Queste elezioni portano giocoforza, specialmente per una realtà come la nostra, a fare una riflessione seria del rapporto fra voto e mass media. Lo vorremmo fare in modo costruttivo, non con il vittimismo di Di Stefano (Casa Pound) in diretta da Mentana che ha detto, come quegli allenatori detti “piangina” nel post partita, che il proprio flop elettorale è solo colpa della Tv che non gli ha dato spazio.
Certo, più uno appare in fasce televisive principali o nei Tg, più aumenta la propria sfera di potenziali elettori, non ci vuole un genio per capirlo. Tuttavia Di Stefano non calcola che i temi cari a lui ed al suo partito sono inflazionati in ogni Tg e talk show, ma forse lui non calcola nemmeno che ormai quel campo è affollato e i voti su quei temi li prendono altri.
A. Proviamo quindi a farci una domanda che va oltre questo o quel partito specifico. Esempio: guardiamo quanto tempo in Tv viene dedicato a fatti di cronaca, sicurezza, immigrazione e aneddoti o questioni irrilevanti ad essi collegati. Poi pensiamo a quante volte uno come, ad esempio, Salvini viene chiamato, interpellato o ospitato a parlare di questi temi. Infine pensate a quanto tempo è dedicato a delocalizzazioni, licenziamenti illegittimi, tagli a stipendi, sanità e sociale, banche o tasse non pagate da multinazionali o nuovi giganti del web.
Ecco, pensate se avessero lo stesso spazio dei primi temi sopraelencati ed ogni volta chiamassero, interpellasero o ospitassero, ad esempio, Landini o Cremaschi o chi altri ritenete appropriati. Secondo voi l’approccio e la visione politica di molti italiani sarebbe la stessa? A nostro avviso no. Il voto di domenica è certamente anche figlio dell’imbarbarimento del prodotto televisivo e dei suoi protagonisti.
B. Ma perché, ad esempio, Salvini ha occupato per mesi, specialmente a cavallo fra il 2016 ed il 2017, ogni spazio Tv invitato in ogni trasmissione e intervistato dai Tg? Noi abbiamo la nostra teoria. Cioè che chi sta in alto, e chi controlla l’informazione in alto ci sta davvero, voleva pompare Salvini sia per deviare l’attenzione dalle cause e dai risvolti della crisi e dell’austerità, ma soprattutto con la speranza che aspirasse un po’ di voti al Movimento 5 Stelle.
Perché la Lega ai piani alti è vista come un partito più vicino ai “palazzi” e più corruttibile oltre che contiguo al sistema Mediaset. Gli italiani però domenica invece di “spostare” i propri voti, li hanno sommati facendo saltare i conti di una progressiva erosione del M5S.
C. E qui si apre un gigantesco buco a sinistra, cioè il fatto che in tutti questi anni di erosione di visibilità e di uscita da Parlamento e mainstream, non sia stata prodotta una duplice strategia: quella per costruire una piattaforma mediatica online che conti davvero e quella per rapportarsi ed incidere sul mainstream (cioè sulla Tv nelle fasce che contano).
Il M5S, ad esempio senza il blog di Grillo e la nascita de Il Fatto Quotidiano non avrebbero mai fatto questa cavalcata elettorale. A sinistra quando accadono fatti importanti, si fa fatica a trovare un riferimento nazionale chiaro, aggiornato e di massa. Ma per sviluppare questo punto non mancheranno approfondimenti. Non può certo bastare un post di Facebook.
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Mic
Non si può pretendere che i media del nemico ci facciano propaganda: hanno la funzione opposta, e la svolgono.
Spazi online ce ne sono, e alcuni (Contropiano e Militant più di ogni altro) sono secondo me quanto di più simile a un «riferimento nazionale chiaro e aggiornato».
Sul «di massa», non c’è scampo: i comunisti non possono diventare «di massa» nell’informazione senza prima esserlo nella realtà sociale.
nico
Non può certo bastare un post di Facebook., bravo l’autore dell’articolo, è una questione di educazione, in senso positivo, il popolo è ormai educato da intermediari tra il popolo stesso e la realtà da agenti educativi contra popolo.
in passato c’è stato il PCI e in fabbrica la CGIL ora il primo è stato ucciso la seconda è morta. ci vuole un soggetto o più che agiscano da broadcasting. emittente televisiva,radio. in TV si trovanti canali religiosi e cosi in radio e questi fanno educazione danno un senso al reale.
Federico
I compagni di Senza Soste scrivono cose assolutamente condivisibili. Però non ci dimentichiamo che il M5S per un periodo – anche se relativamente breve – ha goduto di spazio sui canali della tv di stato (penso al programma che faceva Michele Santoro, che in epoca di anti-berlusconismo arrivava anche a 6, 7, 8 milioni di spettatori a puntata). E seconda cosa, Grillo (legittimamente) ha investito un bel po’ dei suoi soldi e della sua credibilità passata dovuta agli spettacoli in teatro, per il suo movimento politico. A sinistra attualmente questi soldi non ci sono e stiamo parlando di milioni di euro (perché questi ci vorrebbero per la piattaforma mediatica che viene auspicata); roba difficilmente ipotizzabile anche per una colletta assai partecipata stante la situazione attuale.
Federico
p.s. senza dimenticare l’appoggio economico determinante della famiglia Casaleggio.
Giordano Bruno
Grazie Senza Soste che mette in chiusura un punto fondamentale. Finché non si farà contro-formazione popolare sullo strumento mediatico, le compagne e i compagni né potranno emanciparsi dalla smanettona/e di turno (a cui va fatta una statua), né tanto meno potranno proteggersi dalla polizia postale e dai servizi segreti privati più grandi non solo di Occidente (Facebook, Google, etc.).
Le possibilità a basso costo su internet ci sono, manca la volontà politica.