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Porti chiusi. Il Quirinale strapazza Conte e Salvini per far attraccare una nave “italiana”

E’ stata una sorta di “Sigonella” (1) ma questa volta sul fronte interno. Il paradosso durava ormai da giorni e alla fine è dovuto intervenire il Quirinale per sbloccare il caso della “Diciotti”, la nave della Guardia Costiera “italiana” attraccata ieri a Trapani con a bordo decine di migranti che il Ministero dell’Interno non aveva autorizzato a sbarcare.

A sbloccare la situazione che vedeva una nave istituzionale costretta a rimanere al largo delle coste per i diktat del ministro degli Interni Salvini, è arrivata la telefonata del Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio, che ha costretto Giuseppe Conte a dare segni di vita e quindi il via libera nonostante la resistenza del Viminale.

Solo a quel punto nel porto di Trapani nella tarda serata di ieri i 67 migranti che erano a bordo della Diciotti sono potuti scendere a terra. Tra loro ci sono tre donne e due minori non accompagnati. La maggior parte dei profughi arriva dal Pakistan, 12 dal Sudan, 10 dalla Libia, 7 dalla Palestina, 4 dal Marocco e Algeria, due dall’Egitto, uno dal Ciad, Nepal, Yemen, Ghana e Bangladesh.

Tra di loro ci sono anche due profughi indagati con l’accusa di violenza privata continuata e aggravata in danno del comandante e dell’equipaggio del rimorchiatore Vos Thalassa, che domenica li aveva soccorsi insieme ad altri 65 vicino a una piattaforma petrolifera.

Non meglio specificate fonti del Viminale hanno espresso “stupore” per la telefonata del Presidente Mattarella al premier Conte in merito alla vicenda della nave Diciotti. Le stesse fonti esprimono “rammarico” per la decisione della Procura di Trapani di non emettere alcun provvedimento restrittivo.

Ignorando, o fingendo di ignorare le procedure previste dalle leggi vigenti, Salvini ha commentato affermando che: “L’unica cosa che mi farebbe arrabbiare è che tutti gli sbarcati della Diciotti finissero a piede libero, qualcuno deve pagare, ci deve esser certezza della pena. Mi auguro la procura faccia in fretta, non può finire a tarallucci e vino”.

Sulle rodomontate del Ministro Salvini è dovuta intervenire anche l’Associazione Nazionale Magistrati ritenendo ogni richiesta di intervento “ingiustificata e non in linea con i principi di autonomia e indipendenza fissati dalla Costituzione, cui tutti devono attenersi” e chiedendo che “Il lavoro dei magistrati della Procura di Trapani venga lasciato proseguire senza interferenze”.

La vicenda difficilmente potrà essere archiviata come un caso risolto. Ci sono almeno due questioni che meritano la dovuta evidenza.

La prima è che Salvini conferma di essere un pericoloso dilettante allo sbaraglio. Ancora non ha compreso che non è più un esponente della tweetopposizione, ma un ministro tenuto a conoscere ed adempiere procedure istituzionali definite, nell’ambito di “competenze” fissate dalla struttura dei poteri dello Stato. Bloccare l’attracco ad una nave della Guardia Costiera italiana – un mezzo militare! –  è cosa che non si può fare, neanche da parte del ministro degli Interni.

La seconda è che il premier Conte conferma di essere un ectoplasma messo lì a fare la foglia di fico. La strapazzata del Quirinale che alla fine ha preso in mano la situazione, ha ricordato al Presidente del Consiglio che sarebbe lui l’attore principale dell’esecutivo e quindi non può lasciare che i propri ministri riscrivano le regole esistenti in funzione dei propri convincimenti o interessi elettorali.

(1) per i lettori più giovani: nella base militare di Sigonella nel 1985, il governo italiano guidato da Craxi fece schierare i carabineri contro le forze speciali statunitensi, che avevano dirottato un aereo civile con a bordi alcuni militanti palestinesi per arrestarli dopo che l’Italia aveva concesso loro di andarsene. I palestinesi avevano dirottato una nave passeggeri italiana “Achille Lauro” e ucciso un cittadino statunitense a bordo. Il braccio di ferro tra Italia e Stati Uniti a Sigonella è diventato un episodio significativo nella storia recente del nostro paese.

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