Spostare un movimento nato con i “vaffa” contro tutto e tutti (la kastaaaa!!!) e farlo diventare una nuova Dc che governa con chi capita non è una cosa semplice. E si è visto dal candore con cui Luigi Di Maio ha spiegato, ieri sera, uscendo dalle consultazioni con il presidente del Senato in “mandato esplorativo”, che “per la tenuta di un movimento come i Cinque Stelle” non gli si poteva chiedere di fare un governo insieme a Silvio Berlusconi.
Sui programmi magari ci si può mettere d’accordo con chiunque, tanto quello che si era sbandierato in campagna elettorale conta meno di nulla. Ma di farsi fotografare al tavolo insieme al Caimano proprio no, perché lì apparirebbe tragicamente chiaro che il ragazzo venuto da Pomigliano è un trasformista qualunque. Senza princìpi, senza legame solido con un settore sociale qualsiasi (di quelli che ti chiedono sempre conto), “liquido” come come un detersivo senza troppe pretese di riuscire a pulire granché.
Di fatto, ha spiegato che l’unico vero motivo del “no” opposto fin qui alla collaborazione con il centrodestra è rappresentato dal rischio che il movimento si squagli sotto la spinta indignata degli attivisti e degli elettori.
Che è poi il motivo simmetrico per cui non può aprire a una collaborazione con il Pd se questo partito non scarica definitivamente Matteo Renzi.
Due ragioni, speculari, tutte incentrate sulla gestione dell’immagine. Con buona pace di chi si attendeva un briciolo di progetto per rovesciare gli assetti di potere consolidati e incancreniti.
Sui programmi, invece, era già andato avanti con disinvoltura, cancellando e riscrivendo intere parti di quello che era stato sottoposto al voto degli iscritti alla piattaforma Rousseau. Specialmente sui due nodi fondamentali che discriminano le forze politiche “di regime” da quelle “anti-sistema”: appartenza o no all’Unione Europea e alla Nato.
“Golpetto” di cui diamo contro nell’articolo qui di seguito.
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I programmi del Movimento 5 Stelle sono stati modificati dopo il voto? La questione è stata posta due giorni fa in un articolo di Luciano Capone su “Il Foglio”, nel quale si afferma che diversi punti del programma disponibile sul sito del Movimento sono stati modificati, in qualche modo “addolciti” rispetto, probabilmente, alle nuove esigenze “di governo”.
L’inchiesta de Il Foglio sostiene l’esistenza di una differenza sostanziale tra i contenuti pre e post elezioni, proponendo anche dei precisi riferimenti temporali: “Fino al 2 febbraio sul sito del M5s c’era un programma, il 7 marzo – tre giorni dopo le elezioni – ce n’era un altro. Totalmente diverso e spesso diametralmente opposto”, citando direttamente il testo dell’articolo.
Quali sono dunque le differenze? Molte, in effetti.
Ad esempio sulle Politiche Estere: in origine posizione netta (ed ostile) nei confronti della NATO, critica alle politiche aggressive degli Stati Uniti, necessità di un riavvicinamento alla Russia in chiave anti-terroristica. Poi, posizioni diverse, più morbide.
Ad esempio, parlando del ruolo dell’Italia in seno all’alleanza atlantica: prima, “discordanza tra l’interesse della sicurezza nazionale italiana con le strategie messe in atto dalla Nato” e “disimpegno da tutte le missioni militari della Nato in aperto contrasto con la Costituzione”. Dopo il restyling, “esigenza di aprire un tavolo di confronto in seno alla Nato”.
Stesso discorso vale per l’Euro: da “La situazione italiana nella zona euro è insostenibile. Siamo succubi della moneta unica” a “Questo non significa abbandonare perentoriamente la moneta unica”.
Qui il link all’inchiesta de Il Foglio.
La risposta del Movimento 5 Stelle – non immediata – è arrivata attraverso una nota sul Blog delle Stelle: “Su questa storia dei programmi del Movimento 5 Stelle siamo costretti a smentire il Foglio, perché la vera truffa è proprio l’articolo che oggi ci accusa di aver modificato i punti programmatici subito dopo il voto delle elezioni politiche”, “Ciò che è cambiato è solo un po’ la forma, il che lo riteniamo normale. Accade così per tutti i programmi elettorali di tutte le forze politiche del mondo: c’è una prima bozza, poi nuove stesure e lavori di editing. Non c’è di cui stupirsi”, “i punti votati dai cittadini, infine, sono nel programma che il candidato premier Luigi Di Maio ha presentato in campagna elettorale”.
