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Torino. Irruzione della polizia all’Askatasuna, 15 misure cautelari e 9 arresti

Una Procura travolta dagli scandali sostiene un’operazione tutta politica contro chi in questi anni ha rappresentato l’unica voce di dissenso nella nostra città, la Questura piagnucola dopo che ogni primo maggio cerca lo scontro con i manifestanti invisi al PD e Salvini si toglie qualche sassolino dalla scarpa contro chi in questi anni ha contestato ogni sua apparizione pubblica mentre la sinistra cittadina chiedeva di restare a casa per non dargli visibilità.
Stamattina grossa operazione repressiva a Torino, notificate 15 misure cautelari all’alba per studenti universitari, attivisti delle lotte contro gli sfratti e notav, 9 di loro sono finiti agli arresti domiciliari. Perquisito anche il centro sociale Askatasuna e allo Spazio popolare Neruda. L’operazione è legata al Primo maggio 2017 quando nello stupore generale la polizia aveva caricato per impedire allo spezzone sociale di entrare nella piazza finale per paura di contestazioni contro i sindacati confederali e il PD.
Ne abbiamo viste tante ma mai ciò che è scritto nell’ordinanza va al di là di ogni immaginazione per il carattere esplicitamente politico usato per giustificare gli arresti. Leggiamo nelle carte del Pm Rinaudo che come elemento a carico dei nostri compagni c’è l’aver voluto “rimarcare la loro estraneità alla manifestazione e ai valori da essa espressi” formando uno spezzone separato da quello dei sindacati. Rivendichiamo con forza che sono le burocrazie sindacali e il PD ad essere estranei alla festa dei lavoratori e ai suoi valori. Ci chiediamo, come è possibile che nel nostro paese uno spezzone composto da lavoratori precari, studenti e famiglie sotto sfratto venga caricato a freddo per impedire di esprimere il proprio dissenso contro quelli che in questi anni hanno venduto i diritti dei giovani e dei lavoratori a colpi di Fornero, Jobs Act e alternanza scuola-lavoro? In quale Stato che ha l’arroganza di dirsi democratico è la Questura che decide chi può entrare in piazza e chi no? Ci fa sorridere poi vedere il procuratore Spataro e il capo procuratore Saluzzo, che ieri fantasticavano di barconi di profughi ai murazzi e fermezza contro i reati d’odio razziale, avvallare un’operazione repressiva contro l’unico spezzone in cui si contavano lavoratori e famiglie immigrate che avevano deciso di partecipare al corteo.
Se queste sono le accuse le rivendichiamo a testa alta. Quel giorno il nostro solo obiettivo era entrare in piazza per far sentire un voce contraria ed evitare che la manifestazione del Primo maggio fosse l’esclusiva da organizzazioni che più nulla hanno a che vedere con la difesa dei diritti dei lavoratori. Se il reato contestato è non abbassare la testa davanti alle prepotenze e l’arroganza delle istituzioni siamo colpevoli. Ci sembra che in questi anni di crisi se ne stanno accorgendo in tanti. I criminali sono coloro che erano seduti nei palazzi del potere a smantellare i diritti dei lavoratori e rubare i soldi tutti, non certo chi è stato in prima linea negli scioperi, nei picchetti anti-sfratto e nel combattere uno stato forte coi deboli e debole coi forti.
Chiediamo ai militanti di base delle organizzazioni sindacali di avere un sussulto di dignità davanti all’ennesima operazione che vuole distruggere anche la sola possibilità di esprimere una voce contraria alle politiche di anti-popolari degli ultimi anni. Chiediamo a tutti coloro che sono preoccupati dall’evidente deriva autoritaria che sta prendendo questo paese di prendere posizione contro questa ennesima operazione contro militanti che si sono spesi generosamente in questi anni a fianco di studenti, lavoratori e vittime della crisi.

* da Infoaut

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