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Il programma di Macron, in pillole

Ha vinto Macron, ha perso Le Pen, non avete passato la notte in festa? Non vi siete detti “meno male, pensa se avesse vinto una fascista”?

La sintesi migliore dell’alternativa che si sono trovati davanti gli elettori francesi è quella di Alessandro Robecchi: “Le politiche dei Macron producono le Le Pen, poi bisogna votare Macron per fermare la Le Pen. E' un meccanismo perfetto, tipo tagliola”.

Qui siamo in Italia, e il nostro sport preferito è strillare allo stadio o davanti alla tv. Tifosi, insomma. Che non si chiedono chi sia il padrone, ma solo che la “squadra del cuore” vinca. E se la squadra del cuore neanche partecipa, ci si accontenta di quella meno antipatica…

Ma qual’è la filosofia politica di Macron? Che diavolo può significare quel suo definirsi “né di destra, né di sinistra” (come Terza Posizione o Casapound, alle origini)?

Un piccolo breviario può aiutarci a capire meglio, e ringraziamo Giorgio Lavagna per averlo individuato dentro discorsi, interviste, comizi del nuovo presidente francese. I commenti, fuori dalle virgolette, sono nostri.

 

1. «Se fossi disoccupato, non aspetterei tutto dall’altro, prima proverei a battermi». Traduzione semplice: arrangiatevi, non vi aiuteremo a trovare un lavoro né lo Stato – d’ora in poi – si preoccuperà di crearne. In effetti, noi italiani, siamo noti per l’arte di arrangiarsi, in modo legale, semilegale e completamente illegale.

2. «Abbiamo bisogno di giovani francesi che abbiano voglia di diventare miliardari». Vi sconsigliamo le rapine in banca, avrebbe dovuto aggiungere (lui se ne intende, avendo lavorato per Rotschild), perché ormai il contante non viene trattenuto in somme considerevoli… In relatà, sta dicendo che c’è bisogno di lupi affamati di profitto, capaci di sfruttare e sbranare chiunque, ossa comprese.

3. «Spesso, la vita di un imprenditore è molto più dura di quella di un salariato, non dimentichiamocelo. Può perdere tutto, lui, e ha meno garanzie». E infatti è stato l’ideatore della loi travail, un Jobs Act alla francese, per ristabilire l’eguaglianza. Niente garanzie per tutti! Avete finito di fare la bella vita lavorando solo otto ore al giorno (più gli straordinari, all’occorrenza), mentre l’imprenditore viene stressato dalle tasse, dai controlli della Finanza (la Guardia…), dai clienti che non pagano o dai fornitori che pretendono di esserlo, dalle vacanze in yacht, etc…

4. «In questa società (Doux) c’è una maggioranza di donne. E molto di loro sono, per la maggior parte, incolte». Non conosciamo le statistiche francesi, ma sappiamo che qui in Italia è il contrario, almeno nelle nuove generazioni. In ogni caso, non proprio un’uscita elegante…

5. «I salariati francesi sono pagati troppo». «I salariati devono poter lavorare di più, senza essere pagati di più, se i sindacati maggioritari sono d’accordo». Non c’è contraddizione tra le due affermazioni. Bisogna abbassare i salari (e ti credo che gli operai della Whirpool di Amiens, sua città natale lo hanno fischiato!), allungare gli orari di lavoro, reclutare i sindacati come “complici” (ne sappiamo qualcosa, vero?)… Un programma economico cristallino, senza fronzoli e “narrazioni” per indorare la pillola.

6. «Il Front National è, a parità di condizioni, una specie di Syriza alla francese, di estrema destra». Sì, lo so, sembra una stronzata buttata lì… Però voleva dire che chi critica anche solo di sguincio le politiche dell’Unione Europea finisce nello stesso calderone (e ne abbiamo prova ogni giorno sui nostri media…). Però vuole anche dire che, in fondo, Marine Le Pen non faceva poi troppo sul serio nel criticare l’Unione Europea e l’euro… Un po’ come Tsipras, insomma.

7. «Guardate che non mi intimidite con la vostra maglietta, il miglior modo di pagarsi un vestito è lavorare». Stronzi! Mica mi mettete in imbarazzo perché io ho un gessato firmato e voi le magliette comprate alle bancarelle! E’ finito il tempo in cui i ricchi si dovevano vergognare e non mostrare troppo, in pubblico, quanto lo fossero. Mi faccio la Ferrari e ti spernacchio pure…

8. «Gli inglesi hanno la fortuna di aver avuto Margaret Thatcher». E qui non si può aggiungere nulla, se non quanto detto dagli inglesi in piazza per festeggiare la sua morte: “succhiatrice di sangue, mercante di guerra, distruttrice dell’industria britannica, possa tu marcire all’inferno”, e dunque “Ding, Dong. Witch is dead”,

9. «Dico ai giovani: Non cercate un padrone, cercate dei clienti». Frase equivoca, al limite dell’avviamento alla prostituzione… Anche se indica un’ideologia di finto scambio universale, dove tutti sono contemporaneamente venditori e compratori. E infatti, quando andate a fare un colloquio di lavoro, vi sentite esattamente alla pari con l’esaminatore, vero?

10. «La Francia è in lutto di un re». E pure il 1789 entra ufficialmente nel piccolo museo degli “errori” da non ripetere… Cavolo, ‘sti socialisti francesi avevano messo un monarchico a fare il ministro dell’economia della Republique… Perspicaci!

11. «Sono per una società senza statuti». Poteva dire senza legge, o dove vige la legge del più forte (il capitale più grande), dove i più deboli vengono sbranati. Ma è più fine così, fintamente evocativo della “libertà” illimitata che vige nella deregulation completa dei rapporti sociali.

12. «Non sono qui per difendere dei jobs esistenti». Sono qui per per imporre i mini-jobs del futuro…

13. «La disoccupazione di massa in Francia è dovuta al fatto che i lavoratori sono troppo protetti». Questa, in Italia, la sentiamo da 25 anni e possiamo dunque spiegare a tutti come va a finire: disoccupzione di massa e lavoratori senza alcuna protezione. Se voleva dimostrare un rapporto di causa-effetto, noi siamo la prova del contrario.

14. Macron qualifica tutti coloro che – nel Partito Socialista – si oppongono alla sua legge (308 articoli reazionari, tra cui quello sul lavoro di domenica, di notte, o la privatizzazione della donazione del sangue) di «focolari infestati» o di «fannulloni». «Penso ci sia una politica di fannulloni e che ci sia una politica di artigiani». E’ la stessa idea del punto 1, ma vista dall’alto dello Stato.

15. «Ogni candidato che sarà eletto firmerà, con me, il contratto con la Nazione. Si impegnerà a votare, al mio fianco, grandi progetti, a sostenere il nostro progetto». «Nessuna fronda». Anche questa, in Italia, la sentiamo ripetere da anni. Renzi ha cercato di metterla in pratica, dopo la conquista del Pd. E’ l’idea per cui non c’è più una politica come composizione di interessi differenti, rappresentati per l’appunto da partiti e personalità diverse; c’è solo da realizzare quel che Unione Europea e Mercati Globali chiedono. Dunque serve un manager, con dei collaboratori fedeli, “customizzati” e sienziosi, messi ad occupare i gangli vitali dell’amministrazione dello Stato. Inutile dire che anche in Francia è un’dea incostituzionale, visto che l’articolo 27 della “legge fondamentale” dice che «qualsiasi mandato imperativo è nullo. Il diritto di voto dei membri del Parlamento è personale». Chissà se proporrà anche lui una legge elettorale con i capilista bloccati…

16. La protezione sociale basata sul salario è finita. Macron propone un transfert gigantesco di 450 miliardi dei contributi sociali del salario lordo pagato dal capitale «loro» su quello dello Stato pagato dalle tasse «noi ».

17. «Conto su di voi per assumere più apprendisti. Ormai è gratuito quando sono minorenni». Non ha ancora preso in considerazione “l’alternanza scuola-lavoro”, ma evidentemente ci sta pensando. E per il ritorno allo schiavismo c’è ancora qualche passaggio da fare, ma è sulla buona strada. Non ne siete convinti? Basta leggere la prossima…

18. «Considerata la situazione economica, non pagare più le ore supplementari è una necessità». (a Davos) Anche qui è semplice: l’economia è tutto, il lavoro è nulla. Se serve “stimolare” l’economia aumentando il guadagno per le imprese, si può e si deve pagare di meno il lavoro, cominciando magari dagli straordinari, da rendere obbligatori e senza retribuzione.

19. «35 ore per un giovane, non è abbastanza». I lavoratori francesi si preparino. Ci sarà una legge che innalza l’orario settimanale di lavoro “per i giovani”. Poi ci saranno violente polemiche sulle “disparità di trattamento” tra lavoratori giovani e lavoratori anziani. Quindi si ordineranno sarcastici editoriali sui “privilegi” dei lavoratori anziani che lavorano meno dei giovani (a parità di salario! Che scandalo!). E infine ci sarà una legge che innalza l’orario di lavoro per tutti in nome dell’”equità”.

Come facciamo a dirlo? Beh, abbiamo visto i passaggi dal “pacchetto Treu” (governo Prodi, 1997), “legge 30” (governo Berlusconi), fino al Jobs Act renziano. Stessa trafila, dilazionata nel tempo, per l’eliminazione di quasi tutti i diritti del lavoratore. In Francia dovranno semplicemente andare più in fretta, per recuperare il terreno perduto…
 

 

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