L’area partenopea è sempre più un tassello fondamentale nel dispositivo bellico sia della NATO e sia del costruendo esercito dell’Unione Europea.
Il trasferimento della storica base NATO di Bagnoli a quella più recente insediata a Lago Patria/Giugliano aveva – in molti osservatori – maturato un convincimento (sbagliato) che la presenza bellica nel nostro territorio fosse ridimensionata e declassificata.
Ma è bastato il trascorrere di poco tempo per far emergere il profilo sinistro di una presenza militare – una vera e propria produzione di morte – invasiva sul versante della presenza territoriale e particolarmente centrale nelle gerarchie di comando della Nato ed ora, anche, dell’esercito europeo.
I recenti bombardamenti USA in Siria – come è ampiamente noto – sono stati diretti dalla base NATO di Lago Patria/Giugliano rivelando, anche a chi non voleva prendere atto di una simile ingombrante presenza, che il territorio dell’area metropolitana napoletana si conferma indispensabile nei disegni aggressivi della NATO.
Come se non bastasse la Ministra della Difesa, Roberta Pinotti, nei mesi scorsi, ha reso pubblica la decisione assunta a Bruxelles assieme ai suoi 28 colleghi ministri di creare una regia unica per le operazioni militari che avvengono sotto l’egida dell’Unione Europea e che il personale militare in questione sia formato ed addestrato nella “storica” scuola di guerra napoletana “Nunziatella” collocata nel centro cittadino.
L'Unione europea sta andando nella direzione di formare un suo nucleo di difesa che avrà la necessità di essere meglio formato.
In una Europa sempre più spinta nei fattori di competizione globale internazionale un gruppo ristretto di stati potrebbe dare vita ad un vero e proprio esercito europeo che secondo i piani della Ministra potrebbe trovare in Napoli il suo centro di formazione e di “eccellenza”. I cadetti verrebbero dai paesi che aderirebbero al progetto di “Difesa Comune” per ricevere, nella nostra città, una formazione omogenea e fortemente centralizzata.
A tale proposito in una recente riunione congiunta dei Ministri della Difesa e degli Esteri dell’Unione Europea sono stati prodotti numerosi atti che sanciscono, anche formalmente, un crescente attivismo in tale fondamentale materia che necessita per un polo imperialista come quello europeo.
"Solo sei mesi fa abbiamo cominciato a lavorare sul rafforzamento del sistema di difesa e di sicurezza comune e oggi, dopo appena sei mesi, abbiamo dei passi avanti concreti approvati all'unanimità in un settore tradizionalmente considerato divisivo fra i paesi europei", ha detto l'Alto Rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini, dicendosi "orgogliosa" dei risultati ottenuti oggi.
Contemporaneamente la Ministra Pinotti ha dichiarato: “Sul tema della formazione pensiamo che per andare avanti nella Difesa europea bisogna immaginare una scuola, noi pensiamo alla Nunziatella, che diventi centro di formazione non solo per i giovani e le giovani italiane, ma che possa diventare di ambito europeo”.
A completamento di queste decisioni il Ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha espresso questo pensiero: "Il protagonismo in politica estera di Putin e alcune considerazioni di Trump rappresentano una grande opportunità per quanto riguarda la Difesa Comune europea. In un momento in cui le minacce vengono da sud dobbiamo avere un nostro sistema come di difesa. Questo non significa negare la funzione della Nato ma essere complementari".
Siamo, dunque, in presenza di un ulteriore passaggio in direzione di una accresciuta funzione militare dell’UE che avrà ricadute politiche e materiali nell’area napoletana.
Acquista, quindi, una importanza politica forte l’iniziativa No War prevista ai cancelli della base NATO di Lago Patria/Giugliano per il prossimo sabato 13 maggio alle ore 10,30.
Gli attivisti e le aggregazioni politiche e sociali che hanno organizzato questo appuntamento si sono assunte la difficile responsabilità di riaccendere l’attenzione su queste istallazioni di morte che insistono sui nostri territori e, nel contempo, lanciano un Appello – a fronte anche dei venti di guerra che spirano dal Mediterraneo alla penisola coreana fino al cuore dell’Europa ed all’America Latina – per ricostruire un adeguato movimento di lotta contro la guerra da troppo tempo assente dalla scena politica e sociale.
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