Non sono solo i greci a fremere per il risultato delle elezioni di oggi. Anche nel resto del mondo l’attenzione su quanto avviene ad Atene e’ molto alta.
Lo dimostra la conferenza stampa che si e’ tenuta venerdi’ mattina in un hotel nel centro della capitale ellenica. A due passi da quella Piazza Syntagma che da anni ha visto centinaia di migliaia di persone mobilitarsi prima contro i progetti di privatizzazione dell’Universita’ e di taglio dell’istruzione, poi per protestare contro l’assassinio del sedicenne Alexis Grigoropoulos da parte di due poliziotti, e poi ancora contro i diktat della troika e la servile accondiscendenza dei governi greci.
“Se vince Syriza vinciamo anche noi” e’ il messaggio che una serie di forze politiche e sociali hanno voluto mandare partecipando agli ultimi passaggi della campagna elettorale e poi alla conferenza stampa di venerdi’.
L’intervento piu’ interessante e’ stato sicuramente quello di due rappresentanti di quei popoli dell’America Latina che si sono almeno in parte affrancati dalla dittatura delle istituzioni economiche internazionali e che qualche anno fa hanno deciso di dare una sterzata alla propria politica economica. In particolare l’intervento dell’argentino Alejandro Bodart ha messo in luce le similitudini tra il caso greco di oggi e quello di Buenos Aires della fine degli anni ’90. “Sappiamo cosa vuol dire essere sotto il controllo della troika, ne sappiamo qualcosa di piani di aggiustamento strutturale del Fondo Monetario” ha esordito il rappresentante del Movimento Socialista dei Lavoratori, forza politica che fa parte di una coalizione piu’ ampia – Progetto Sud – coordinata dal regista Pino Solanas. “Ci hanno terrorizzato per anni avvertendoci che se non avessimo pagato il nostro debito e non avessimo applicato alla lettera la loro austerita’ saremmo precipitati nel caos. Ma avveniva esattamente il contrario: piu’ applicavamo i loro piani fatti di tagli, privatizzazioni e licenziamenti piu’ il paese sprofondava verso l’abisso. Hanno presentato sempre i piani di salvataggio come una loro concessione a noi, un aiuto che dovevamo meritarci, ma in realta’ il sostegno delle grandi potenze e delle loro istituzioni economiche internazionali non faceva altro che aumentare la miseria, moltiplicare il debito e impoverire la nostra nazione. Una situazione cosi’ inostenibile – ricorda Bodart – che si concluse con il cosiddetto ‘argentino’. Centinaia di migliaia di persone, milioni scesero in strada per dar vita a una insurrezione che obbligo’ parecchi governi a rinunciare finche’ non ottenne lo stop al pagamento del debito e nuove politiche di investimento nel sociale e nel lavoro”. E poi una constatazione e un invito: “Per mancanza di una proposta politica credibile nel 2001 perdemmo una occasione irripetibile, voi oggi ad Atene avete una opportunita’ che noi non abbiamo avuto”. E in conclusione, dall’Argentina un avvertimento: “per prima cosa fate lo screening al vostro debito, noi abbiamo scoperto che molta parte del nostro era esagerato o addirittura falso, fraudolento”.
Anche Rodrigo Chaves Samudio, nonostante sia in veste di ambasciatore in Grecia della Repubblica Bolivariana del Venezuela, e’ molto esplicito nel dare il proprio sostegno a una possibile vittoria elettorale della Sinistra Radicale nelle elezioni di oggi. “La crisi che oggi mette in ginocchio l’Europa viene da molto lontano, non e’ un incidente del sistema, ma la manifestazione della crisi ciclica del capitalismo. Noi in America Latina ne sentiamo meno le conseguenze perche’ in questi anni siamo riusciti a sviluppare progetti di integrazione interregionale basati sulla solidarieta’ e sulla reciprocita’. Ma sicuramente un cambiamento di rotta nelle politiche economiche e sociali in Europa sarebbe di sostegno all’Alba e alle democrazie in America Latina” sostiene l’ex ambasciatore a Roma e collaboratore diretto di Hugo Chavez. Che non esita a criticare una integrazione europea che definisce insostenibile per i popoli dei paesi che formano l’UE.
Anche un giovanissimo rappresentante del movimento statunitense ‘Occupy Wallstreet’ chiede ai greci di votare per l’alternativa. “Noi non siamo un partito politico – spiega – ma lavoriamo alla costituzione di un polo sociale e politico indipendente e conflittuale nei confronti del sistema statunitense e dei due partiti che si spartiscono il potere”.
Non mancano certamente le presenze e gli appoggi da parte di moltissime forze della sinistra europea. Da quelle piu’ moderate – come Izquierda Unida spagnola o il Bloco de Esquerda portoghese – a quelle piu’ radicali, come il Partito Socialista Irlandese.
Paul Murphy, il rappresentante di quest’ultima forza politica, ricorda che purtroppo il terrorismo mediatico ha convinto la maggioranza degli irlandesi che sono andati a votare per il referendum sul fiscal compact a chinare la testa. Ma anche che almeno una 50% dei contribuenti di Dublino ha scelto di boicottare, di non pagare le nuove imposte inventate dal governo per pagare i creditori internazionali.
I rappresentanti delle sinistre spagnola e portoghese invece parlano di ‘necessita’ di rifondare l’Unione Europea’ e si augurano che le elezioni greche diano il la’ a un processo che sinceramente a noi appare piu’ utopistico e fuori dalla realta’ di un eventuale rivoluzione bolscevica a Bruxelles… L’eurodeputato e responsabile delle relazioni internazionali di Izquierda Unida invoca addirittura piu’ unita’ politica per l’UE. Esattamente come quando la Merkel chiede che in cambio di concessioni da parte di Berlino i partner europei rinuncino alla loro sovranita’.
D’altronde le differenze tra Syriza e le due esperienze che intervengono alla conferenza stampa con Willy Meyer e Jorge Costa oscillano tra l’opposizione e le alleanze di governo con i rispettivi partiti socialisti, mentre il partito di Tsipras ha scelto anni fa di provare ad accumulare forze e a diventare forza di governo senza nulla concedere alla collaborazione con i partiti pro troika e pro austerita’. Sapremo stasera se la scommessa sara’ vinta oppure no.
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Lucia Di Marco
Sono per tale cosa anch’io; la più giusta!