Migliaia di persone, ottomila secondono gli organizzatori, hanno manifestato ieri pomeriggio nelle strade della Capitale sotto lo slogan "Rona non si vende". La vasta ed articolata composizione sociale che da tempo sta incalzando con assemblee, vertenze, conflitti la nuova giunta comunale per materializzare una vera discontinuità con il passato, è sfilata in corteo da piazza Vittorio fino a sotto il Campidoglio (in realtà su via dei Fori Imperiali) dove si è poi tenuta una assemblea in piazza con gli interventi delle molte realtà sociali mobilitatesi. Il corteo è stato il risultato di un percorso avviato con due assemblee in Campidoglio e numerose assemblee territorali da Carovana delle Periferie, Decide Roma, Salviamo il Paesaggio, Unione Sindacale di Base. Ma tante altre realtà hanno aderito alla manifestazione, inclusi i Blocchi Precari Metropolitani, Usi, Cobas ed altri.
Il corteo è stato aperto dagli amici e parenti di Maguette Niang, l'immigrato senegalese morto durante un inseguimento dei vigili urbani contro i venditori ambulanti. E poi un lungo sfilare di tantissime realtà sociali, associative, sindacali, abitative. Una materializzazione visiva di tutte le emergenze sociali sulle quali la nuova giunta continua a mantenere un atteggiamento reticente.
L’elenco presentato e megafonato lungo tutta la manifestazione è pesante come un macigno: accettazione e non messa in discussione del controverso debito comunale accumulatosi negli anni; inerzia su una emergenza abitativa esplosiva; nebulosità sul mantenimento del carattere pubblico delle aziende municipalizzate; subalternità alla logica dell’urbanistica contrattata con gli speculatori; deresponsabilizzazione del Comune attraverso esternalizzazione e privatizzazione dei servizi sociali; indefinitezza sulla sorte degli spazi sociali, associativi e abitativi che hanno occupato immobili pubblici abbandonati al degrado; rimozione della effettiva partecipazione popolare alle decisioni strategiche su Roma. Infine, ma non per importanza, il corteo e l'assemblea finale hanno contesta il carattere liberticida e razzista del Decreto Minniti.
In una città in cui tutti gli indicatori di disagio sociale si sono drammaticamente appesantiti, la manifestazione ha chiesto un cambio di passo radicale. La vita sociale, economica, culturale, politica della città ha sofferto per anni di un consociativismo solo parzialmente rivelato da Mafia Capitale. Una palude che va bonificata individuando e dando soluzione a priorità sociali diverse da quelle degli interessi privati che hanno saccheggiato e continuano a degradare Roma.
Foto di Patrizia Cortellessa
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