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Il peso dei mass media sulla crescita dei fascisti in Italia

Non è da ieri che il fascismo è stato sdoganato in TV e nei giornali, e in questa campagna elettorale non si parla che di fascismo, a discapito di temi come lavoro, sanità, scuola e gestione pubblica delle risorse. Viene da chiedersi se sia un caso o una tattica pensata a priori, per distogliere l’attenzione degli elettori, o per semplificare ancora di piu il trinomio “vota il salvifico PD oppure voterai i neri fascisti o in alternativa i rossi violenti antagonisti”. Fare controinformazione vuol dire anche mettere in luce queste valutazioni, e cercare le prove di questa manipolazione mediatica. Era il 12 novembre scorso quando su la 7 veniva sdoganato il fascismo in quella rete, conclamando il diritto di parola a tutti (anche a chi professa apologia di fascismo). Ed è in quell’occasione che appare, inconsapevolmente o meno, l’attentatore Luca Traini, il terrorista di Macerata di cui oggi già quasi non si sente piu parlare.

Pubblichiamo questa nota di Carlo Dominicucci, militante di Eurostop, che mette in chiaro alcune connessioni, tra l’accettazione del fascismo come opinione politica legittima, una campagna elettorale che dà spazio ai temi veri sociali, e la follia fascista che ha vissuto Macerata lo scorso 3 febbraio.

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Si legge qua e la che le elezioni politiche del 2018 saranno ricordate per la loro campagna elettorale schiacciata sul fascismo (e per fortuna anche sull’antifascismo). Non si parla di lavoro, non si parla di ambiente, sanità, scuola, diritti… e forse per il governo e per larga parte della sua (falsa) opposizione è meglio che non si parli di tutto ciò: rischierebbe di ricordare troppo chiaramente ai lettori e ai telespettatori, cioè agli elettori, lo stato di sfacelo in cui versa il Paese.

Di qualcosa bisogna pur parlare però, e allora si parla dei fascisti, presentati dai mass-media come unica opposizione da poter scegliere il 4 marzo, se proprio non ce la si fa a turarsi il naso ancora una volta votando PD, LeU, Lega, la Meloni, Berlusconi o il M5S… Insomma uno scenario, quello che viene descritto per lo più, in cui o si vota il fascismo, o si vota l’Unione Europea, grande matrigna di tutti noi, così generosa con i (pochissimi) forti e così spietata con i (milioni di) deboli. Poi ci sarebbero anche quelli di sinistra, i violenti, ma quelli sono un problema di ordine pubblico, non certo un’opzione elettorale.

Vedere un fascista in televisione, ascoltarne le ragioni, è diventato normale. Questa è la democrazia, ci dicono. Sono anni che giornalisti e talk show, spesso proprio i “progressisti” più vicini al blocco di potere piddino, invitano e si fanno invitare da questi soggetti: da un lato gli permettono di lanciare le loro arringhe di odio e bugie, dall’altro li sdoganano come elementi da accettare nel gioco democratico. “Si possono criticare, ma bisogna accettarli”. 

Ci dicono che nientepopodimeno che Voltaire disse “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”. Che sia vero o no, il succo è che in democrazia devono parlare tutti e si parla con tutti, e si ascolta quel che ha da dire anche un fascista. Contestarlo per non permettergli di parlare o entrare in quartiere è violento e ideologico. Per questo a volte anche i conduttori televisivi si sentono in dovere di spiegare il perché hanno invitato il leader di Casapound in prima serata. 

È il caso per esempio di Corrado Formigli, un vero campione nello sdoganamento dei fascisti del terzo millennio. Durante la trasmissione di Piazza Pulita dell’ormai lontano novembre 2017, quando su tutti i media nostrani si parlava solo della testata al giornalista da parte di Roberto Spada, il conduttore di La7 invita Simone di Stefano, vicepresidente di Casapound, e dice che vuole rispondere “a tutti quelli che ci attaccano perché ospitiamo un neofascista”, spiegando che “noi non ci facciamo intrappolare da vizi ideologici” e “a tutti i criticoni che la sanno solo loro, che non stanno nella realtà, giudicateci dalle nostre inchieste” (vedi qui). Siamo desolati ma non vi possiamo giudicare solo dalle vostre inchieste, in primis perché noi nella realtà ci stiamo, e ci stiamo più dei molti giornalisti sdoganatori, e sappiamo quindi bene cosa vuol dire dar la parola a un fascista per fargli fare il suo comizio. 

Sarà un caso, certamente è un caso, ma abbiamo letto un commento particolare in coda al video di YouTube pubblicato da La7 Attualità il 12 novembre 2017, in cui per l’appunto Formigli spiega le sue ragioni. Ce ne sono di tutti i tipi: alcuni attaccano il conduttore perché paragona Casapound all’Isis, altri se la prendono con gli extracomunitari che invadono l’Italia… uno invece dice “W Casapound, W l’ Italia, W gli italiani veri!”. È firmato Luca Traini. Persone con questo nome ce ne sono molte, ma leggendo quel nome, oggi, dopo i fatti di Macerata, non si può non fare il più banale degli accostamenti. 

Luca Traini, il terrorista attentatore di Macerata, era vicino a Casapound? Si, ma anche a Forza Nuova e alla Lega di Salvini, e magari anche a Generazione Identitaria, chissà… il punto non è se i Traini siano di questo o quel movimento fascista, il punto è che i Traini possono ascoltare, apprendere, essere permeati dalla paura e dal fascismo che trasuda dai media e da una cultura politica fascista. Tanto quella di Minniti quanto quella di Di Stefano o Fiore.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma per fortuna c’è ancora qualcuno che non ci casca, e rifiutando l’antifascismo di maniera e i posizionamenti pre-elettorali, si schiera apertamente e quotidianamente contro il clima di terrore e odio che vogliono imporci. E starà ancora e sempre a “farsi intrappolare da vizi ideologici”.

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1 Commento


  • andrea

    Condivido le argomentazioni riportate sopra. In questa campagna elettorale, salvo rare eccezioni, poco si è parlato del pareggio di bilancio inserito in costituzione con quello che comporterà in termini di abbattimento del debito pubblico, di jobs act ecc. La stampa è tutta schierata sul tentativo di influenzare l’elettorato, attraverso i sondaggi per es., o parlando del Gentiloni bis come qualcosa di inelluttabile o di fascismo. Mi ha colpito la trasmissione di Mentana con ospite un professore di storia studioso del fascismo tutta tesa ad evidenziare le ragioni che dimostrerebbero come il fascismo del secolo scorso non sia non solo sovrapponibile a quello contemporaneo me neppure assimilabile. Ergo i nostri allarmi sono infondati. Non sfugge a nessuno di noi certe affinità storiche con l’avvento del fascismo in particolare l’uso che venne fatto dei reduci della guerra poveri e senza lavoro spesso ignoranti reclutati per assaltare le camere del lavoro e gli oppositori, come le difficoltà sociali ed economiche che gravavano sui lavoratori delle grandi fabbriche, il contesto europeo fino al clima che si creò più tardi tale da giustificare le leggi razziali. Tutto queste affinità non bastano per giustificare i nostri allarmi. Forse compagni dovremo mettere in campo più coraggio e contestare questo giornalismo schierato a senso unico

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