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Ciro Esposito, un omicidio per cui scendere ancora in piazza

Non tutti ricorderanno questa terribile storia.
Ma soprattutto non tutti sanno com’è andata davvero.
Invece è importante saperlo, perché è una storia che ci riguarda da vicino. ecco perché il 17 mattina dobbiamo scendere in piazza con la famiglia di Ciro.

Di solito si pensa che Ciro Esposito sia morto in una dinamica di scontro fra opposte tifoserie. che in qualche modo “se la sia cercata”, e che quindi, in sostanza, cazzi suoi.
Ma la cosa non andò proprio così. Ciro probabilmente finì in un affare più grande di lui.
In quel’aprile/maggio 2014 la polizia e le forze dell’ordine erano sotto attacco. si era sedimentata nelle masse la coscienza che questi corpi commettono abusi. c’era appena stato il corteo a Roma ad aprile con persone calpestate a freddo. ma soprattutto c’era stato l’applauso dei colleghi poliziotti agli assassini di Aldovrandi: fatto che aveva indignato l’Italia intera e fatto piovere critiche fin sul ministero.
Il 3 maggio arriva la finale di Coppa Italia, un evento di ordine pubblico importante. l’evento viene gestito in maniera assurda da Questore e Prefetto di Roma: ai tifosi napoletani viene imposto di lasciare le macchine lontano dallo stadio e di percorrere a piedi diversi chilometri in una terra di nessuno. a differenza di quanto accade di solito, non vengono scortati, né loro né i bus…
E’ in questa situazione di assenza dello Stato che spunta un gruppetto di presunti ultras romanisti (ricordiamo che la partita era contro la Fiorentina, la Roma non c’entrava nulla).
Spuntano da un centro, il Trifoglio, molto noto per connessioni con la politica della destra ufficiale a Roma. ambiti molto ambigui, che si relazionano anche con le forze dell’ordine nell’ottica di scambi di favori per mantenere le cose tranquille in curva. Daniele De Santis, noto fascista romano, candidato con Alemanno, appartiene a questo “mondo di mezzo”. un ultras che ha perso potere in curva ma che mantiene gli agganci giusti. sufficientemente a portata, sufficientemente disperato per prestarsi al gioco. con lui altri soggetti bardati: alcuni mai identificati, altri subito prosciolti dalle successive inchieste. nessuno chiederà a loro chi sono, che fanno, perché erano lì, con chi avevano parlato, come avevano eluso i controlli in ingresso.
Il gruppetto “romanista” attacca gli autobus con donne e anziani a bordo a suon di bombe carta. l’idea di chi arma e muove De Santis forse è quella di una provocazione: creare confusione per poi legittimare le forze dell’ordine a intervenire. non parlo di chissà quale iniziativa degli apparati di Stato, non parlo di un complotto. parlo del pensiero di qualcuno dentro le forze dell’ordine che ha utilizzato o lasciato agire i suoi contatti per ottenere un certo effetto di disordine.
E questo è proprio l’effetto che ottiene. De Santis spara subito, pochi secondi dopo che un gruppetto di ragazzi napoletani, fra cui Ciro, che non era un ultras “militante”, ma un lavoratore di Scampia con la passione per il calcio, si era diretto verso i romanisti per cacciarli. al posto di Ciro ci poteva essere chiunque di noi…
Forse qualcosa sfugge di mano, forse no, sta di fatto che nelle ore e nei giorni successivi De Santis, ovvero il protagonista indiscusso di quelle ore, scompare, e tutti veniamo bombardati con l’immagine di Genny ‘a Carogna, che serve a indignare l’opinione pubblica nazionale e a far dire: ecco, i colpevoli sono loro, questi camorristi/sottosviluppati.
Si crea il mostro-Genny di modo che tutti pensino: qui ci sono i barbari in giro, vedete che non bisogna attaccare le forze dell’ordine che sono stressate perché hanno a che fare con questi soggetti? anzi, vanno ringraziate!
L‘effetto mediatico ottiene il risultato voluto: Alfano in Parlamento guadagna subito nuove misure contro gli ultras e il potenziamento delle forze dell’ordine. il giorno dopo questa storia tutto il dibattito che si era creato intorno agli abusi di polizia è scomparso…
Resta Ciro in ospedale, che viene addirittura arrestato. perché Ciro e la sua famiglia sono persone comuni. non hanno coperture politiche come De Santis, che dopo tre anni ancora si presenta in tribunale con la gamba fasciata, accompagnato da amici carabinieri e avvocati importanti. Ciro e la famiglia hanno solo il popolo di Napoli, che si stringe a loro.
Anche se non quanto dovrebbe: le decine di migliaia di persone che frequentano lo stadio non si pongono il problema di aprire una campagna di denuncia, di fare una contro-inchiesta. il mondo ultras è un mondo settario, e la principale reazione che riesce a concepire è la vendetta, non la denuncia pubblica, la pressione sui giornali etc. ma anche tanta sinistra romana non si muove, perché non vuole attaccare il mondo della curva che tutto sommato appoggia De Santis. eppure De Santis era un fascista che gira armato nel 2014, la cosa non inquieta?
Così, mamma Antonella Leardi inizia una battaglia per la verità, la giustizia e la memoria. fonda un’Associazione e reagisce al dolore creando amore, parlando ai ragazzi di periferia, facendo tutte le battaglie di cui la città ha bisogno. e soprattutto denunciando il fatto che nel processo contro De Santis non si è cercata la verità, non si è fatta davvero luce sulla dinamica della morte di Ciro.
Ora stiamo arrivando al giudizio di secondo grado. si vuole archiviare la storia come il gesto di un pazzo che si trovava a passare lì per caso. si vuole far uscire De Santis il prima possibile, per chiudere definitivamente questa pagina.
Per questo noi dobbiamo scendere in piazza sabato 17, a fianco alla famiglia di Ciro. per chiedere verità e giustizia, per tenere i riflettori ben accesi su questi abusi, per stringerci a una famiglia che ha dato tanto a questa città!

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