… rimuovere i problemi e cercare di edulcorare la realtà: non serve a nulla, anzi peggiora la situazione
Al bando i trattamenti disumani e degradanti se si vuole rispettare la Costituzione Repubblicana.
Qualche anno fa sollevammo il problema del carcere di Brindisi, specchio alquanto fedele della criticità del sistema carcerario a livello nazionale. Alcune reazioni istituzionali all’epoca cercarono di negare la evidenza con toni da “tutto va bene madama la marchesa”. Ma da quel momento non abbiamo assistito a provvedimenti che consentissero di coltivare la speranza del cambiamento. Anzi gli ultimi tre governi in carica hanno fatto di tutto per affossare le proposte emerse dai tavoli degli “Stati generali per l’esecuzione penale”.
Dunque gli ultimi tre governi hanno tollerato anzi consentito il peggioramento delle condizioni di vita nelle carceri sia per le persone detenute che per i lavoratori penitenziari; hanno consentito la ricrescita degli indici di affollamento (la Puglia è al top del degrado) e la negazione diffusa dei diritti e delle prerogative costituzionali. In questo quadro giunge la denuncia – giovedì 19 dicembre – tramite Radio carcere di un Comitato costituito dalle persone detenute a Brindisi che lamenta:
- sovraffollamento, fino al doppio della “capienza regolamentare”
- celle di 12 mq. per 4 persone, nelle quali l’unica condotta possibile è stare due persone in piedi e due sdraiate
- scarsità delle ore fuori dalle celle (chiusi 20 ore su 24)
- carenze nella assistenza sanitaria; in particolare mancanza di disponibilità di materiali per il dentista
- frequenza di atti autolesionisti; è stato citato il caso di una persona che si procurava tagli e che è stato messo in isolamento ma che solo dopo ulteriori condotte autolesioniste è stato trasferito in ospedale
- assenza di attività sportive e ricreative
- scarsa sorveglianza da parte del magistrato di sorveglianza
- scarsità di dotazione di prodotti per igiene ambientale
- vitto immangiabile.
Fin qui la denuncia del comitato; senza voler “aderire” o sottoscrivere la denuncia nei singoli dettagli, riteniamo che occorra dare una risposta congrua e realistica anziché evasiva e auto assolutoria come è successo qualche anno fa.
In particolare chiediamo un pronunciamento della Ausl locale che – per legge, come è noto – è tenuta a un monitoraggio semestrale del carcere.
La questione è semplice e trova fondamento e riscontro nella COSTITUZIONE REPUBBLICANA: il carcere e la privazione della libertà non devono mai debordare nel trattamento disumano e degradante né configurarsi come abuso di mezzi di correzione.
La sofferenza umana, le afflizioni e le costrittività evitabili non solo danneggiano chi le subisce ma inducono reazioni negative generali provocando una drammatica riduzione della coesione sociale e quindi danni per tutti, non soltanto per le persone recluse.
Gli esponenti del ceto politico – che a ogni piè sospinto gridano “più carcere” senza rendersi conto di quello che dicono – siano ospitati un mese gratuitamente nelle celle sovraffollate di Brindisi, forse acquisiranno un nuovo punto di vista.
Ci appelliamo a tutte le persone di buona volontà perché il grido di aiuto delle persone ristrette a Brindisi non si perda nel vuoto; sono persone che certamente non si sottraggono alle loro responsabilità ma che non devono subire trattamenti disumani come quelli che hanno denunciato.
Bologna-Brindisi, 20.12.2019
* Vito Totire è medico psichiatra, portavoce del circolo Chico Mendes per l’ecologia sociale
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