C’è stata poi la contro risposta de Il Foglio, che ha sottolineato la debolezza della linea difensiva.
Al netto della cronaca, le domande interessanti da porre sono due, a nostro parere: Quale è la linea politica REALE del Movimento 5 Stelle rispetto temi assolutamente rilevanti di politica estera ed interna? Quale è la modalità decisionale VERA rispetto la costruzione della proposta politica? Parte dal basso o è concordata e in qualche modo imposta dall’alto?
Per quel che riguarda il primo caso, va detto che su alcuni temi la posizione dei Cinque Stelle non è stata mai salda ed univoca: un ottimo esempio è l’Euro. A favore, contro, facciamo un referendum e vediamo… Non è mai stato chiarissimo. La confusione anche comunicativa fu ben descritta da questo video pubblicato a febbraio su Il Post.
Su NATO, guerra e politica estera in effetti pare esserci quanto meno un ammorbidimento delle posizioni, confermato anche da alcune prese di posizione recenti: proprio lo stesso giorno dell’uscita dell’inchiesta su Il Foglio, ad esempio, è uscita la notizia della posizione sostanzialmente favorevole di Davide Crippa, deputato in quota M5S, alla spesa di 760 milioni euro circa nell’arco di sedici anni per l’acquisto di droni.
Naturalmente c’è stato il chiarimento da parte del gruppo: Crippa avrebbe “chiesto al governo di valutare l’urgenza” del provvedimento, visto che i termini sono scaduti. Il parere comunque, arriverà “sentite le opinioni dei gruppi”. Oltre a questo, si è parlato di ricaduta occupazionale e di tutela della vita dei piloti, esentati grazie all’uso di droni dal compiere ricognizioni in aree pericolose.
A parte il fatto che i droni possono essere utilizzati non soltanto per fare ricognizioni, resta il dubbio che una posizione del genere espressa, magari, da un esponente del Pd nel corso della stessa legislatura, avrebbe potuto ricevere più di una critica dal M5S stesso.
Poi c’è la seconda domanda: come e chi decide la linea politca, all’interno del M5S? Le modifiche ai programmi, diciamolo chiaramente, non sono soltanto “normale editing”. Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti, ed aveva ragione: qualcosa di diverso c’è, qualcosa di più “morbido”, che sa di disponibilità al compromesso.
Per carità, in politica siamo abituati a questo tipo di modalità: soprende che a metterle in atto sia un Movimento che ha fatto dell’opposizione al compromesso e sopratutto alle decisioni imposte dall’alto uno dei suoi cavalli di battaglia.
La base, i cittadini – sopratutto quelli che hanno votato – sono d’accordo ad “aprire un tavolo di confronto all’interno della Nato”, o preferivano “il disimpegno da tutte le missioni in contrasto con la Costituzione” ( e cioè tutte, visto che l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali)?
Rispetto all’Euro, essendo concordi con il fatto che l’Italia sia “succube della moneta unica” e che la situazione sia “insostenibile”, siamo certi che il “non abbandonare perentoriamemte la zona euro” sia quello che volevano esprimere politicamente votando QUEL programma?
Le parole sono importanti ed hanno significati ben precisi: sarebbe il momento che chi fa politica, e sopratutto chi vuole governare, impari ad attribuirgli il valore che hanno, senza giocarci facendo magari finta di non farlo.
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Francisco
Al netto dei cambiamenti programmatici, il vero problema del m5s è come uscire dal tunnel delle promesse fantasmagoriche in cui s’era infilato per avere una maggioranza ben più corposa e poter dettar legge.
Al governo non ci vuole più andare perché non gli conviene, dal binomio Fico-Casellati, che cementava le concomitanze con la destra del paese, è passato troppo tempo, tempo utile a sedimentare la sfiducia di chi col voto non aveva capito cosa c’è veramente dentro il m5s, e una lunga discussione sulla sua natura he ne ha messo a nudo non solo le contraddizioni, ma soprattutto che la politica in corpo è sempre stata questa.