Non erano certamente pochi quelli pronti a scommettere che la decisione di Potere al Popolo di non partecipare alle elezioni europee fosse il segnale della sua crisi, e non pochi erano anche quelli che ci avevano sperato. Ma gironzolando nell’ultimo fine settimana al meeting di maggio di Potere al Popolo a Napoli, l’impressione che se ricavava era decisamente diversa, e forse sarà una delusione per molti eterni borbottoni ed elaboratori di sconfitte.
Nei molti tavoli di lavoro trovavi attiviste e attivisti concentrati a confrontarsi sulle proposte politiche con cui entrare in campo prima possibile, per offrire soluzioni alla crisi e indicare una alternativa strategica alla nostra gente, quella impoverita dall’austerity e copita dall’azione autoritaria e razzista che viene dall’alto.
Sabato e domenica per alcune centinaia di attivisti di Potere al Popolo è stata decisamente una full immersion. Sabato mattina e primo pomeriggio si sono riuniti nove tavoli di lavoro (salute, carcare-giustizia, lavoro, immigrazione, genere, ambiente, Europa e internazionalismo, scuola, cultura e spettacolo), poi un incontro pubblico su “Ambiente, Genere e Classe” con ospiti internazionali da Ungheria, Filippine, Catalogna e lo studioso marxista Peppe di Marco. Domenica mattina c’è stata l’assemblea plenaria con i resoconti dei tavoli e poi la riunione del coordinamento nazionale. Con foto finale sul tetto dell’ex Opg dietro lo striscione di solidarietà con lo sciopero della fame di 7000 prigionieri politici curdi con il Vesuvio sullo sfondo.
Assenti quote importanti della militanza di Potere al Popolo in giro per l’Italia, quelle impegnate a testa bassa nelle elezioni amministrative in diverse città grandi e piccole (da Firenze ad Aversa, da Livorno a Tivoli a diversi piccoli centri della Toscana, del Lazio, dell’Emilia).
Il 26 maggio Potere al Popolo non ci sarà nelle schede elettorali per le europee, ma ha affrontato con tenacia e lungimiranza anche questo passaggio, che pure ha determinato una discussione interna non sempre facile. Ha deciso di concentrarsi sulla propria strutturazione e sedimentazione sociale, di sperimentare, e anche mettere a confronto, esperienze e modelli di intervento sociale diversi per storie e sensibilità, di non sottrarsi a nessuna delle occasioni di conflitto e movimento che si presentano nella realtà sociale, dalle mobilitazioni ambientaliste a quelle femministe, ma anche nello scontro sociale più duro e rognoso, come lo è stato a Casalbruciato e nelle periferie metropolitane o tra i facchini licenziati della logistica. Questo paese, le sue laceranti contraddizioni nel contesto nazionale e regionale, la rabbia dovuta alla regressione sociale complessiva, hanno necessità di un soggetto che affronti a pieno la sfida della rappresentanza politica degli interessi popolari antagonisti a quelli del capitale. I residui della sinistra non sono più all’altezza di questa sfida, in nessun campo, tantomeno quelli pronti a ricominciare un nuovo giro di giostra affidandosi a quello che, arbitrariamente, è stato inteso come il meno peggio. Contro la destra dunque e con ogni mezzo necessario, ma alternativi al Pd e alla gabbia liberale, liberista, europeista.
Insomma, anche in questa occasione, Potere al Popolo sta cercando di “fare tutto al contrario”, rischiando qualcosa ma anche sperimentando molto. Rispetto al clima mortifero che si respira nella “sinistra”, è un laboratorio di qualità e vivacità politica e umana inimmaginabile in altri ambiti e che continua a far ben sperare.
Nelle prossime settimane ci sono già appuntamenti. Sabato 18 maggio a Roma ci sarà un dibattito pubblico sulle alternative alla gabbia dell’Unione Europea alla vigilia delle elezioni. Il 23 maggio la partecipazione attiva alle mobilitazioni ambientaliste.
Per le valutazioni politiche sulla fase, il dopo elezioni e le proposte da mettere in campo è stato fissato il 1 giugno il Coordinamento nazionale e il 23 giugno l’Assemblea Nazionale, a fine agosto il campeggio, questa volta a Isola Capo Rizzuto, in quella Calabria ribelle che sta partecipando al riscatto del Sud.
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