Era il 23 dicembre 1984. Sul treno 904, partito da Napoli e diretto a Milano esplode una bomba. Nella strage morirono 16 persone (i più piccoli avevano 9 e 4 anni, si chiamavano Anna e Giovanni De Simone), 267 rimasero ferite. Il treno 904 esplode non lontano da dove dieci anni prima era esplosa una bomba su un altro treno: l’Italicus. La zona è quella di San Benedetto Val di Sambro, tra Toscana ed Emilia Romagna. Appena quattro anni prima c’era stata la strage alla stazione di Bologna.
Nel 1992 la Cassazione ha definito quell’attentato come matrice terroristico-mafiosa. Tra i condannati all’ergastolo figura il boss di Cosa Nostra Pippo Calò ma tra gli imputati risultava anche un deputato fascista dell’allora Movimento Sociale, Massimo Abbatangelo, che fu condannato a 6 anni per aver consegnato l’esplosivo a Giuseppe Misso, un capoclan di camorra ma con note simpatie neofasciste, che però fu assolto per la strage. Per mancanza di prove, nel 2015, fu assolto il boss mafioso Totò Riina, una pista che per la verità non ci aveva mai convinto.
Alcuni uomini di governo dell’epoca come Rino Formica (ministro del Psi), avendo a disposizione “altre informazioni”, diedero una chiave di lettura molto diversa da quella un po’ raffazzonata della strage mafiosa. All’epoca non c’era neanche una trattativa Stato-Mafia da condizionare con le stragi.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa