Menu

Il vero problema del Salvini indagato sul “caso Diciotti”

Un ministro sotto processo mentre è ancora in carica, in Italia è una rarità. Se poi si tratta di quello dell’Interno, il caso diventa unico. Se si tratta di Salvini, infine, si scivola rapidamente nella dietrologia da dementi.

Vedere autorevoli commentatori scrivere “i magistrati gli hanno fatto un favore elettorale” ci convince del fatto che in questo paese è saltato ogni ragionamento istituzionale e che, dunque, si naviga a vista in mezzo a una tempesta che acquista forza ad ogni momento.

Andiamo con ordine e vediamo di capire qual’è la questione.

In piena estate, Matteo Salvini dispose che la nave Diciotti – che aveva raccolto 177 migranti naufraghi in mezzo al Mediterraneo – non potesse sbarcare le persone a bordo, equipaggio compreso. La cosa si risolse solo il 25 agosto, dopo sei giorni in porto e altri passati in mare in precedenza, tra proclami altisonanti e un che di ridicolo che ben pochi vollero cogliere: la nave Diciotti, infatti, non era un vascello corsaro di qualche Ong straniera, ma una nave militare della Marina italiana, che aveva agito in base al diritto marittimo (internazionale, per forza di cose), alle normative disposte dallo Stato e agli ordini trasmessi dalla catena di comando (che non dipende dal ministero dell’Interno).

Un groviglio di considerazioni normative e giuridiche che convinse un magistrato siciliano ad aprire un’indagine, poi trasferita per competenza alla Procura di Catania. Ossia nelle mani di quel procuratore – Carmelo Zuccaro – che aveva tenuto per due anni sotto inchiesta alcune navi di Ong che raccoglievano naufraghi da barconi in procinto di affondare. Inchiesta che non produsse mai nulla, neanche degli indagati, ma fu molto usata mediaticamente – dalla Lega e in prima persona da Salvini – per raccontare la storiella delle Ong che erano “d’accordo con gli scafisti”, che “lucravano sul traffico di uomini”, ecc.

Quel procuratore, come previsto, stabilì che non si dovesse procedere contro il ministro perché la decisione di non far sbarcare migranti ed equipaggio per sei giorni era un “atto politico”, in quanto tale insindacabile.

Il Tribunale dei ministri, invece, ha inviato la richieste di autorizzazione a procedere contro il ministro – alla Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato, presieduta da Maurizio Gasparri (non facciamo commenti…) – perché “la scelta del ministro di non autorizzare lo sbarco di migranti fino al 25 agosto, non possa essere qualificato come ‘atto politico’ in senso stretto e in quanto tale sottratta al sindacato dell’autorità giudiziaria”.

Al contrario. quello di Salvini “è stato un atto amministrativo che (…) ha determinato plurime violazioni di normative nazionali e internazionali che hanno comportato l’intrinseca illegittimità dell’atto amministrativo“.

Messa così, non resterebbe che vedere l’esito del procedimento, perché risulta davvero difficile decidere – giornalisticamente e politicamente – se si sia trattato di una cosa o di un’altra senza “analizzare le carte”.

Naturalmente Salvini usa questa richiesta nell’unico modo che conosce: fare la vittima su decisioni che lui prende per “difendere gli itagliani”, sparando frasi non sempre ben ponderate. Per esempio, dire “I giudici facciano i giudici, i ministri fanno i ministri ed esercitano i loro poteri” dovrebbe significare – in una democrazia liberale – che se un ministro eccede rispetto ai poteri che la Costituzione e le leggi gli affidano, i giudici abbiano l’obbligo dimetterlo sotto inchiesta nelle modalità previste dalla legge. “Abuso d’ufficio”, dal punto di vista formale, e “sequestro di persona” da quello sostanziale.

Nel senso comune mediatizzato, invece, quella stessa frase viene veicolata nel significato opposto: “i ministri” fanno quello che vogliono e i magistrati si occupino di altro.

Ecco, la cosa più grave – da un punto di vista tranquillamente “liberale” – è proprio questa: Salvini e questo governo agiscono consapevolmente per sottrarre la sfera politica ai limiti della legge.Tecnicamente, si chiama “eversione dei poteri dello Stato”.

E ancora più grave è che i “sinceri democratici” che si dicono anti-salviniani e “antifascisti”, invece di sottolineare questo intento eversivo esplicito nell’azione di Salvini, chiedano ai giudici di non occuparsi di quel che fa il governo per “non fargli un favore”.

I buoi sono scappati, il “guardiano della Costituzione” si guarda bene dal segnalare il pericolo, “la legge” c’è solo per tenere sotto controllo i poveracci, si va verso un regime politico dei puri rapporti di forza…

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *