessi e io ho evidentemente le mie preferenze (usb è il mio sindacato). Ma, al di là di questo, non ho simpatia per la 107, anche perché non capisco perché qualche collega, per quattro soldi in più in busta paga, si sforzi di essere più realista del re. Dare la propria disponibilità a progetti o prodigarsi per il bene degli studenti, è una cosa naturale. Ma penso che chi insegna debba avere uno sguardo d’insieme e non fermarsi a pensare a quello che serve o non serve per educare, o per arrotondare. Per noi è fondamentale non ripetere gli errori di altri sindacati, e continuare a contestare la 107. Su, diamoci insieme la tappa dello sciopero del 17! Per il resto insegneremo come più ci piace. Speriamo.

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