Venerdi 29 settembre Roma – o una parte di essa – si fermerà per uno sciopero cittadino. Una forma di protesta radicale che intende “socializzarsi” a tutta la città e alle sue emergenze sociali. Oggi pomeriggio – presso il centro sociale Intifada (zona Tiburtina) – ci sarà una assemblea cittadina per discuterne le modalità sia nei luoghi di lavoro che nei territori.
Le motivazioni dello sciopero cittadino del 29 settembre hanno una genesi abbastanza lunga ed attengono alle scelte con cui la giunta comunale della Raggi ha agito concretamente nel mettere mano a quei problemi che molte istanze di base, sindacali e sociali, hanno provato a indicare nei quindici mesi trascorsi dall’insediamento.
Una posta in gioco rilevante e decisiva è quella sulla privatizzazione delle aziende municipalizzate (Atac, Acea, Ama etc.). Nel programma elettorale e nei tweet la giunta ribadisce che devono rimanere pubbliche, ma nell’attuazione concreta prevale la mentalità ragionieristica con soluzioni che consegnano alla logica privata la gestione di aziende strategiche per la città. E’ avvenuto per l’Acea sulla questione dell’acqua, sta avvenendo con l’Atac attraverso la scelta del concordato che affida alla magistratura la soluzione del debito aziendale, è l’aria che tira con l’Ama (raccolta rifiuti), sta avvenendo nei servizi comunali esternalizzati “andati a bando” senza alcuna attenzione ai problemi dei lavoratori e delle lavoratrici (spesso precari e a bassissima retribuzione). Ieri davanti all’Atac hanno protestato i lavoratori della Corpa, uno degli appalti in cui stipendi e posti di lavoro sono a rischio.
E’ evidente come dentro queste aziende andasse estirpato il modello politico-mafioso ereditato dalle giunte precedenti, ma invece di accettare una alleanza con i movimenti popolari e le organizzazioni sindacali di base per rompere quel modello, si è scelta la strada che in qualche modo è stata indicata da Cernobbio.
L’altra posta decisiva sono le emergenze sociali, a partire da quella abitativa, dove a Roma si assiste ad una escalation della speculazione immobiliare e finanziaria che – visto che i prezzi stanno risalendo dopo anni di stagnazione – intende rimettere le mani su tutto il patrimonio abbandonato e che era stato occupato negli anni da famiglie senza casa ed esperienze associative. Gli sgomberi di questa estate e le motivazioni addotte a livello istituzionale e giudiziario, confermano che sono gli interessi della proprietà privata a fare la tabella di marcia rispetto alle esigenze popolari, soprattutto nelle periferie. Conseguentemente, questa emergenza trascina con sé quella della protezione e della sistemazione dei migranti che arrivano in città, e sulla quale sia le istituzioni (Comune e Municipi) sia i gruppi fascisti stanno giocando sporco strumentalizzandola in funzione elettorale.
Infine, ma non certo per importanza, c’è il declino generalizzato di una città in cui si perdono a grappoli i posti di lavoro (con le aziende che se ne vanno a Milano o al nord), in cui l’ossessione per il turismo di massa sta portando alla gentrificazione forzata e all’espropriazione crescente di abitabilità e risorse e con le campagne stampa dei mass media legati alla finanza del nord (Corriere della Sera, Sole 24 Ore) in cui si evoca la necessità di spostare la capitale politica a Milano abbandonando Roma alla mera funzione di turistificio,
La posta in gioco su Roma si è fatta alta e non riguarda più solo la Capitale. In questo senso, lo sciopero generale cittadino del 29 settembre sta diventando sempre più uno sciopero “politico”, cioè che richiede una cambio di passo (o di amministrazione) vero e verificabile sulle emergenze sociali della città. O prevalgono gli interessi privati della speculazione e della finanza, o cominciano a imporsi le esigenze popolari e dei lavoratori. Di come realizzare questo passaggio si discuterà nell’assemblea cittadina di oggi pomeriggio.
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