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Gli orrori delle sanzioni Usa al Venezuela, anche in Italia

ATMO Onlus è un’associazione attiva nella lotta al cancro infantile in Venezuela ed è promotrice di un programma di cooperazione sanitaria internazionale che ad oggi ha permesso a 488 pazienti venezuelani e italo-venezuelani (80% in età pediatrica), di curarsi gratuitamente in Italia e di realizzare 397 trapianti di midollo osseo.
Il programma ha mosso i suoi primi passi nel 1999 e, grazie alle tante vite che ha contribuito a salvare, ha ricevuto a partire dal 2006 il sostegno dello Stato Venezuelano attraverso la Petróleos de Venezuela S.A. (comunemente denominata PDVSA, la principale compagnia statale del paese). Nel 2010 ne è stata riconosciuta la rilevanza a livello istituzionale grazie a una dichiarazione d’Intenti siglata a Caracas dagli allora Ministri degli Affari Esteri Franco Frattini per la Repubblica Italiana e Nicolás Maduro Moros per la República Bolivariana de Venezuela.
A causa della crisi politica che sta attraversando il Venezuela e le conseguenti sanzioni internazionali che determinano il blocco delle transazioni da e verso l’estero, il programma non può più beneficare del sostegno economico da parte di PDVSA.
Perché?
PDVSA aveva dato ordine al Novo Banco S.A, istituto bancario portoghese dove l’azienda venezuelana possiede dei conti, di effettuare tre erogazioni a favore di ATMO tra l’ottobre del 2018 e il febbraio del 2019.
Ma questi trasferimenti di denaro sono stati bloccati dal Novo Banco per evitare di incorrere nelle sanzioni internazionali imposte dall’amministrazione Trump, che prevedono penalizzazioni per le aziende e gli istituti di credito che collaborano e mantengono relazioni di tipo commerciale con enti e compagnie facenti capo al governo venezuelano.
A causa della mancata erogazione dei contributi da parte di PDVSA non è stato più possibile pagare le prestazioni sanitarie fornite dalle strutture ospedaliere italiane a beneficio dei pazienti assistiti dall’associazione ATMO, per un periodo che va dall’inizio del 2018 fino ad oggi,  accumulando un debito complessivo nei confronti degli ospedali coinvolti di 8.626.427,11 € e nei confronti di ATMO di € 2.117.859,06
Tale situazione debitoria ha determinato gravi conseguenze che ricadono principalmente sui 25 pazienti assistiti attualmente dall’associazione, i quali a partire da febbraio 2019 non possono più beneficiare del sostegno necessario per interventi che esigono trattamenti prolungati nel tempo e sostegno familiare (anche in relazione al pocket money mensile e al pagamento dell’alloggio).
ATMO ha cercato allora di attivare i principali enti di beneficenza presenti nei territori dove risiedono i pazienti assistiti, quali Caritas, Banco Alimentare e Banco Farmaceutico, per garantire loro un adeguato supporto dal punto di vista alimentare.
Sul fronte dell’emergenza abitativa, grazie alla collaborazione delle numerose case di accoglienza dei pazienti con cui ATMO ha costruito rapporti decennali, la quasi totalità dei pazienti attualmente viene ospitata gratuitamente da queste strutture, nonostante ATMO non abbia la possibilità di corrispondere le cifre pattuite come avveniva sino al 2018.
In merito alle cure specialistiche e ai trapianti di midollo osseo, occorre sottolineare che nessuno degli ospedali aderenti al programma di cooperazione sanitaria internazionale ha impedito fino ad oggi ai pazienti assistiti di accedere alle strutture ospedaliere e di beneficiare delle prestazioni sanitarie necessarie, sebbene non è possibile escludere che questa eventualità si realizzi nel prossimo futuro a causa dei mancati versamenti a copertura delle prestazioni di cui i pazienti hanno usufruito e continuano a beneficiare.
Oltre alle gravi ricadute negative sulla qualità della vita dei pazienti onco-ematologici, le mancate erogazioni a favore di ATMO e la conseguente situazione debitoria hanno determinato il licenziamento di tutti gli operatori di ATMO a partire dal 01/03/2019, i quali hanno rinunciato ai loro stipendi a partire dal mese di dicembre 2018 per non aggravare la situazione economica dell’associazione.
Nonostante ciò, da tale data, tutti gli operatori di ATMO continuano a offrire i propri servizi in forma volontaria.
Gli ospedali italiani che attualmente ospitano 25 pazienti venezuelani (tra bambini e adulti) in attesa del trapianto, nel frattempo, continuano a erogare i trattamenti sanitari (con i fondi destinati a pazienti extracomunitari che necessitano di trattamenti prolungati nel tempo e continuativi, fino a 6 mesi nel caso del trapianto di midollo).

Ma, come ha spiegato l’ambasciatore venezuelano in Italia, Julián Isaías Rodríguez Díaz, in conferenza stampa, “il problema non è relativo solo alle spese mediche, ma anche al vitto e alloggio dei familiari dei pazienti; se le sanzioni proseguiranno e ci verrà impedito di mobilizzare le nostre finanze, ai pazienti attuali, sempre che questi saranno in grado di completare le cure, non faranno seguito altri e l’accordo con ATMO sarà destinato a terminare”.

*da L’Antidiplomatico

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