Pierferdinando Casini è stato nominato come presidente della Commissione d’Inchiesta sulla crisi bancaria. Un atto che certifica che l’obiettivo è l’affossamento. Tanto ormai una ventina di miliardi li ha pagati il bilancio dello Stato sottraendo fondi a scuola, sanità e welfare. Ed a nessuno interessa trovare i colpevoli. Una vergogna poco pubblicizzata dai media e che finirà in secondo piano scalzata da qualche rissa politica per un fatto di cronaca qualsiasi
La notizia della nomina di Pierferdinando Casini a presidente della Commissione bilaterale di inchiesta sulla crisi bancaria rappresenta senza dubbio una certezza. Quella che vuole che tutto ciò che davvero accaduto, qualsiasi cosa sia successa nella crisi bancaria italiana, non sarà mai di dominio pubblico. Questa è la certezza. Sia perché Casini è, da decenni, al centro di tutte le nomine bancarie che contano sia perché, da azionista di una banca e da parente diretto dell’ex vicepresidente di MPS, è parte in causa non certo soggetto al di sopra di qualsiasi interesse. Questo fatto mostra che i governi Renzi-Gentiloni si sono trovati a gestire la crisi bancaria con il diretto protagonismo dei portatori di interesse. Il ministro Boschi e la presidenza di Casini sono, appunto, i casi più noti di questo fenomeno al grande pubblico. In caso di crisi, ai governi Renzi-Gentiloni, non è quindi mancato l’intervento diretto di coloro che erano pienamente interessanti.
Per fare una presidenza di commissione del genere, un caso di binario morto inaugurato come tale senza nemmeno la finzione di farlo apparire funzionante, ci vogliono almeno due condizioni. La prima è, come si dice, a livello di governance; la seconda è legata a quanto accade sui mercati. A dire la verità ci sarebbe anche la terza, che è quella su cui l’attenzione si produce in modo naturale, ovvero l’assoluta mancanza di faccia di un ceto politico che non si prende nemmeno il disturbo di usare qualche prestanome per mandare le inchieste nel binario morto. Ma, in questo caso, la nomina di Casini si spiega da sola quindi possiamo andare oltre.
Allora a livello di governance, cioè di decisioni delle commissioni Ue, da tempo si era aperta la strada alla soluzione, sul tema banche, preferita dal governo italiano. Stiamo parlando di quello che tecnicamente si chiama bailout: in poche parole lo stato si indebita, in questo caso di una ventina di miliardi, per pagare le falle più vistose del sistema bancario. E’ evidente che, se lo stato italiano ha ottenuto la possibilità di finanziare il proprio buco bancario (ricordiamo: fatto da privati, senza toccare le megaliquidazioni dei grandi manager bancari) che il passato ricopre meno interesse. La soluzione è stata trovata, è sostanzialmente indolore (salvo per i bilanci pubblici dove questi fondi sono sottratti a sanità, sociale, etc..), le commissioni di inchiesta sono politicamente depotenziate. Non c’è necessità di cercare colpevoli e la nomina di Casini santifica proprio questo stato di cose. Allo stesso tempo, se guardiamo la stampa specializzata, come Business Week di Bloomberg, si nota come il flusso di smaltimento dei crediti inesigibili italiani stia calando. Tutto questo, nota Bloomberg, ha fatto dell’Italia, nell’ultimo anno, il mercato più attivo dei servizi finanziari per lo smaltimento del debito bancario. A ennesima dimostrazione che, una volta che i bilanci pubblici pagano le crisi, nei mercati finanziari i fallimenti sono anche un’ottima occasione d’affari.
Se la governance europea ha allentato la presa sulle banche italiane, se i bilanci pubblici pagano il conto, e se il mercato smaltisce i debiti, Pierferdinando Casini può prendere benissimo il ruolo di gran cerimoniere dello smaltimento delle responsabilità. Restano i 20 miliardi a carico dei contribuenti, altrimenti destinabili a un corpo sociale che ne avrebbe un gran bisogno, e le grida di chi si sente truffato. Resta poi il fatto che, in materia di distruzione di ricchezza, si è lavorato molto in questi anni. Prendendo i bilanci consolidati delle prime 14 banche italiane (escludendo BNP-BNL e Credit Agricole che comunque hanno operato in Italia) si osserva che dal 2011 al 2016 le banche del nostro paese hanno di fatto cancellato 134 miliardi di crediti verso clientela, all’incirca 75% su imprese e 25% su privati. Questo è soprattutto un indicatore della ricchezza distrutta in un lustro di crisi. Quella, se andiamo a vedere le cronache di questi anni, negata, minimizzata e vista sempre come prossima alla fine.
Ma cosa ci riserva il futuro? Per ora, oltre alle cerimonie assolutorie officiate da Casini, rimane una difficoltà generalizzata di accesso al credito per piccole imprese, famiglie e singole persone. Per il ceto medio-basso, insomma. Poi vedremo se i mercati finanziari saranno tranquilli o quanto la rivoluzione tecnologica del banking lascerà del piccolo mondo difeso da Pierferdinando Casini. Perché le tecnologie del banking degli anni ’20, genere detto Fintech, crescono e si sviluppano. Il loro scopo è quello di far saltare il ruolo, guadagnandoci, di banche che rappresentano il mondo difeso da Pierferdinando Casini. Ma per ora questo mondo può festeggiare. Pieferdinando è per sempre. O almeno così pare.
da http://www.senzasoste.it.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa