Domenica 20 maggio, nel quadro del “Collision Fest”, ci sarà uuovo appuntamento nazionale per analizzare la formazione e il suo mondo
Insieme a Noi Restiamo, Collettivo Politico Porco Rosso, Collettivo Autorganizzato Universitario Napoli, Collettivo Laika, Coniare Rivolta, ci saranno interventi internazionali di Arran (Catalogna), SEPC (Catalogna), Caminera Noa (Sardegna), CUAE (Svizzera) e collegamento Skype da Parigi con gli studenti in mobilitazione.
Parlano di noi per raccontare un’apparente inflessione della disoccupazione, ma non dicono a quali condizioni contrattuali e salariali siamo sottoposti dalle aziende dopo anni di cosiddette riforme del mercato del lavoro.
Parlano di noi per dire che in troppi non studiamo, non lavoriamo e non ci formiamo, ma non raccontano le condizioni disastrate in cui hanno ridotto la maggior parte delle nostre scuole e delle nostre università, lo svilimento cui siamo sottoposti tra stage, tirocini, contratti a termine, lavoro gratuito e illusioni spezzate, un inferno di cui oggi l’alternanza scuola-lavoro rappresenta l’anticamera.
Parlano di noi per snocciolare statistiche relative a un’apparente indisponibilità alla mobilità internazionale, ma non dicono che gli emigrati oggi superano gli ingressi di quella presunta “emergenza invasione” di cui invece si riempiono sempre la bocca.
Parlano delle eccellenze, ma non si chiedono a quali interessi rispondano e perché siano una rarità che non giustifica il deserto che le circonda.
Parlano delle nostre competenze inadeguate alle richieste del mercato, ma non parlano dell’incompetenza di una tecnocrazia spregiudicata che ci ha portati nel baratro per mantenere le logiche a salvaguardia degli interessi di pochi.
Parlano delle gloriosi sorti europee, ma non raccontano sulle spalle di chi siano poggiate le ambizioni dei loro sostenitori.
Parlano di nord contro sud, di precari contro garantiti, di giovani contro vecchi, di italiani contro immigrati, ma non parlano mai di imprenditori contro lavoratori.
Parlano di riforme necessarie, di bilanci da rispettare, di parametri in cui stare, ma non parlano mai di come rompere i Trattati dell’Unione Europea sarebbe il primo passo per immaginare un’inversione di rotta.
Parlano di democrazia, ma riabilitano il fascismo e le formazioni che vi si ispirano, come ultimo baluardo a difesa della loro crisi di legittimazione sociale.
Parlano di pace, ma intendono pacificazione, ottenuta a suon di repressione interna e guerra alle porte.
In anni in cui il lungo ciclo storico delle lotte studentesche sembra essersi spezzato, ci interroghiamo sul ruolo che possono giocare oggi i giovani militanti delle realtà antagoniste che non siano alla ricerca della riproposizione di un format ribellistico fuori tempo massimo, il quale ha esaurito la sua funzione storica assieme a tutto il mondo della sinistra con cui ha condiviso gli stessi ritmi vitali. Ci rivolgiamo a tutti coloro che sulla strada del presente non si fermano agli ostacoli, ma vedono l’opportunità di procedere nel percorso di costruzione di soggettività politica negli spazi disponibili a partire dai contesti in cui ci attiviamo.
Dopo l’assemblea studentesca nazionale tenutasi a Bologna lo scorso dicembre, continuiamo sulla linea che ci eravamo dati: dare luogo a momenti di analisi e comprensione, ed estendere la rete di relazioni. Senza la fretta che gli effetti della debacle dei movimenti studenteschi renderebbe inappropriata, ma con la cura e la dedizione che le secche attuali richiedono. Lo facciamo appunto a partire dallo scenario di fondo su cui si intersecano le genealogie e le attività di buona parte delle nostre specifiche esperienze politiche, quel mondo della formazione che gioca un ruolo strategico nella ristrutturazione del capitalismo continentale, aldilà dei meriti e delle miserie che siamo attualmente capaci di esprimere su questo campo d’azione. Se nell’incontro autunnale abbiamo condiviso riflessioni a partire dallo specifico delle nostre esperienze soggettive negli atenei in cui operiamo, in questo nuovo appuntamento manteniamo fede all’impegno di invertire il punto di prospettiva, chiamandoci attorno a una tavola rotonda in cui provare a rispondere all’esigenza di descrivere ognuno un tassello del quadro generale in cui si condensano le sorti del segmento giovanile.
Università, ricerca, precarietà, emigrazione, indottrinamento e repressione: lungo il filo rosso della formazione si snodano questi e altri temi che proveremo ad approfondire in una giornata che consideriamo importante per portare sempre nuova luce nei nostri scavi.
Parliamo per noi, e parliamo di loro.
“In un paese civilizzato non si può realizzare nulla senza teorie ben solide e concrete; e finora, infatti, nulla è stato realizzato se non fracasso ed esplosioni improvvise e dannose, se non iniziative che condurranno alla completa rovina la causa per la quale ci battiamo.
L’ignoranza non ha mai giovato a nessuno!”
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